Come sono evoluti negli anni i contratti e gli stipendi degli impiegati di banca? La privatizzazione del settore ha comportato delle strette di cui pochi sono a conoscenza. Ne parliamo con il sindacato FABI e Tommaso Vigliotti, segretario UniSin.
Tra i proprietari dell’ex Gkn compare Monte Paschi. Che non commenta
Il no comment dell’istituto di credito senese dopo la ricostruzione di SenzaFiltro infittisce i dubbi sulle operazioni che riguardano la fabbrica di Campi Bisenzio: così gli operai non sanno chi sta pagando gli (ancora pochi) stipendi arretrati, con MPS che scherma i veri padroni dello stabile
Qualche stipendio adesso comincia a essere pagato dopo nove mesi (sono ancora quelli del 2023), ma non si sa chi li paghi e perché non arrivino i cedolini. E gli operai del collettivo della ex Gkn di Campi Bisenzio ora sono anche preoccupati per il loro trattamento pensionistico, che potrebbe scontare gli effetti di buchi previdenziali.
Con buone probabilità, le stesse persone che hanno pagato gli stipendi sono quelle che il 12 marzo hanno anche venduto lo stabile, dove un tempo sorgeva la sede italiana della multinazionale che si occupa di produrre componentistica per l’automotive. E l’hanno venduto, in pratica, a se stessi, attraverso un giro di società dietro alle quali spunta una fiduciaria di Banca Monte dei Paschi, che però, interpellata da SenzaFiltro sull’argomento, non risponde, spiegando che non rilascia dichiarazioni.
Dietro, intanto, c’è una fabbrica che è inattiva dal 2021. Dentro c’è un gruppo di lavoratori che non ne vuole sapere di chiudere con quel patrimonio di esperienza e di conoscenze tecnologiche, che comunque faceva sì che la fabbrica fosse sana dal punto di vista economico e produttivo. Pur essendo inattiva e seguita da un curatore, la Gkn e i relativi immobili oggi hanno una proprietà, della quale però di fatto non si conosce l’identità, e sulla quale, dopo la vendita degli stabili, i lavoratori si interrogano.
Anche perché la vicenda, ormai, si trascina da tempo. Da quando cioè uno dei due stabilimenti italiani, allora del gruppo Melrose Industries, nel 2021 è stato chiuso. La comunicazione arrivò ai dipendenti via mail mentre erano ferie. Da allora è iniziata una lotta fatta di ricorsi, ma anche di proposte e piani industriali presentati dagli oltre 400 lavoratori che dura ancora oggi. In questi anni però le certezze non sono aumentate. Anzi, sono cresciuti i dubbi.
Ex Gkn, di chi è la fabbrica? La fiduciaria di MPS scherma i veri proprietari
Se prima la domanda era “quando saranno pagati gli stipendi”, oggi è “chi li ha pagati?”.
La risposta al “Chi è” risulta semplice. Si tratta di Qf, società che è subentrata a Gkn, e che oggi è in liquidazione. La proprietà delle quote appartiene completamente a Pvar, azienda in cui è amministratore unico Mirko Polito, che è anche amministratore di Sviluppo Immobiliare Toscana, società che con Tuscany industry (di proprietà della fiduciaria di MPS) ha acquistato lo stabile. Le quote di Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica d’Europa, sono in parte del ministero dell’Economia e delle finanze, che in questi giorni sembra deciso a liberarsene, avendole messe sul mercato.
Nell’atto costitutivo della fiduciaria di Monte dei Paschi compare il nome di Luca Pisani, cinquantenne residente a Siena, con alle spalle una lunga carriera di funzionario di banca nelle fila dell’istituto di credito senese, prima come promotore finanziario, poi come responsabile di MPS Fiduciaria nel Centro Italia. Le quote della fiduciaria schermano i veri proprietari, che hanno acquisito il sito dove un tempo c’era la Gkn. Interpellata via mail da SenzaFiltro la banca ha risposto che non rilascia commenti sulla vicenda, come anticipavamo in apertura. Del resto il codice etico sulla trasparenza fa riferimento ai rapporti con i clienti, non con i giornali, anche se una parte delle quote di MPS di fatto appartiene allo Stato, che in questa vicenda rientra a vario titolo, in quanto sia il ministero dell’Economia che la Regione Toscana hanno aperto dei tavoli sulla vicenda Qf.
