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Piero Massimo Macchini: “Basta col turismo cartolina. E i marchigiani devono imparare ad accogliere”
Un comico e un regista danno origine a una web serie sulle Marche più efficace della comunicazione ufficiale della regione. Piero Massimo Macchini racconta a SenzaFiltro il progetto di “Come accogliere un…”
Per la statistica, io sono tra quelli che dalle Marche se ne sono andati.
Sarà anche per questo che mi è scorso un brivido quando ho ricevuto la cartella stampa del progetto di Piero Massimo Macchini e Mattia Toccaceli perché, almeno io, le Marche le ho lasciate per la loro fatica di aprirsi all’esterno e per la resistenza endemica a far entrare aria nuova senza farne un dramma. Macchini e Toccaceli sono una coppia nuova – comico di lunga data il primo e regista, autore e marketing manager il secondo: sono al primo grande lavoro insieme, scritto e pensato anche con Matteo Berdini.
“Visitare le Marche ti lascerà a bocca aperta” è la promessa che lanciano i due protagonisti della web serie Come accogliere un…, prodotta da Marche Tube e Associazione Lagrù, disponibile su YouTube dal 6 maggio. Dodici puntate, ogni giovedì alle 14, sviluppate su tre diverse formule che ricalcano le logiche vincenti del web: i motori di ricerca, i tutorial, le interviste. Marche Tube è nato nel 2012, sempre in crescita, e oggi può dire di avere un pubblico reale e non fittizio su tutti i canali social da LinkedIn a Tik Tok, da Facebook a Instagram.
Il progetto invoca finalmente un turismo misto a cultura mista a capacità di relazione e di accoglienza, su cui c’è ancora tanto da lavorare.
Come accogliere un… è la provocazione di Macchini e Toccaceli, che attraverso la comicità sfidano i canoni promozionali della Regione Marche, che per la stagione turistica 2021 ha invece scelto il CT della Nazionale di calcio Roberto Mancini con il messaggio “Pronti per una nuova stagione”: le solite frasi, la metafora sfilacciata della scesa in campo, gli scorci suggestivi che l’allenatore attraversa come se non fossimo ormai tutti stanchi di vedere la finzione di certe riprese e la noia di un progetto che somiglia fin troppo al passato. Tanto più in una stagione epocale come il 2021.
Mi aspetto già di sentire l’ironia di Macchini, “le vere Marche sono queste dei tutorial su come imparare ad accogliere i turisti, altro che Mancini”; e chissà che vantaggio di pubblico macinerà il suo progetto tramite il web facendo comunque sponda allo spot istituzionale della Regione Marche.
Piero Massimo Macchini: “I marchigiani si vergognavano di esserlo. Adesso non si riconoscono più nei messaggi della regione”
“’Spetta che me ‘ccenno ‘na sigaretta e me finisco lu caffè”, mi dice Piero Massimo Macchini appena risponde al telefono per l’intervista. La voce calda, la cadenza fermana. Di lui si dice che abbia creato una maschera nuova della commedia dell’arte legata alla figura del marchigiano e di questo ne va fiero, e fa bene, perché ha scelto fin dal primo momento di non scadere mai nella macchietta: “Ho sempre cercato l’essenza dei marchigiani, sono tanti anni ormai che parlo di loro perché trovo nella provincia italiana tanta più bellezza che nelle grandi città dove ho spesso vissuto”.
Della comicità non ha mai fatto parodia e anche stavolta, alle prese con un progetto di carattere turistico e culturale provocatorio e moderno, non ne ha voluto sapere di andare a vincere facile.
La conferma? Il rapporto con la Regione Marche intesa come istituzione, come palazzo, come la scelta dei progetti su cui l’ente mette o non mette la sua firma. “Alla fine ci hanno dato un contributo di 15.000 euro per il progetto, ma hanno scelto la linea dello spot ufficiale con Mancini, e noi a questo punto siamo forse più liberi di promuoverlo da soli, di essere incisivi e parlare ai marchigiani dei loro punti deboli senza chissà quali remore”.
