A novembre sembra arrivare una soluzione dall’estero. Si chiama Fair Cap, ed è un fondo di private equity che acquisisce il 100% dell’azienda triestina, cambiandole il nome in Adriatronics. Fair Cap è specializzata nel rilevare aziende che “attraversano situazioni speciali”, recita il sito ufficiale, là dove per “situazioni speciali” si intendono cessioni di ramo d’azienda o trasferimenti.
A livello generale l’intenzione è quella di continuare a produrre. Il mandato con il quale il gruppo arriva in Italia è di far proseguire la produzione in loco, ma sono molte le perplessità che vengono espresse fin dall’inizio su questa situazione, a partire dai sindacati e dal Partito Democratico locale, che addirittura parla di bluff. E infatti la proprietà della Fair Cap dura poco tempo, perché già ai primi di aprile si parla di cessione. L’ufficialità arriva a fine mese, e nell’ultimo tavolo del Mimit viene dato mandato ad alcuni consulenti di cercare un nuovo acquirente.
Il vero nodo sono i posti di lavoro. Al momento nessuno si sente di poterli garantire, proprio perché l’azienda da tempo sta attraversando un periodo di difficoltà, anche se a febbraio il vincolo era quello di mantenerli. Nel corso dell’ultimo incontro al Mimit il rappresentante di Fair Cap ha confermato che, con l’attuale situazione, i volumi di produzione non consentono la piena occupazione di tutti i lavoratori coinvolti. Ha ribadito che su questa situazione ha pesato l’assenza di ammortizzatori sociali, che sta impattando in modo significativo sulle risorse dell’azienda. A fine aprile era già stata ipotizzata la possibilità di vendere per recuperare liquidità, che nell’incontro del 5 maggio è stata ufficializzata, con l’advisor Vertus che ha dichiarato di aver contattato 203 realtà industriali italiane e non potenzialmente interessate all’acquisto. La vendita potrebbe essere agevolata grazie a un sostegno pubblico, ma anche dal fatto che l’immobile che ospita Adriatronics verrà ceduto con un prezzo agevolato – proprio come era successo quando ha comprato Fair Cap. L’ultimo incontro si è concluso con qualche schiarita, anche se il percorso non sembra essere così semplice.
Secondo il gruppo tedesco al momento erano previsti 230 esuberi, ma entro il 2030 verrà garantita l’occupazione di 250 lavoratori. La scelta di avere dei tempi lunghi, però, potrebbe significare che nei prossimi anni non mancheranno le difficoltà per i dipendenti.