Accadia, il paese fantasma con resurrezione a scadenza

Il Rione Fossi del paese sui monti della Daunia, in Puglia, è deserto dal terremoto del 1930. Ma c’è un progetto – difficile – per salvarlo. Le opinioni del consulente per le politiche comunitarie Fabio Sciannameo e dei sindaci Agostino De Paolis e Raimondo Giallella.

Trasformare un agglomerato di grotte e ruderi usati come case, chiese diroccate, mura sbrecciate nel luogo in cui i Monti Dauni e la Puglia misurano se stessi rispetto alla capacità di radicare nella millenaria storia del Rione Fossi di Accadia un’opportunità di futuro offerta ai millennial che hanno abbandonato il paese o che stanno pensando di farlo.

I Fossi del toponimo sono le “fosse”: le grotte abitate da eremiti fin dalla preistoria. A partire da questi affascinanti ricoveri si è sviluppata una piccola e ricca comunità che, in periodo medievale, ha avvertito la necessità di alzare fortificazioni a difesa dei patrimoni privati e pubblici. Il borgo nel borgo è stato abitato fino al terremoto del 1930, non il primo e neanche l’ultimo, che ha diffusamente lesionato gli edifici e forzato i residenti a cercare sistemazione nelle case fuori le mura. L’emigrazione era nel novero dei fatti della vita sia allora che nel dopoguerra, eppure Accadia è arrivata a contare oltre seimila residenti prima che il tumultuoso sviluppo industriale degli anni Sessanta e Settanta attirasse chi abitava nei paesi dei Monti Dauni verso il capoluogo, Foggia, e i centri più popolosi della piana del Tavoliere.

Accadia, il paese dauno fantasma che ha vinto la lotteria del PNRR

Sulla rinascita della porzione più antica di questo agglomerato urbano la Regione Puglia ha puntato la fiche da venti milioni di euro, all’esito di una procedura tecnica di selezione di 53 proposte avanzate e sfoltite fino ad arrivare alla cinquina finale, in cui sono entrati tre Comuni dei Monti Dauni (Biccari e Pietramontecorvino, oltre ad Accadia). Un esito che non deve meravigliare: se la Puglia rientra nel novero delle Regioni europee in ritardo di sviluppo e con il reddito più basso lo si deve per la gran parte alla marginalità dell’area collinare della provincia di Foggia.

La prima domanda è: perché proprio Accadia? La migrazione negli ultimi trent’anni ha ridotto del 58% la popolazione del paese al confine tra la Daunia e l’Irpinia, divenuto parte della comunità pugliese appena due anni prima del terremoto che spopolò il Rione Fossi. Oggi conta 2.200 abitanti.

L’ulteriore vantaggio competitivo, scritto con ironia, rispetto alle altre proposte è la proprietà pubblica, in capo al Comune, dell’intero paese fantasma: fattore decisivo rispetto alla realistica realizzazione del progetto entro giugno 2026, termine indicato dal ministero della Cultura, che è il dominus del finanziamento parte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il bando, insomma, “ha attribuito maggior peso a indicatori quantitativi e formali rispetto alla valutazione qualitativa degli elementi progettuali”, commenta Fabio Sciannameo, consulente per le politiche comunitarie. Per almeno due ragioni: semplificare e oggettivizzare la scelta del beneficiario; avere un più ampio margine di esecuzione effettiva di ciò che è stato messo nero su bianco.

Il progetto per la rinascita di Accadia

Che cos’è stato scritto nella proposta esaminata dalla Regione Puglia? In due parole, “rifunzionalizzare l’area più antica del paese per sviluppare azioni sociali ed economiche” necessarie e utili a rendere di nuovo attrattivi Accadia e, per riflesso, i Monti Dauni. La sintesi è del sindaco Agostino De Paolis, che ha guidato il team di progettazione alla stesura del documento tecnico-finanziario denominato Future in the past.

Sulla cartina del paese è individuata l’area degli interventi previsti, cromaticamente identificati e distinti tra loro: si vorrebbe trasformare l’ex carcere nel Museo multimediale; Palazzo De Maselli nella scuola di arti e mestieri; Palazzo Vassalli nella Casa di Comunità; Palazzo Ducale in un attrattore turistico caratterizzato da giardini pensili e un orto botanico.

