Anna, funzionario amministrativo, fa un tragitto diverso: due volte alla settimana si sposta da Mandanici, piccolo paese in provincia di Messina di 500 abitanti, per andare a Catanzaro, dove condivide la casa con altre persone, percorrendo 200 chilometri e attraversando lo Stretto di Messina.
“La mia vita da pendolare”, ci racconta in un sabato in cui ha deciso di non tornare in Sicilia, “inizia di solito il venerdì pomeriggio, quando esco dall’ufficio e torno nell’isola, dalla quale riparto la domenica pomeriggio o il lunedì mattina presto”.
Anna viaggia di solito fino a Villa San Giovanni da sola, con la propria auto, per poi incontrare altre due colleghe con cui compie il tragitto fino all’ufficio, mentre qualche volta traghetta con la sua macchina: “Da casa mia in Sicilia per arrivare a Messina ci vogliono circa 45 minuti, poi il tempo di traghettare, venti minuti circa, e da Villa fino a Catanzaro un’ora e mezza; nel complesso, circa due ore e trenta minuti”.
Un tragitto che, peraltro, non è così sostenibile: come sa chi attraversa lo Stretto spesso, è conveniente farlo in macchina se l’andata e il ritorno rientrano in tre giorni consecutivi. La tariffa allora è di 45,50 euro, altrimenti se ne spendono 70.
“Mi organizzo per fare in modo che sia così ed evitare un aggravio delle spese. Inoltre, prendendo i traghetti della Caronte&Tourist che sono ogni venti minuti, devo prendere l’uscita Messina Boccetta anziché Messina Centro, il che vuol dire fare i conti con un maggior traffico. Il lunedì mattina, per esempio, mi sveglio alle 4.50 per cercare di prendere il traghetto delle 6.40 ed essere in ufficio alle 9.”
In generale per Anna è un organizzarsi di continuo: “Ormai io mi descrivo come ‘Anna e il borsone’, ce l’ho sempre con me, a volte non ho neanche la forza di disfarlo e neanche mi conviene perché ho portato delle cose che nemmeno ho usato. Spostarsi di continuo vuol dire avere delle cose da una parte e dall’altra, e persino perderle. Inoltre è molto stancante: il giovedì sera sai già che dovrai preparare tutto per andare in ufficio e partire il venerdì dopo 9 ore di lavoro senza passare da casa. Quando rientro a Catanzaro la domenica, la giornata non è così di riposo: devo arrivare al massimo alle 19 a Messina, il che vuol dire che già alle 17 devo pensare di andare via”.
C’è poi l’ansia preventiva: “Sto già pensando a come organizzarmi per le ferie per non fare lunghe file ai traghetti dato che in molti scelgono la Sicilia come meta per le vacanze. Mi è già successo a Natale e ho dovuto attendere due ore, e non è corretto visto che, a differenza dei turisti, mi sposto per lavoro”.
E se Anna volesse pensare di spostarsi con i mezzi, lo stress aumenterebbe: “Dal mio paesino in collina dovrei comunque trovare qualcuno che mi accompagni a Roccalumera e da lì prendere un mezzo per arrivare a Messina, ma se anche imboccassi tutte le coincidenze in Sicilia, una volta arrivata in Calabria non sarebbe semplice. Catanzaro, nonostante sia il capoluogo di una bellissima regione qual è la Calabria, non è così servita dai mezzi, inoltre essendo dislocata su una collina i treni arrivano a Catanzaro Lido e da lì poi sarebbe un problema arrivare in città”.
Spostarsi per lavoro da una Regione all’altra, o da un capo all’altro della stessa Regione, è un lavoro a sé. Pensare di farlo più volte alla settimana va perfino oltre quello.
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