Qual è la ricetta politica dei pentastellati riguardo i temi legati al lavoro? Analizziamo il loro programma punto per punto, dal salario minimo all’inclusione, passando per il welfare. Conte: “Cambiare il RdC bypassando i centri per l’impiego”.
Reddito di cittadinanza: braccia donate all’agricoltura?
Tra gli effetti collaterali della pandemia da COVID-19 c’è la mancanza di manodopera straniera, che mette in crisi la filiera agroalimentare del Paese. Ecco, allora, che i riflettori tornano ad accendersi sui percettori del reddito di cittadinanza. Ministri, politici, imprenditori e associazioni di categoria propongono, infatti, di utilizzarli come braccianti nei campi. Si tratta di […]
Tra gli effetti collaterali della pandemia da COVID-19 c’è la mancanza di manodopera straniera, che mette in crisi la filiera agroalimentare del Paese. Ecco, allora, che i riflettori tornano ad accendersi sui percettori del reddito di cittadinanza. Ministri, politici, imprenditori e associazioni di categoria propongono, infatti, di utilizzarli come braccianti nei campi. Si tratta di una proposta sostenibile?
L’emergenza sanitaria ha reso di fatto necessaria la sospensione per due mesi – a partire dal 17 marzo – degli obblighi dei beneficiari del RdC legati alle politiche attive (partecipare ai colloqui di lavoro, accettare almeno una delle tre offerte congrue presentate dal centro per l’impiego), e ha in generale frenato l’attività dei navigator, insediatisi l’autunno scorso nei centri per l’impiego italiani. Sono loro che hanno il compito di accompagnare i beneficiari nello svolgimento del patto per il lavoro e nel percorso di reinserimento che segue la prima fase, quella delle misure assistenziali.
La Fase 2 del reddito di cittadinanza: l’esperienza di Lucca prima e dopo il COVID-19
Facciamo un passo indietro. «I navigator si muovono tra mille difficoltà. Dispongono di propri tablet e cellulari forniti loro da ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, N.d.R.), ma non hanno accesso al sistema informativo regionale (IDOL); il che complica non poco le operazioni», spiega a Senza Filtro Laura Landi, coordinatrice amministrativa del Centro per l’impiego di Lucca, facendo il punto sulla situazione che vive quotidianamente.
In Toscana è ARTI (Agenzia regionale Toscana per l’Impiego) l’ente che gestisce la rete degli oltre 50 Centri per l’impiego; i navigator sono invece assunti come collaboratori coordinati e continuativi a tempo determinato da ANPAL Servizi, società in house dell’Agenzia. Le carenze nella gestione informatica dell’occupazione rallentano, del resto, l’operato di chi lavora in ARTI: «La regione non è riuscita ancora a mettere in rete i Centri per l’impiego della Toscana. Non abbiamo, ad oggi, un’unica banca dati regionale; per questo auspichiamo che venga completata al più presto quella nazionale che sta realizzando ANPAL», prosegue Laura Landi. Inoltre i navigator hanno scarsa dimestichezza del funzionamento di un Centro per l’impiego, e devono entrare nelle dinamiche occupazionali di un territorio che, provenendo talvolta da altre zone del Paese, conoscono poco.
«A Lucca i navigator stavano ancora terminando i colloqui conoscitivi quando è scoppiata la crisi sanitaria. Molte aziende hanno chiuso per le restrizioni: non assumono, ma anzi hanno messo in CIG i dipendenti, e quindi non hanno potuto fare proposte concrete di lavoro ai percettori del RdC». Le criticità di inserimento dei tutor si sommano quindi a quelle del tessuto produttivo e sociale, oggi messo a dura prova anche dalle ripercussioni economiche del coronavirus. «Per quanto riguarda la realtà di Lucca, purtroppo molti percettori del RdC sono difficilmente ricollocabili sul mercato del lavoro, vuoi per età e scarsa scolarizzazione, vuoi per esperienza lavorativa concentrata in un unico settore, come ad esempio quello edile, in forte crisi». Per questi motivi, l’attuale pressante richiesta di manodopera agricola rappresenta per Laura Landi un’opportunità concreta che molti disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza dovrebbero prendere in considerazione.
