In queste nomination convivono film d’autore da festival e titoli più convenzionali e mainstream; un trend favorito dai membri sempre più internazionali dell’Academy. A prevalere, in questa fase, sono soprattutto i musical, atipici e non.
Trump ha dichiarato senza mezzi termini: “Esistono solo due sessi”. La comunità cinematografica chiamata a votare potrebbe “punirlo” premiando Emilia Pérez, con un’interprete transgender come protagonista, ma il titolo francese – presentato a Cannes 2024 – ha sin dal primo momento affascinato critici e addetti ai lavori per la sua imprevedibilità e originalità artistica, indipendentemente dalle elezioni americane. Il film di Audiard raccoglie però numerosi detrattori, ed è oggetto di aspre polemiche, legate alla rappresentazione della cultura messicana e del tema dei dispersi dovuti al narcotraffico. Sotto accusa anche la scelta del cast principale, dove compare una sola attrice messicana, Adriana Paz.
Girato in pellicola VistaVision, The Brutalist è l’ambiziosa opera monstre della durata di 215 minuti (compreso di intervallo di 15 minuti) concepita da Corbet in sette lunghi anni di lavoro. L’epopea privata e professionale di László Toth, architetto ebreo ungherese scampato all’Olocausto, non lascia indifferenti. Anche questo film ha però ricevuto la sua dose di critiche per l’uso dell’intelligenza artificiale; nello specifico della tecnologia ucraina Respeecher per rendere impeccabile la pronuncia ungherese di Adrien Brody e di Felicity Jones (anche lei candidata agli Oscar).
Tra questi due titoli così autoriali e, per ragioni diverse, divisivi, potrebbero spuntarla opere più accessibili e crowd pleaser come Wicked, Conclave e, soprattutto, A Complete Unknown. La parola ora spetta ai “giurati”.
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