
Dentro il fenomeno delle baby gang, acuito nel periodo post pandemico. Una conseguenza dell’abbandono scolastico e del lavoro minorile, ma non solo: riguarda anche le famiglie, la loro emarginazione, le loro necessità
Il lavoro si è rotto: solo il 5% degli italiani sono contenti di ciò che fanno. Come si cambia? Spieghiamo il sentimento crescente diffuso nel mondo delle imprese con chi ne ha viste parecchie: Osvaldo Danzi intervista Marco Bentivogli nella nuova puntata di “Al lavoro tutto bene?”, il podcast prodotto da SenzaFiltro per FitPrime
Le statistiche dicono che nella zona OCSE solo il 10% delle persone è soddisfatto del proprio lavoro. In Italia la percentuale scende al 5%.
Lo stereotipo dei tedeschi seri e grigi e degli italiani solari e sorridenti non potrebbe essere più falso, e alla base c’è una molteplicità di fattori, non solo la differenza di retribuzioni.
C’è una vera e propria emergenza di senso nel lavoro, e sta accadendo oggi: non si tratta solo di turnover, di persone che cercano un’occupazione migliore, più in linea con le loro necessità. C’è anche qualcosa che si è rotto. E, di conseguenza, qualcos’altro deve cambiare.
Marco Bentivogli è stato per lungo tempo segretario generale della FIM CISL, ed è un esperto di politiche di innovazione e lavoro. Di aziende ne ha viste tante, in decenni diversi, ed è arrivato alla conclusione che “far star bene le persone è produttività”. Nella sua intervista con Osvaldo Danzi per il podcast Al lavoro tutto bene?, prodotto da SenzaFiltro per FitPrime, si esplorano i cambiamenti in corso nel mondo del lavoro e l’importanza sempre maggiore del welfare aziendale nell’era in cui anche gli imprenditori ti danno del tu.
Dentro il fenomeno delle baby gang, acuito nel periodo post pandemico. Una conseguenza dell’abbandono scolastico e del lavoro minorile, ma non solo: riguarda anche le famiglie, la loro emarginazione, le loro necessità
Il caso della direttrice d’orchestra contestata dalla Sinfonica siciliana potrebbe fare scuola se lo analizziamo dal punto di vista più onesto: non si tratta di politica, ma di capacità. Ce lo spiega in esclusiva uno degli orchestrali
Spesini, piantoni e camosci: certi mestieri si possono fare solo in carcere. Le persone detenute hanno un loro modo di parlare di lavoro. Vediamo quale.