La manodopera stagionale si cerca online
«Ho già segnalato ai navigator questa possibilità, approfittando dell’iniziativa di Coldiretti, che ha lanciato il progetto “Job in country”»: una piattaforma di intermediazione, autorizzata dal Ministero del Lavoro, tesa a far incrociare bisogni delle aziende agricole e candidati disponibili a svolgere attività stagionali urgenti. Hanno avviato uno sportello online anche Confagricoltura, con “Agrijob”, e Cia-Agricoltori Italiani, che ha siglato con Synergie Italia un accordo nazionale per potenziare le occasioni di impiego con l’obiettivo “di far incontrare domanda e offerta in modo semplice, trasparente, efficace, sia attraverso contratti di somministrazione sia attraverso assunzioni dirette”, come si legge nel comunicato stampa.
Non mancano poi le iniziative di reclutamento messe in moto dalle amministrazioni pubbliche: in Toscana, ricorda Laura Landi, è il portale “Idolweb” della Regione Toscana, gestito da ARTI, a far incontrare domanda e offerta di lavoro stagionale, compreso quello agricolo. Anche il portale “Lavoro per te” della Regione Emilia-Romagna, realizzato in collaborazione con le province e i Centri per l’impiego, mette a disposizione le proprie piattaforme per le aziende agricole che cercano manodopera per il lavoro stagionale in agricoltura. In Valle d’Aosta sempre i Centri per l’impiego assisteranno le aziende nella ricerca di manodopera; allo stesso modo in Veneto si occuperanno della preselezione dei candidati idonei, che comprendono quelli già presenti nelle banche dati regionali e quanti si auto-candideranno sul portale “ClicLavoro Veneto”.
Lavorare nei campi, ma col giusto contratto: chi lo fa perde il sussidio?
«Impiegare percettori del reddito di cittadinanza significa per le aziende interfacciarsi con i Centri per l’impiego, garantendo una cornice di legalità in grado di escludere fenomeni di caporalato e sfruttamento della manovalanza, soprattutto extra-comunitaria», afferma Laura Landi, sottolineando come il nodo da sciogliere resti la tipologia contrattuale da applicare. Confagricoltura ha proposto “l’inquadramento nell’ambito del contratto collettivo nazionale” dei percettori del reddito per il periodo in cui lavoreranno nei campi; «la soluzione migliore», commenta Laura Landi, tra le cui mansioni presso il CPI di Lucca c’è quella della consulenza normativa e contrattuale. Coldiretti, per coinvolgere cassaintegrati, studenti e pensionati disponibili, invoca la semplificazione del voucher “agricolo”, una tipologia contrattuale «che in effetti oggi impone molti paletti», aggiunge Landi.
Come stabilito dalla legge n. 26 del 28 marzo 2019, che ha istituito il sussidio, i percettori del RdC possono rifiutare offerte di lavoro non congrue. In questa situazione c’è da considerare la congruità dell’offerta dell’azienda agricola, che resta un elemento importante da valutare. La congruità, nell’ambito del reddito di cittadinanza, tiene conto di vari fattori: distanza del posto di lavoro offerto dalla residenza del percettore; competenze ed esperienze del percettore del sussidio e importo mensile percepito. La condizione di ogni beneficiario infatti è diversa: l’ammontare del reddito non è uguale per tutti, spesso l’importo è di poca entità.
«L’offerta economica della proposta di lavoro dovrebbe essere comunque proporzionale alle tariffe orarie previste dal CCNL di categoria. Il Centro per l’impiego non può di certo avallare lo sfruttamento di un cittadino, che percepisca un sussidio o no», ribadisce Laura Landi. Anche in virtù della sospensione degli obblighi dovuti all’emergenza COVID, non sempre si può condizionare il mantenimento del sostegno al reddito all’accettazione dell’offerta di lavoro, soprattutto se si tratta – come in questo caso – di occupazioni temporanee.
A questo proposito, la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo ha confermato il 29 aprile al Corriere della Sera l’intenzione del governo di prevedere una norma ad hoc per i percettori del reddito di cittadinanza, in modo da chiarire questo passaggio: “Se l’offerta diventa stabile o per un tempo congruo possono lasciare la misura e poi rientrarvi; se si tratta invece di uno o due giorni la nostra proposta è che accettarla non comporterebbe la perdita del sostegno”, ha dichiarato la ministra. La linea dell’Esecutivo, se consideriamo anche la ministra Bellanova, è quella di rendere compatibile il sussidio del reddito di cittadinanza – e anche l’indennità di disoccupazione – con il lavoro nei campi.
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