Centri estivi, da Nord a Sud differenze di oltre 100 euro a settimana. Agosto problema comune

L’indagine di SenzaFiltro sull’estate dei genitori: abbiamo raccolto e messo a confronto testimonianze da Genova a Lecce su offerte, costi e rimborsi dei centri estivi, con uno sguardo a un caso dall’estero.

Quanto costa l’estate dei genitori? Siamo l’unico Paese in cui la scuola è chiusa per più di tre mesi all’anno consecutivi (quest’anno dal 6 giugno al 15 settembre), quindi ci siamo chiesti come si organizzano i genitori italiani di diverse Regioni e come cambiano i prezzi di centri estivi, campi estivi e centri sportivi. Le differenze di costi e di offerta sono evidenti da Nord a Sud, ma anche da città a provincia. Ma l’estate dei genitori è sempre cara.

Anzi facendo un paragone con l’estero possiamo dire che è molto cara, non soltanto perché è più lunga che in altri Paesi, ma anche perché negli altri Paesi i centri estivi costano meno in proporzione al reddito. Certo, presentando l’ISEE si ottengono dei rimborsi, ma non per tutti i centri: solo per quelli convenzionati con il Comune. Altro tasto dolente tutto italiano è il mese di agosto. Inutile dire che l’offerta di centri estivi è risicatissima. O hai i nonni a disposizione o sei costretto a prendere le solite ferie comandate delle due/tre settimane a cavallo di Ferragosto.

Le testimonianze raccolte partono da Genova e arrivano a Lecce.

Genova, centri estivi fino a 250 euro a settimana, ma con rimborsi per ISEE fino a 50.000 euro

A parlare è Rina, pensionata e volontaria nel campo estivo di Monte Leco, sulle alture di Genova.

“A giugno nel nostro territorio si trovano facilmente centri estivi che tengono i bambini dalle 8.00 del mattino fino alle 17.00. Molti offrono il servizio mensa, altri ti fanno scegliere se portare il pranzo da casa. La media dei prezzi dove non ci sono attività particolari (si fanno passeggiate, lavoretti e giochi) è sui 135 euro a settimana (da 120 a 150 euro), ma quelli che organizzano attività sportive o che hanno la piscina sono molto più cari, possono arrivare anche a 250 euro a settimana. I centri che fanno tennis o calcio, ad esempio, hanno un prezzo che supera sempre i 200 euro a settimana. Molto più economici sono i centri parrocchiali, ho un nipote che ha frequentato quello del suo quartiere e pagava 40 euro a settimana con i pranzi compresi.”

“Invece il campo estivo (diverso dal centro estivo perché comprende il pernotto) in cui faccio la volontaria dura una settimana, da domenica a domenica, e costa 195 euro. La tariffa comprende vitto e alloggio, i genitori consegnano i ragazzi la domenica e li vanno a riprendere la domenica successiva. È una soluzione molto comoda, perché somiglia molto a una vacanza, ma questi campi non ci sono per tutta l’estate, riusciamo a organizzarli solo nel mese di luglio, mentre ad agosto sul nostro territorio non si trova quasi nulla. L’altra mia nipote la tengo praticamente tutto il mese di agosto perché i suoi genitori lavorano. Per fortuna abbiamo il mare e anche se stiamo in città riusciamo a cavarcela”.

A Genova il Comune prevede dei rimborsi sotto forma di voucher abbastanza sostanziosi per le famiglie residenti o domiciliate in Liguria. Per i bambini e i ragazzi da 6 a 17 anni l’importo del voucher arriva a 70 euro per ogni settimana di frequenza, e con un’ISEE non superiore a 50.000 euro, che è un importo piuttosto alto; questo significa che quasi tutte le famiglie che mandano i figli in un centro estivo convenzionato riescono ad avere accesso ai voucher.

Bologna, posti risicati e agosto scoperto: “Servono più strutture e prezzi più accessibili”

A giugno Lucia, infermiera di Bologna, ha mandato suo figlio di sette anni all’Estate Ragazzi, il centro estivo organizzato dalla parrocchia del suo quartiere. Questi centri raccolgono molti bambini, quest’anno gli iscritti erano quasi 120 e il costo di tre settimane (dalle 8.00 alle 17.00) con i pasti compresi è stato di circa 190 euro (poco più di 60 euro a settimana).

