Camionisti in accademia: la formazione mette la freccia a Nord Est

Autisti introvabili? Li forma l’azienda. Parliamo dei dettagli e dei costi del progetto, oltre alle soluzioni alternative per le imprese del settore. Abbiamo sentito Walter Stevanato di Cab Log, l’azienda promotrice, e Gianluca Avanzini, titolare dell’omonima impresa di autotrasporti

Mezzi destinati all'academy per camionisti nel piazzale di Cab Log

Camionisti in seconda corsia, autostrade intasate, un traffico infernale. Sono senz’altro queste le risposte di un qualsiasi pendolare in merito alla situazione su strada nel post COVID-19, alla faccia dello smart working. I dati lo confermano: come riportato sul sito del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, già nel primo trimestre 2023 i veicoli leggeri volano a un più 11% rispetto al 2022. Stesso discorso per i mezzi pesanti, autentico spauracchio dell’automobilista medio, aumentati del 2%. Una tendenza, peraltro, orientata ormai dal 2021, quando il trasporto merci su strada ha registrato una crescita dell’8,8% sull’anno precedente, dati ISTAT.

Questione ambientale a parte, per un profano pensare al settore degli autotrasporti come porto sicuro per chi cerca lavoro sembra cosa scontata. Invece no. Quel che emerge sul mondo logistica dall’analisi di ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, è un quadro avaro di soddisfazioni. A livello europeo mancano circa 400.000 camionisti, con una forbice tra i 17.000 e i 20.000 solo in Italia. La spiegazione, per la verità, sembra abbastanza lineare: da un lato il contesto geoeconomico, l’aumento certificato del trasporto su gomma e la maggior necessità di personale; dall’altro il punto di vista raccontato da INAIL.

Leggendo l’approfondimento del quinquennio antecedente alla pandemia, si scopre che il trend occupazionale sul settore era già in aumento del 6%, da 521.700 a 552.900, ma non sufficiente a coprire le esigenze. Il problema, inoltre, è che questo incremento è direttamente proporzionale alla correlazione tra comparto e malattie professionali. I conduttori di mezzi pesanti e camion, infatti, risultano essere la categoria più colpita da patologie associabili alla professione, con il 43,8% di nessi causali positivi nel decennio 2010-2019. Forse il gioco non vale la candela.

L’academy per camionisti di Cab Log: l’azienda ne forma 20 (per assumerne 18)

Ecco perché per convincere giovani e disoccupati servono argomenti di discussione concreti, anche in considerazione degli ingenti investimenti economici da mettere sul piatto in via preliminare (la patente C e CQC costa sui 5.000 euro). Ci sta provando Cab Log, azienda logistica del veneziano, partita con un progetto di academy per formare, a proprie spese, venti potenziali nuove leve. Li chiamo, mi risponde il referente aziendale del progetto, Walter Stevanato.

“La necessità parte, appunto, dalla difficoltà di reperimento di autotrasportatori, ruolo che oggi i giovani non pare siano intenzionati a intraprendere. Noi ci misureremo con i frutti di un percorso formativo interno partito, nel mese di ottobre, dalla raccolta delle candidature. L’intenzione è iniziare la teoria tra gennaio e febbraio, con un intero semestre di training e con la possibilità di conseguire gratuitamente la patente C e CQC, necessarie per guidare mezzi che trasportano merci. Ovviamente ci avvaliamo del supporto di un’autoscuola, che fa parte del consorzio veneziano. La parte pratica si svolgerà con i loro mezzi, certificati e autorizzati, ma sul nostro piazzale”.

L’impegno sta solo nel garantire la patente ai candidati? “Seguiremo tutto il processo che anticipa una possibile assunzione, dalla sorveglianza sanitaria all’affiancamento iniziale su come il lavoratore dovrà gestire la giornata lavorativa all’interno della nostra specifica realtà. Il tutto con docenti interni. Chiaro che parte dell’investimento sarà sostenuto da finanziamenti legati a un fondo interprofessionale”.

Un progetto impegnativo, che però garantisce una buona promozione sul territorio. Il nocciolo vero, se Stevanato permette, è il dopo. Quanti partecipanti contate di assumere? “La speranza è di inserire almeno il 90% delle persone in formazione, cioè 18 su 20, la metà dei quali con contratti stabili a tempo indeterminato e altri coinvolti o in un apprendistato oppure in un rapporto determinato, non superiore ai sei-sette mesi e comunque orientato al consolidamento”.

I costi dell’academy. Strada chiusa per le piccole imprese?