Insomma un ministero – quello del Lavoro – cerca (o dovrebbe cercare) di sciogliere la matassa, mentre un altro – quello dell’Economia – ha delle quote in una società che scherma i nomi dei proprietari dell’ex azienda toscana.
In mezzo c’è Mirko Polito, amministratore unico di più società, che rientrano in questa questione, di origini pugliesi ma operante a Milano, con un ufficio in zona centrale.
Il mediatore non può mediare: troppi attori (e troppi ostacoli)
Il ruolo che svolge Polito, manager con una grande esperienza in campo immobiliare, è di mediazione tra i proprietari e in un certo senso i lavoratori del consiglio di fabbrica. Che però non l’hanno mai incontrato. Insomma, dovrebbe fare da cinghia di trasmissione, ma in una situazione dove è tutto bloccato appare difficile anche svolgere questo compito. A suo dire la questione si sarebbe protratta troppo, anche per la presenza di molti attori istituzionali (Stato e Regione), che effettivamente finora non hanno certo accelerato i processi.
Anzi. La situazione dell’ex Gkn, dopo tre anni, è ancora ferma. L’unica novità è il vincolo che l’amministrazione comunale di Campi Bisenzio ha messo sullo stabile. La destinazione rimarrà industriale; quindi nessuno spazio a logistiche o operazioni immobiliari, che aprirebbero la strada ad attività che richiedono meno manodopera di un’industria, e che soprattutto ridurrebbero le possibilità di reimpiego, comportando anche la perdita di know how e conoscenze messe a punto negli anni dai molti dipendenti che operavano sul territorio toscano.
Almeno per i prossimi tre anni, quindi non ci dovrebbe essere campo di manovra per gli speculatori. Perché a Campi Bisenzio, comune di quasi cinquantamila abitanti, si vota nel 2028, ed è sicuro che il futuro dell’ex sito Gkn sarà uno degli argomenti della campagna elettorale. E tra i lavoratori c’è la paura che un’altra giunta possa cambiare idea sul sito.
Francesco Borgomeo, l’ex “salvatore” di Gkn con i guai in casa propria
Certo, con tutti questi misteri i lavoratori non dormono sonni tranquilli, perché comunque nell’azienda c’è una procedura di liquidazione.
Il nome di Francesco Borgomeo, imprenditore che in un primo tempo avrebbe dovuto risanare la situazione di Gkn, sembra essere del tutto uscito di scena. Le dichiarazioni ai giornali dei primi tempi sembrano lontane, così come il palco della Leopolda, dalla quale il renziano e cattolico industriale arringava la folla. Nemmeno chi ha quote delle società Pvar, Sviluppo Immobiliare Toscana e Toscana Industry non lo cita più come punto di riferimento.
Anche perché in questi giorni Borgomeno sta perfezionando l’ingresso di nuovi investitori in Saxa Gres, società produttrice di ceramica che era di sua proprietà, e che starebbe per cedere le quote a un fondo. Il sogno di una realtà sostenibile a livello energetico nel mondo della ceramica sembra essersi infranto, e l’imprenditore italiano sta per cedere il passo a un gruppo di investitori stranieri, che si sono impegnati a far ripartire i forni negli stabilimenti fermi del gruppo e a interrompere la cassa integrazione. Nei giorni scorsi, in un tavolo al Mimit, hanno infatti presentato un piano industriale per far ripartire l’attività. Piena soddisfazione per la ripartenza è stata espressa dallo stesso sindaco di Roccasecca, Comune in provincia di Frosinone in cui ha sede la società; e lo ha fatto proprio a un tavolo istituzionale del ministero delle Imprese.
Altre attività all’orizzonte al momento non sembrano esserci, ma nemmeno una soluzione per la vicenda dell’ex Gkn di Campi Bisenzio e per gli stipendi di un gruppo di lavoratori che da anni, nonostante il proprio impegno, vede passare il futuro sulla testa, con il timore sempre più fondato di non poterlo raggiungere.
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