11.600 nuovi navigator, serviranno? Ecco cosa dice il report di categoria

L’Associazione Nazionale Navigator ha stilato il libro bianco della categoria: un bilancio di successi, insuccessi e aree di miglioramento. Ne parliamo con i navigator Antonio Lenzi e Luca Sabatino, coordinatore del report.

L’intesa tra le parti sociali è arrivata. La mediazione tra governo, Confindustria e sindacati ha prodotto l’impegno, per le aziende, di utilizzare gli ammortizzatori sociali prima di procedere con i licenziamenti. Sul tavolo un pacchetto di tredici settimane di cassa integrazione gratuita, mentre rimane il blocco per i settori più in crisi, come il tessile e la moda.

Di fatto un’estensione parziale e un concreto cuscinetto, che per ora rimanda ma non elude in via definitiva il rischio tanto paventato di una bomba sociale. Seguendo il ragionamento, nel breve periodo non dovremmo contare nuove fasce in bilico, anche se il tema del Reddito di Cittadinanza e delle politiche attive rimane in ogni caso di assoluta attualità. Se non altro nell’analisi del numero di beneficiari del Reddito, già di per sé piuttosto impattante.

Ad aprile 2021 sono infatti più di un milione e mezzo i percettori a sistema, di cui un milione soggetto al patto per il lavoro. Il 31% di questi, pari quindi a 327.555 cittadini, è in carico ai navigator, in un processo volto al reinserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro. Dati senz’altro interessanti ed estrapolati dal report messo a punto a inizio giugno da A.N.NA., l’Associazione Nazionale Navigator, con l’obiettivo di contestualizzare il lavoro sin qui svolto da quella che, a tutti gli effetti, si può definire una nuova e molto discussa professione.

Fonte: report navigator del 17/06/2021 realizzato da A.N.NA.

A.N.NA. ha scritto un report: l’associazione dei navigator fa il punto della situazione

Il report, presentato nei giorni scorsi al Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di Cittadinanza, è nato con l’ambizione di raccogliere tutti gli elementi statistici su base nazionale, come racconta Antonio Lenzi, responsabile comunicazione di A.N.NA.

“Il principale scopo è di sistematizzare tutto quello che riguarda la nostra attività. I dati non sono nuovi, ma fino ad oggi sono stati troppo spezzettati. Con il report è invece possibile interpretare con un unico documento il nostro operato e, aspetto non secondario, è strumento utile per elaborare il contesto. Cerchiamo cioè di ricostruire il quadro di riferimento mettendo in luce quello che ha funzionato e denunciando quello che è mancato, soprattutto a livello infrastrutturale.”

Altro obiettivo di questo “libro bianco” è sottolineare i difetti strutturali del sistema Italia rispetto alle politiche attive, problemi odierni che se non affrontati ci saranno anche domani, per qualsiasi futura riforma. “Quello che diciamo nel documento è che bisogna ragionare, che bisogna vedere le cose a livello sistemico. Non è con il mero inserimento di 11.000 persone nei centri per l’impiego che si risolverà la questione”.

Luca Sabatino, navigator: “Assumerne altri è inutile, senza una cabina di regia”

Nel frattempo, però, il ministro del Lavoro Orlando sarebbe intenzionato a mettere a disposizione nove miliardi, tra risorse nazionali ed europee del Recovery, per riqualificare tre milioni di persone entro il 2025. Piano da varare entro l’anno che conta anche un miliardo e mezzo per le infrastrutture dei centri per l’impiego e, appunto, per l’assunzione di 11.600 nuovi operatori.

Inserimenti utili? Chissà. “Una riforma strutturale delle politiche attive del lavoro è necessaria per garantire, anzitutto, un sistema chiaro e organizzato. Perché, detto tra noi, possiamo assumere anche centomila persone, ma senza una cabina di regia funzionante, è impossibile analizzare il nostro operato, né quello di chi eventualmente arriverà in futuro”.

A parlare in questo caso è Luca Sabatino, coordinatore del report, convinto che il documento redatto possa aiutare a valutare l’attività dei navigator con un occhio professionale diverso. Questione di punti di vista, perché senza inquadramento e un doveroso approfondimento i dati sul Reddito di Cittadinanza rischiano di suffragare la percezione della platea che grida al fallimento dell’iniziativa. Platea che nelle ultime settimane popola, spesso senza contradittorio, le prime pagine di molte testate.

“Il numero senza commento può portare a conclusioni affrettate; da qui l’idea di un sunto necessario a evidenziare i punti di forza del nostro lavoro e le tante aree di miglioramento. Siamo stanchi di sentire sempre le stesse banalità.”