Macchini mi ripete che è finito il tempo del turismo inteso come cartolina Marche, come promozione della sola immagine bidimensionale che disperde l’essenza vera. “A chi viene da noi non si può più offrire solo di vedere i luoghi, le colline, le città medievali, il mare o la montagna: il turismo è ormai un viaggiare anche per conoscere e incontrare persone e stringere relazioni. Ora che finalmente alle Marche è stata riconosciuta la sua forza turistica, è urgente cambiare marcia e accelerare il passo verso una cultura dell’accoglienza che da noi non è affatto innata, tutt’altro. Il marchigiano è refrattario a promuovere le Marche e in primo luogo sé stesso, e soprattutto tende da sempre a chiudersi per paura che i suoi gioielli turistici vengano rubati. Un atteggiamento simile non basta più perché le dimensioni del viaggiare si sono ingigantite e rese globali, e il web è lo spazio in cui si affermano e si sdoganano le identità”.
A guardare però le politiche di comunicazione della Regione Marche sembra che vincano ancora i vecchi modelli coi testimonial, e gli spot polverosi come venti anni fa. La paura di mostrarsi realmente per come si è finisce per appoggiarsi alla notorietà degli altri?
Proprio così: c’è una fetta di marchigiani che non si riconosce più nella logica e nel messaggio regionale e questa spinta è arrivata soprattutto dal basso, soprattutto dalle province di Fermo e Macerata. Questa è una terra in cui siamo abituati ad abbassare la testa davanti al lavorare sodo, ed è un pregio, ma è anche una terra in cui si è sempre abbassata la testa a partire dallo Stato Pontificio in poi. Il turismo è una cosa seria, e stavolta non lo dico da comico, ma la politica pensa ancora che per far emergere il proprio territorio e la propria cultura serva ricorrere a figure di rilievo nazionale o internazionale, come il progetto con Dustin Hoffman, che avevo trovato aberrante. E si continua ancora così, nel 2021, a quanto pare.
I marchigiani si vergognano ancora di essere marchigiani. Perché?
Viene da un retaggio del campo, un retaggio contadino. Adesso per fortuna la campagna è diventata un valore aggiunto: per la nostra fedeltà alla terra è il momento di non avere più timore di dire che siamo marchigiani.
Il progetto Come accogliere un… va dritto al cuore del problema. Assodato che le Marche sono amate dai turisti, ora serve che i marchigiani si mostrino accoglienti. Da dove siete partiti per lanciare il messaggio?
Parlo per me e per il ruolo che ho nella web serie. Interpreto un provincialotto che ha idee e modelli limitati: il comico deve uscire sconfitto altrimenti non fa ridere, è nel suo destino e nel suo patto col pubblico. Grazie all’incontro con il nerd super tecnologico nasceranno poi le vere scintille di comicità e di buona provocazione per i marchigiani.
Nei tutorial spiegate ai marchigiani come comportarsi all’arrivo di milanesi, napoletani e altri ancora.
Abbiamo giocato sui loro stereotipi, ma non c’è niente di denigratorio coi luoghi comuni utilizzati; anzi. Bisognava spiegare al marchigiano che se il milanese va di corsa anche quando è in ferie, è inutile proporgli la passeggiata lenta alla Madonna dell’Ambro.
Il progetto prova a insegnare qualcosa anche nell’accoglienza degli stranieri?
Olandesi, tedeschi, quanti stranieri nelle Marche. Sperando che questa serie funzioni, ci auguriamo arrivino altri fondi per parlare anche di loro.
A quali compromessi deve scendere un comico?
Il primo è con lo Stato, per il quale sei quasi invisibile da un punto di vista fiscale; sei sempre incasellato dentro qualche categoria o codice che non ti corrisponde. Ma il compromesso più grande, e forse è anche quello più gratificante, lo fai lavorando sulla sensibilità di chi hai davanti, cioè del pubblico che di volta in volta incroci: un conto è lo spettatore che paga un biglietto per un tuo spettacolo e tu sai che è disposto ad accettare quello che hai preparato; altra cosa è fare uno spettacolo all’aperto, in una piazza, con l’incognita di dover parlare di sesso o di politica davanti a un pubblico che può andare dal bambino alla persona anziana. In quest’ultimo caso serve grande prontezza, ma soprattutto un enorme bagaglio culturale, umano e psicologico per fare il nostro mestiere. Fare il comico tira in ballo i più alti livelli di sensibilità e se non ce li hai non puoi farlo: ne ho sempre conferma quando faccio i miei spettacoli internazionali all’estero e mi metto sul palco per far ridere il pubblico, spesso senza nemmeno parlare. Vorrei che anche il turismo scoprisse certe corde e iniziasse a parlare attraverso le persone, e non più solo tramite le immagini da cartolina.
Foto di copertina: Mattia Toccaceli, sulla sinistra, e Piero Massimo Macchini in un estratto da “Come accogliere un…”. Credits Marche Tube
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