Gli armamenti viaggiano in aeroporti civili: se ti opponi sei licenziato

Luigi Borrelli, delegato USB che lavora per un’azienda nell’aeroporto Montichiari di Brescia, si è rifiutato di procedere al carico e scarico di armi destinate a teatri di guerra. E adesso rischia il licenziamento per aver violato la presunta riservatezza imposta dagli accordi aziendali

18.07.2025
Un lavoratore protesta contro l'imposizione a trasportare armamenti, nel presidio USB all'aeroporto di Brescia

Luigi Borrelli rischia il lavoro per aver rifiutato di lavorare per l’economia della guerra. Il delegato USB (Unione Sindacale di Base) dell’aeroporto di Montichiari (Brescia), dopo essersi opposto a movimentare armamenti bellici, ha ricevuto un provvedimento disciplinare, e ora rischia il licenziamento per aver violato dei presunti accordi di riservatezza.

L’azienda per cui lavora è la Gabriele D’Annunzio Handling (GDA Handling), un handler aeroportuale, appunto, attivo negli scali di Verona e Brescia, che in passato aveva già recapitato a Luigi diverse sanzioni, multe e sospensioni dal servizio per impedire che mettesse in discussione l’utilizzo dell’aeroporto per operazioni legate all’invio delle armi in zone di guerra.

Il sindacato USB ha organizzato una manifestazione presso la prefettura di Brescia per difendere non solo Luigi, ma tutte le persone che rifiutano di lavorare per la guerra. Del resto anche la nostra Costituzione è molto chiara sul tema (“l’Italia ripudia la guerra” è l’articolo 11), e se “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” dovrebbe essere accettata la volontà dei lavoratori di non collaborare, di non effettuare nessuna prestazione lavorativa che abbia un’attinenza diretta o indiretta con l’economia della guerra.

La manifestazione sotto la prefettura di Brescia.
La manifestazione sotto la prefettura di Brescia.

Invece Luigi, che è rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e ha contestato le operazioni anche da questo punto di vista, rischia il suo posto di lavoro. Quando il comunicato è arrivato in redazione avevo chiesto di parlare direttamente con lui, ma il sindacato vuole evitare che si esponga ancora di più; per questo ho parlato con Francesco Staccioli, esponente USB che sta seguendo il caso di Luigi da mesi.

Un aeroporto civile utilizzato per trasportare armi: chi si rifiuta perde il lavoro

Staccioli mi ha raccontato tutto dall’inizio.

“L’aeroporto di Montichiari (civile) ha una vocazione cargo, e negli ultimi mesi tra le operazioni di carico e scarico è arrivato del materiale bellico”. Quando gli chiedo la destinazione delle armi mi ha risposto che la destinazione e la provenienza esatta delle armi è un concetto vago, perché magari sono dirette a Doha (Qatar), che era la destinazione dell’ultimo carico, o in Turchia, ma non si può sapere con esattezza dove arriveranno.

“Seguono itinerari che non conosciamo nei dettagli, ma sappiamo che sono destinate a teatri di guerra, anche perché non sono fucili da caccia, ma armamenti pesanti. Di fronte a questi eventi sono iniziati i malumori del nostro delegato all’interno dell’azienda, che non ha né la preparazione, né la volontà per fare queste operazioni.”

Da quel momento è iniziato un rapporto molto difficile con la GDA Handling, impresa per cui Luigi lavora da quasi vent’anni. Un rapporto che si è aggravato quando Luigi ha divulgato la notizia del passaggio di missili previsto per lo scorso 25 giugno, violando un presunto patto di riservatezza. Ricordiamo che già nel porto di Genova e nel porto di Livorno USB, all’inizio di giugno, si era impegnata per bloccare il trasporto di 19 pallet contenenti 14 tonnellate di munizioni per mitragliatrici, proveniente dalla Francia e diretto in Israele.

“Per sottrarre il lavoratore alla responsabilità individuale, poiché è un dipendente e sottostà al ricatto occupazionale, abbiamo deciso di scioperare il 25 giugno” prosegue Francesco Staccioli. “Le sanzioni ricevute da Luigi le abbiamo impugnate e sono in attesa di essere giudicate dal tribunale, l’azienda gli contesta la recidiva della violazione della riservatezza. In pratica sostengono che il lavoratore non può segnalare in alcun modo dove c’è un carico e scarico di armi, perché questo viola gli accordi aziendali. Noi abbiamo risposto con un’azione collettiva, per creare uno strumento che per permetta ai dipendenti di scegliere di non essere complici del carico e scarico di armamenti. Perché in un aeroporto civile, dove i dipendenti non sono dei militari, nessuno deve essere costretto a lavorare per la guerra. Abbiamo lanciato un appello sottoscritto da tanti giuristi e tante associazioni che sostengono che rispetto a certi temi è sacrosanto il diritto dei lavoratori a fare sciopero, e i lavoratori devono avere uno strumento collettivo, non individuale, per opporsi. I lavoratori non sono più individui passivi, molti stanno diventando protagonisti e fanno delle scelte precise, anche etiche. E di questo certe aziende hanno paura”.

Francesco Staccioli conclude sostenendo che la loro è “un’iniziativa di dignità, di civiltà e di pace”. Io concludo pensando che la loro è una forma di ribellione non violenta che non fermerà il riarmo: ormai è chiaro che le armi vengono considerate, trasportate e smistate alla stregua di qualsiasi altra merce. Almeno, però, potrà garantire a chi vuole fare scelte lavorative etiche di portarle fino in fondo.

 

 

 

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Photo credits: usb.it

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