Campania, un navigator su cinque fermo per un anno in una delle Regioni più bisognose

E in effetti a Sabatino gli argomenti originali non mancano. Campano, laureato in economia e management con specializzazione in marketing, ha iniziato la sua avventura a Capua, provincia di Caserta. Regione non proprio favorevole per un navigator: quasi trecentomila beneficiari, di fatto un terzo del totale nazionale, e appena quattrocento navigator in attività, diminuito di settanta risorse dalla cifra iniziale. Ciò significa, in media, dai settecento agli ottocento percettori per ogni operatore, contro i centocinquanta previsti a contratto.

“Tutto questo in un contesto politico penalizzante, che ha ritardato l’inizio del nostro mandato e che ancora oggi ci vede distanti dai centri per l’impiego, con i quali collaboriamo solo virtualmente. Abbiamo iniziato da un paio di mesi a prestare servizio in modo fattivo sui beneficiari, come i colleghi delle altre Regioni”.

In buona sostanza, su 2.700 navigator ancora attivi in Italia, circa il 20% è rimasto ai box per un anno, per poi entrare in scena nel cuore della pandemia. E si tratta proprio dei campani, cioè di chi detiene il fardello più importante. Visto sotto questa luce, il 25% dei beneficiari che al 31 ottobre 2020 – su scala nazionale – ha stipulato almeno un contratto di lavoro gode di un peso specifico ben diverso.

Fonte: report navigator del 17/06/2021, realizzato da A.N.NA.

Davvero quindi i beneficiari preferiscono il Reddito di Cittadinanza alle proposte di ricollocamento? “Non ti posso dire che tutti siano onesti, ma posso garantire quello che vedo sul campo: la maggior parte delle persone intende tornare in pista. Non serve un genio per capire che la liquidità garantita dal Reddito non è sufficiente per sfamare una famiglia. E non serve un genio per capire che le persone ambiscono al riconoscimento sociale, alla dignità del lavoro”.

Per restare al caso Campania, la mappatura per le opportunità professionali funziona? “Non conosco i numeri ufficiali, li detiene ANPAL. Io sono riuscito a mappare appena tre o quattro realtà con effettive ricerche di lavoro attive. Anche in questo caso è importante leggere il dato in maniera completa. Nella nostra Regione abbiamo fino a mille aziende a testa da schedare, e nella maggior parte dei casi non abbiamo strumenti per metterci in contatto. Tante piccole e medie imprese sono ancora sprovviste di sito internet ufficiale, e al telefono non rispondono. La situazione, in generale, non è paragonabile per ovvi motivi a quella dei colleghi di altri territori”.

“Il report non è una difesa corporativa: ecco le proposte per migliorare”

Tornando al report nazionale, invece, quali sono le idee dei navigator sul tavolo?

“Il progetto propone cinque linee guida per una riforma strutturale. Valorizzazione del capitale umano oggi esistente, sistema di governance efficace, sistemi informatici integrati, sinergia tra tutti gli attori coinvolti e navigator con un ruolo più ampio, con uno sguardo verso tutti coloro che hanno necessità di essere inseriti nel mondo del lavoro. Un documento che ha il merito di non essere una difesa corporativa del nostro lavoro, ma che offre un panorama esteso di proposte”, conclude Sabatino.

Facile a dirsi. Per il momento forse è meglio limitarsi agli elementi del report che a consuntivo evidenziano la bontà del progetto, se non altro per le condizioni di equità che di rado si trovano nelle aziende, anche le più lungimiranti. Le donne, infatti, sono in maggioranza nel gruppo navigator e rappresentano il 54% del totale. Il 76% dei selezionati ha meno di quarant’anni e il voto medio di laurea è 107 su 110. I titoli di studio spaziano da giurisprudenza a psicologia, passando per le scienze economiche, politiche, sociali e educative. Non mancano inoltre lauree in sociologia e in scienze delle pubbliche amministrazioni.

Insomma, una squadra che ha tutte le caratteristiche per garantire un valore aggiunto al sistema Italia, dove ancora oggi quattro milioni e mezzo di individui vivono in condizioni di povertà. Dove la marginalizzazione sociale e la mancanza di risorse non è un tema secondario. Dove a far da contraltare ci sono percettori di Reddito di Cittadinanza che, nonostante l’età media di trentacinque anni, soffrono a causa di una bassa scolarizzazione (il 72% ha appena la licenza media) e di un digital divide ancora troppo diffuso.

Un Paese dove permane, e questo è un fatto incontrovertibile, un disperato bisogno di competenze. Perché gli ammortizzatori sociali aggiuntivi, inutile dirlo, non sono sufficienti per chiudere la partita.

Photo credits: siracusapress.it

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