Poi ci sono i progetti su più immobili: l’Accadia College, con ostello e ciclofficina, connesso al centro di formazione Accadia Training; l’albergo diffuso; la Via delle arti e dei mestieri, con botteghe e residenze per artigiani, e la Via delle tipicità enogastronomiche, con altre botteghe, ristoranti e residenze annesse; il Padiglione dei Monti Dauni, aperto alle attività socioculturali e indirizzato alla promozione del territorio; il Parco dei Ruderi, comprendente l’area più colpita dal terremoto del ’30, da rendere accessibile ai turisti.

Completano la strategia comunale il Centro grandi eventi, da realizzare nell’unico edificio di proprietà privata incluso nel progetto, e i Percorsi naturalistici e culturali che si diramano da Accadia e intersecano la rete sentieristica che connette i borghi limitrofi.

Rinascita a scadenza: limite al 2026

Come si pensa di realizzare tutto questo nei poco più di quattro anni che mancano al 30 giugno 2026 in un paese socialmente, economicamente e culturalmente impoverito da un trentennio di migrazioni? Ministero e Regione garantiranno supporto e assistenza per passare dalla proposta allo studio di fattibilità tecnico-economica e alla progettazione esecutiva vera e propria. Le norme di attuazione del PNRR “consentiranno l’implementazione del personale e la semplificazione delle procedure amministrative”, spiega Sciannameo.

Poi “tocca alla comunità, di Accadia e non solo, essere pronta a cogliere l’opportunità”, afferma De Paolis. I primi segnali ci sono: “Abbiamo colto l’interesse a partecipare attivamente già nella fase di progettazione; abbiamo sollecitato l’attivazione delle professionalità esistenti per aiutarci a concretizzare la visione progettuale; ci aspettiamo interventi di riqualificazione sul patrimonio immobiliare privato oggi abbandonato e investimenti su nuove attività economiche”.

E però ad Accadia bisognerà pure arrivarci, materialmente e digitalmente; cosa tutt’altro che semplice oggi che il dissesto idrogeologico e l’incuria sgretolano le strade, o che la poca appetibilità commerciale blocca lo sviluppo delle reti di connessione. “Se vogliamo garantirci il successo di questa sperimentazione – scandisce De Paolis – servono accordi per migliorare e sviluppare la viabilità e le reti infrastrutturali”; altrimenti, “non riusciremo a passare dalla contemplazione alla rivitalizzazione” del Rione Fossi.

Un esito che potrebbe essere ottenuto più agevolmente costruendo “sinergie condivise dal basso, non calate dall’alto, e con l’integrazione tra i molteplici strumenti operativi e finanziari”, commenta Raimondo Giallella, sindaco di Pietramontecorvino e coordinatore della Strategia Nazionale Aree Interne Monti Dauni.

L’Agenzia per la Coesione Territoriale, alcuni ministeri e articolazioni dello Stato, la Regione Puglia e i 29 Comuni dell’area hanno sottoscritto, nel 2019, l’accordo di programma quadro che destina poco più di 77 milioni di euro a realizzare opere e azioni utili a ridurre, se non eliminare, i fattori di marginalità.

“Fino a ora ne sono stati stanziati nove, di milioni per i Monti Dauni, e non sono neanche indicati i criteri operativi di spesa”, specifica Giallella prima di dare voce a un timore: “Non vorrei che l’assegnazione del superenalotto dei borghi ad Accadia fosse interpretata come una sorta di compensazione per i ritardi accumulati”.

Non crede sia così il sindaco di Accadia, che sollecita la “partecipazione di energie esogene ed endogene” alla realizzazione di un progetto che “riguarda l’intera area”; se lo augura il sindaco di Pietramontecorvino, che chiede “maggiore coralità a tutti gli attori” di questa complessa strategia; mentre i fantasmi che abitano le grotte e i ruderi del Rione Fossi da quasi un secolo attendono di conoscere l’esito di questa nuova, grande impresa dei viventi.

Leggi gli altri articoli a tema PNRR.

Leggi il mensile 111, “Non chiamateli borghi“, e il reportage “Aziende sull’orlo di una crisi di nervi“.


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