Problematiche simili – elevato turnover del personale, mancanza di equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, orari di lavoro troppo lunghi, carichi di lavoro ingenti, ansia e disturbi del sonno – si riscontrano nel settore della ristorazione, dove, secondo Coin, “più che il Reddito di Cittadinanza, il problema è l’organizzazione del lavoro. Quando c’è una cattiva organizzazione – scrive la sociologa – i problemi seguono a cascata. Invece di pagare in busta lo si fa in nero, o metà in busta e metà in nero. Invece di assumere due persone si chiede a una di fare turni di dodici ore per coprire pranzo e cena. Invece di assumere un professionista con esperienza (che costa tanto), si arruolano studenti in stage, che costano poco o niente. Il quadro è completo: turni massacranti, giorni di riposo inesistenti e straordinari non pagati”.
Non vanno meglio le cose nel settore della grande distribuzione, dove cassieri, magazzinieri e scaffalisti hanno rischiato e in alcuni casi perso la vita durante la pandemia (l’11,5% delle denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale nel 2021 si sono verificate nel commercio), per garantire l’erogazione dei servizi essenziali.
Anche sotto il punto di vista della retribuzione la situazione non è affatto rosea: secondo un’inchiesta della Stampa pubblicata a inizio 2023, non è raro trovare in questo settore stagisti che lavorano per quaranta ore a settimana, sette giorni su sette, per poco più di cinquecento euro al mese.
“Di fatto – scrive Coin – il combinato disposto di part time involontari, lavoro sottopagato e cooperative, che spesso gestiscono i servizi di scarico e carico la notte, ha portato a galla la pervasività dello sfruttamento nella grande distribuzione”. E così, anche in questo caso, spesso le dimissioni sono l’unica via di fuga praticabile per sopravvivere.
Secondo una ricerca dell’Osservatorio Fida, realizzata con Format Research, negli ultimi due anni circa la metà delle società (47%) del settore ha avuto difficoltà a reperire il personale di cui aveva bisogno, con un impatto negativo sui ricavi. Tra le principali cause di questa carenza, si indicavano la scarsità di personale competente (64,1%), gli orari di lavoro ritenuti pesanti (40,2%), le mansioni poco attrattive (31,3%).