Rafforzato da dati e tesi, ho provato a ricalibrare il tiro ricercando come keyword alternative di flessibilità al ribasso, magari nelle realtà logistiche o produttive in genere. Mi attira l’unico risultato trovato digitando “settimana breve”, quasi un sinonimo. L’impresa è la padovana L’Isola dei tesori, catena specializzata nell’offerta di prodotti e servizi per animali da compagnia coordinata e controllata da DMO Pet Care.
Provo ad approfondire. L’annuncio è per uno specialista legale autorizzazioni. Nella parte conclusiva, alla voce “cosa offriamo”, si riporta: percorsi di inserimento altamente strutturati, flessibilità (presenza e smart working), settimana breve (il venerdì ci salutiamo alle 14.30). Che cosa significa? Lo chiedo al presidente Fabio Celeghin, che di professione – lo scopro leggendo il suo profilo – è anche consulente aziendale in ottica di cambiamenti organizzativi.
“La nostra idea è quella di allungare il fine settimana e garantire maggiore tempo da dedicare alle famiglie. Questa organizzazione, che abbiamo implementato ormai da un paio d’anni, mantiene le 40 ore settimanali, suddividendole però in modo diverso, più in linea con le esigenze dei lavoratori.”
Una formula diversa, lo immaginavo, che però non incide nel rapporto tra ore lavorate e retribuzione. “Inserire quest’aspetto nell’annuncio di lavoro offre risalto e un grande riscontro in termini di candidature di qualità e, rispetto al ciclo di vita dei lavoratori, devo sottolineare che anche grazie alla nostra struttura flessibile il turn over nelle posizioni di sede è praticamente azzerato”. Interessante, soprattutto perché fa rientrare l’organizzazione nello scarno 3.49% di imprese che mettono sul piatto della bilancia il lavoro agile. Anche se urge ribadire che non si tratta di settimana corta, ma di ridistribuzione oraria all’interno dei classici cinque giorni.
Magari, chiedo, i quattro giorni pagati cinque possono essere un’evoluzione logica di quest’idea iniziale. “La verità è che allo stato attuale questo passaggio non è sostenibile. Anzitutto in Italia paghiamo molto la scarsa produttività rispetto ad altri contesti internazionali, per cui credo sia necessario lavorare in primis su cultura e competenze. E poi il costo del lavoro oggi è insostenibile, anche a causa di un cuneo fiscale chiaramente troppo elevato”.
Per il momento, insomma, bisogna accontentarsi. “Mi creda, i nostri affezionati lavoratori ne sono felici e mai tornerebbero indietro”.
Va bene, niente voli pindarici e visioni illusorie, a quanto pare la politica dei piccoli passi al momento paga. Nel frattempo occorre monitorare con attenzione il caso di Ali Lavoro, studiare le prossime mosse nelle società di servizi e rimanere alla finestra per capire se industria e retail saranno davvero capaci di strutturare alternative serie. Attività che mi appunto di seguire ogni settimana: rigorosamente dal lunedì al giovedì.
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