Se ho ben capito, quindi, oggi vi mancano 18 autisti. “Non è proprio così. Stiamo provando a guardare in prospettiva, abbiamo diverse figure storiche che si stanno avvicinando al pensionamento e, inoltre, abbiamo bisogno di risorse che rivestano il ruolo a trecentosessanta gradi. Mi spiego: il ruolo nel contesto attuale è molto diverso dal passato, richiede anche competenze in ambito amministrativo e tecnologico, in particolare nel digitale. Dobbiamo essere bravi a trovare la giusta mediazione tra colleghi storici e nuova linfa”.

Margini di rischio? “Oggi intraprendere strade di questo tipo è complesso, perché spesso la professione può essere vista come un’attività poco appetibile”. Una percezione che dovrebbe, in teoria, penalizzare il numero di candidature. “In realtà, con nostra assoluta sorpresa, dopo la pubblicazione dell’annuncio stiamo ricevendo numerose candidature. D’altro canto, come dicevamo prima, se un ragazzo vuole ottenere la patente C e CQC deve investire una somma consistente, non è così scontato averla da parte. E poi avere un’autoscuola a supporto e dedicata facilita e velocizza le pratiche. In sei mesi ci proponiamo di arrivare a definizione. In condizioni ordinarie servono almeno otto o nove mesi – e senza garanzie di assunzione”.

Di certo, guardando oltre, innestare un circolo virtuoso di questo tipo con altre realtà è quantomeno improbabile. Al netto di possibili finanziamenti (20 candidati per 5.000 significa un investimento di 100mila euro), immaginiamo che una piccola impresa di trasporti faticherebbe a replicare l’iniziativa. “Non solo per ragioni economiche, avere una direzione risorse umane strutturata e in grado di sviluppare l’attività fa la differenza. Confezionare un prodotto così necessita di importanti energie interne. Infine, l’aspetto culturale: gli imprenditori ci devono credere”.

La seconda via degli autotrasporti: nuovi autisti dagli ITS con tirocini e post diploma

Bellissime parole, ma siamo ancora agli esordi e il successo non è scontato. Decido di sentire un parere terzo, contattando Gianluca Avanzini, amministratore dell’omonima azienda di autotrasporti a Nogarole Rocca, nel veronese.

Se i miei amici di Cab Log portano a termine l’impresa, sono dei geni. Lo dico con stima. Se non ricordo male, però, non sono i primi a provarci, e fino a oggi nessuno ha portato a termine la sfida. La verità è che di ragazzi interessati a svolgere il ruolo di autista ce ne sono davvero pochi. Negli anni Ottanta, pur senza avere titoli di studio, chi faceva il camionista guadagnava molto e riusciva a realizzare progetti di vita; oggi rimane il sacrificio, ma i risultati finali sono diversi”.

E voi? “Noi riscontriamo maggiori criticità in termini di inserimento tra gli indiretti. Difficoltà che superiamo grazie, in particolar modo, al mondo degli ITS. Nell’istituto tecnico superiore logistico di Verona abbiamo nostri docenti. Lo sforzo è ripagato: senza il post diploma saremmo finiti, perché ci hanno permesso di inserire più di dieci risorse, conoscendoli gradualmente in virtù delle 800 ore di tirocinio nel biennio”.

Un modo diverso di promuovere formazione. Ma gli autisti? “Il turn over non è particolarmente alto, per fortuna. Dal punto di vista sociologico segnalo che, su 40, 38 sono stranieri e solo due italiani. Lavora con noi un gruppo storico di nazionalità indiana, che periodicamente segnala conoscenti referenziati interessati e da valorizzare. Seguendo questo canale, abbiamo anche provato a sondare la possibilità di collaborare con alcuni centri per rifugiati ma, fino ad oggi, non siamo riusciti a sostenere l’immensa mole burocratica da superare in questi casi. Poco male, il gruppo è solido e le rotazioni basse. Anche merito dei salari che proponiamo, del tutto congrui”.

Rispetto all’impegno? “Rispetto a un lavoro che assorbe dal lunedì al venerdì, perché i nostri autisti non sono impegnati nel fine settimana. Però si tratta di un contesto professionale impegnativo, di sacrificio, che oggi – rispetto al passato – non ti cambia la vita. È questo il punto. Però ripeto, se Cab Log inverte la tendenza con un progetto così sfidante, significa che avremo una chiave di lettura in più e un esempio da seguire”.

Il finale è tutto da scrivere. Fisso un aggiornamento con Cab Log per giugno 2024, quando in teoria l’azienda avrà 18 autotrasportatori in più. E magari una buona notizia per il settore.

 

 

 

Photo credits: trasportoeuropa.it

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