Oggi si lavora con un approccio diverso al campione statistico.
Al rilevatore viene affidato un gruppo di famiglie, e ogni famiglia considerata rappresentativa ne ha tre “di riserva” che lo sono meno. Se non si trova la prima, perché si è trasferita o ha cambiato recapito, si devono lavorare le altre. In passato gli sforzi per trovare la più rappresentativa erano maggiori. Un tempo si insisteva molto di più sul fatto che, una volta terminata l’intervista, la famiglia fornisse il recapito telefonico, cosa che aveva lo scopo di permettere una seconda tornata di interviste, così da monitorare i cambiamenti. Su questo tema del recupero del numero di telefono si è impuntata molto anche IPSOS, mentre oggi CSA non insiste al riguardo. Per ottenere chiarimenti in merito SenzaFiltro ha contattato direttamente ISTAT, che però al momento non ha ritenuto di rispondere.
Alcuni rilevatori hanno deciso di non passare alla nuova società, nonostante l’offerta. C’è chi ha preferito la disoccupazione e chi invece ha cambiato lavoro, ma non per tutti è facile. Infatti, la platea dei rilevatori ha un’età media intorno ai 55 anni, ed è difficile per loro trovare un piano B. I tagli influiscono anche sulla qualità del lavoro, anche se la società attua delle forme di controllo.
“Il rischio di peggioramento qualitativo è altissimo. Infatti, per un periodo con IPSOS eravamo monitorati con telefonate di verifica alle famiglie a campione. Alcune interviste in passato sono state annullate. Oggi non è così semplice, perché ormai tutti hanno il cellulare e bisogna recuperarli. Il rischio di un peggioramento nella raccolta c’è perché, lavorando di meno, tante volte i colleghi non raggiungono la famiglia di destinazione e le interviste vengono fatte per telefono, oppure magari vengono inventate di sana pianta. Io ho l’impressione che magari i controlli non siano ancora partiti perché, semmai dovessero partire, non so cosa potrebbe succedere. Quindi, alla fine, se i dati vengono raccolti in questo modo sono molto raffazzonati, e la qualità ne è inficiata, anche per via del compenso minore.”
Da fonti interne, si è venuto a sapere che gli stessi dirigenti ISTAT sarebbero al corrente del problema e per questo molto preoccupati, sia per la qualità dei dati prodotti sia per la grave situazione della precarietà dei rilevatori; allo stesso tempo, sarebbero consci del fatto che per ora non si potrà fare niente, perché il danno sarebbe già stato fatto.
L’articolo che hai appena letto è finito, ma l’attività della redazione SenzaFiltro continua. Abbiamo scelto che i nostri contenuti siano sempre disponibili e gratuiti, perché mai come adesso c’è bisogno che la cultura del lavoro abbia un canale di informazione aperto, accessibile, libero.
Non cerchiamo abbonati da trattare meglio di altri, né lettori che la pensino come noi. Cerchiamo persone col nostro stesso bisogno di capire che Italia siamo quando parliamo di lavoro.
Sottoscrivi SenzaFiltro
Photo credits: flcgilromaelazio.it