Sali dietro per favore ché davanti ho il seggiolino di mia figlia

Tra i commenti pervenuti in redazione per partecipare all‘ultimo contest che abbiamo lanciato, il migliore è stato quello di Sara Leonetti, che pubblichiamo: potrà quindi partecipare alla nostra prossima riunione di redazione e scegliere con noi il tema per il contest successivo. Il tema lanciato  il 28 marzo era quello del viaggio casa-lavoro. Sali dietro per […]

Tra i commenti pervenuti in redazione per partecipare all‘ultimo contest che abbiamo lanciato, il migliore è stato quello di Sara Leonetti, che pubblichiamo: potrà quindi partecipare alla nostra prossima riunione di redazione e scegliere con noi il tema per il contest successivo.

Il tema lanciato  il 28 marzo era quello del viaggio casa-lavoro.

Sali dietro per favore che davanti ho il seggiolino di mia figlia.

Stamattina ti porto in auto con me, andiamo in ufficio.

Pronti? Via! Iniziamo a percorrere i miei settantaquattro chilometri, quasi tutti in autostrada. Casello, freccia, direzione sud. Di solito faccio questo tragitto da sola, dopo aver accompagnato mia figlia al nido o averla salutata mentre ci va con mio marito, ma fino a qualche mese fa dividevo tragitto e spese con un collega che ha pensato bene di cambiare lavoro e mi ha praticamente abbandonato in una piazzola – se la metafora regge.

Ma mi piace sai? Posso riattivare il cervello ed iniziare a pensare subito a quello che devo fare, agli impegni e a come occupare la pausa pranzo tra commissioni e impegni vari. E poi ascolto tanta musica, cosa che a casa, con una bimba piccola, faccio fatica a fare. O meglio, ascolto molta musica a casa… (ma le canzoni dello zecchino d’oro sono classificate come musica?) E poi in auto mi tengo informata con i vari notiziari radio e i programmi di dibattito politico, ma soprattutto di sera, al rientro dall’ufficio.

Quasi quasi mi fermo a prendere un caffè, così evito quello del distributore automatico visto che non riesco a fare mai colazione a casa. Andiamo in questo autogrill? Ha delle ragazze molto simpatiche (in quello più avanti ti fanno sempre aspettare troppo e ti chiedono di continuo “vuole aggiungere un’acqua e fare il menu?” No, grazie). Abbiamo solo pochi minuti. In Autogrill si incontra gente di ogni tipo: dai camionisti, che a quest’ora del giorno chiedono le chiavi in cassa per fare una doccia, ai manager in trasferta. E come si avvicina l’estate inizi a vedere anche i vacanzieri che scendono verso il mare. E li guardi in infradito e pensi che invece tu stai andando a chiuderti tutto il giorno in ufficio. Sob.

Ok ripartiamo che manca ancora un po’. “Arrivederci”. Via, si riparte. Oggi in ufficio ho una conference call con un possibile nuovo fornitore di web marketing in UK. Devo iniziare a fare training autogeno perché tenere testa ad un londinese via telefono è faticoso. Anche se lo faccio spesso non sono ancora abituata.

Ecco, lo sapevo: restringimento di corsia. Succede spesso in autostrada. Troppo spesso. Se penso a tutti i lavori che fanno ancora non mi rendo conto di come non sia perfetto questo tratto. Le aiuole dovrebbero essere più curate di un bonsai e la cosa che odio di più è essere in coda in galleria.

Sono le 8.27 e, come da tabella di marcia, siamo a questo casello. Bene. Se non incontriamo incidenti o rallentamenti riesco quasi a timbrare in orario – cosa che ormai è una rarità.

Ma guarda questa che prova a sorpassarmi… hai visto? Ha inchiodato sotto il tutor per paura delle multe, ma non si rende conto che frenare cosi in corsia di sorpasso è peggio di mille contravvenzioni? Guarda, andando cosi spesso in auto ti rendi conto di quanta gente si metta in autostrada senza aver praticamente mai guidato… Lo vedi questo? Ma che fa?!? Ahhh…da qualche parte ho letto al volante anche la persona più mite si imbestialisce per niente. Si anche io sono cosi. Ecco a questo tizio vorrei chiedere perché diavolo guida cosi. Se è un suo personalissimo stile o solo sta pensando ad altro.

Io si, sto pensando ad altro.  Sto pensando che ieri ho lasciato due report in sospeso per “sopravvenuta stanchezza” e stamattina devo riprenderli e concluderli. Poi ho un nuovo progetto che mi entusiasma ma a cui non riesco a dedicare il giusto tempo, purtroppo. Magari se chiudo le urgenze di oggi entro la mattinata, nel primo pomeriggio gli dedico un po’ di attenzione. E poi la settimana prossima sono in trasferta, me n’ero dimenticata!!! Devo organizzarla ancora, chissà se mi conviene andare in treno o in aereo…se devo essere a Milano in mattinata è meglio il treno. Appena arrivo in ufficio faccio una ricerca per vedere gli orari.

Ah bella questa canzone! La radio è una grande compagna di viaggio. A volte arrivo a destinazione senza davvero essermene resa conto: se c’è uno speaker divertente, qualche bella canzone e qualche ascoltatore che racconta le proprie disavventure… riesci  a non pensare che sei in auto da almeno quaranta minuti.

Ma sai, non mi pesano i chilometri. Se mi fermo a pensare, mi infastidisce di più stare tutte queste ore in strada e toglierle al mio tempo libero. Si perché le mie ore in ufficio sono sempre otto, il tragitto è un di più. E questo vuol dire scalarlo dal monte ore da trascorrere con mia figlia e i miei affetti. Si questo mi pesa molto. E per questo spesso mi ritrovo ad accelerare e cercare di arrivare a casa nel più breve tempo possibile. A rischio multa e incidente.

Ecco la prossima uscita è la nostra. L’ultimo tratto è il più faticoso e lungo. L’attenzione inizia a scarseggiare e non vedo l’ora di arrivare. Ok. Casello, telepass (e nella mia mente vedo i soldi che cadono in stile slot machine, ma perdo invece di vincerli). Ora prendiamo il raccordo autostradale che a quest’ora è sempre intasato. Ecco, come volevasi dimostrare. Vabbè… mettiamoci in coda, tanto siamo arrivati…. Scusami, mi sono ricordata che devo chiedere una cosa a mio marito. Faccio una telefonata. “pronto? Si, ascolta, ho preso la bolletta che era sul tavolo. La pago io? In pausa pranzo esco a fare delle commissioni e lo faccio allora. Ok. Ciao buona giornata”. Si anche la pausa pranzo è tempo libero. E io cerco di ottimizzarla mangiando un panino al volo e facendo la spesa e disbrigando un po’ di cose che altrimenti andrebbero fatte di sabato…

Ci pensi che sono quasi tutti i giorni in tacchi? Secondo me a settant’anni avrò i piedi a forma di pedale della frizione. Eccoci siamo arrivati, parcheggiamo ed entriamo. Ovviamente non timbrerò in orario, ma provo ad accelerare il passo. Ecco. Timbrato. Bene.

Si comincia!

 

 

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