“Il prezzo è contenuto – spiega Lucia – perché i bambini vengono gestiti da volontari che hanno tra i 15 e i 18 anni, non ci sono educatori professionisti e non si pratica sport come invece succede in altri contesti. Purtroppo l’Estate Ragazzi copre solo tre settimane nel mese di giugno, e nel mese di luglio per mandarlo in un altro centro estivo ho pagato 136 euro a settimana dalle 8.30 alle 16.30, quindi in totale 544 euro con i pasti compresi. Il costo aumenta di 25 euro a settimana (quindi 100 euro al mese) se si richiede l’orario prolungato dopo le 16.30. So che per quest’ultimo sono previsti dei rimborsi comunali, ma io non ho ancora presentato l’ISEE, quindi non so di preciso quanto mi verrà rimborsato.”

In realtà i rimborsi sono abbastanza sostanziosi, ma a differenza del caso di Genova è più difficile accedervi perché l’ISEE prevista per avere i rimborsi è molto più bassa. Tutti i nuclei familiari con ISEE fino a 28.000 euro e figli da 3 a 13 anni che frequenteranno i centri estivi convenzionati con il Comune di Bologna avranno uno sconto sulla retta di frequenza fino a 112 euro settimanali, per un massimo di 336 euro, per ogni figlio. Praticamente il Comune di Bologna rimborsa 3 settimane di centro estivo, ma le settimane di chiusura della scuola sono esattamente 14.

“E infatti – prosegue Lucia – il problema principale per me è agosto. Per le prime tre settimane sono in ferie, ma il 22 rientro al lavoro e non ho trovato nessun centro estivo per mio figlio se non a moltissimi km da casa. Quindi sono costretta a lasciare Francesco dai miei genitori in Puglia, del resto la scuola ricomincia il 15 settembre, non ho altre soluzioni. A settembre alcuni centri ripartono, ma per l’ultima settimana di agosto se non avessi i nonni sarei del tutto scoperta, oppure sarei costretta a prendere le ferie scaglionate rispetto a quelle di mio marito. Servono più strutture e prezzi più accessibili. Vero ci sono i rimborsi, ma non sono per tutti. Non tutti, per esempio, riescono a presentare l’ISEE nei tempi giusti. Inoltre il Comune dovrebbe aumentare l’offerta perché quest’anno c’è stata una vera e propria corsa alle iscrizioni: noi mamme avevamo l’ansia che non prendessero i bambini per questioni di posti disponibili e numeri chiusi”.

Centri estivi in Romagna, da Rimini alla provincia la situazione cambia

Parla Bruno, papà di Sant’Agata Feltria, paese di 2.000 abitanti sulle colline del Montefeltro, in provincia di Rimini.

“Mia figlia fa tutto il mese di luglio al centro estivo del nostro Paese, che è gestito da un’associazione. Il centro era aperto anche a giugno e continua fino alla prima settimana di agosto, ma io non ho iscritto la bambina perché in quel periodo sono in ferie. Il prezzo del centro è 80 euro a settimana esclusi i pasti e l’ingresso in piscina (5 euro). Però facendo tutto il mese ho usufruito dell’offerta e ho speso 250 euro per 4 settimane (62 euro a settimana), e in piscina pago le entrate singole. L’orario è molto comodo perché posso portare la bambina alle 7.30 del mattino e andare a prenderla alle 18.00, quindi copre tutta la mia giornata lavorativa e non devo pagare nessun supplemento pre e post centro estivo. Volendo il centro prevede anche una soluzione part time, solo al mattino o solo al pomeriggio, e quindi copre diverse esigenze dei genitori del Paese. L’anno scorso il centro chiudeva a luglio e ad agosto c’era la possibilità di mandare i bambini in un agriturismo qui in zona. Ora la ragazza che lo gestisce ha avuto un figlio e non può ospitare i nostri bambini, ma le ragazze del centro estivo si sono organizzate per non lasciarci scoperti”.

Il centro estivo di Sant’Agata Feltria però non è convenzionato con il Comune, e quindi non si può chiedere il rimborso con l’ISEE. Però Bruno lavora in un’azienda del territorio e con il welfare aziendale ha la possibilità di avere il rimborso.

Passando dalla provincia alla città di Rimini la situazione cambia, e qui è possibile frequentare centri estivi anche ad agosto. Evidentemente in Romagna molti genitori in quel periodo lavorano e l’offerta si è adattata. La retta complessiva dei centri estivi comunali è pari a 452 euro per i mesi di luglio e agosto (quindi 56 euro a settimana). La soglia ISEE è come quella di Bologna, 28.000 euro per accedere ai contributi, 112 euro a settimana, con un contributo massimo di 336 euro a bambino.

Puglia, i centri estivi costano (e durano) meno: la rete famigliare è più forte

Luigi, papà di Bologna, ha mandato suo figlio dai nonni in Puglia, precisamente a Trepuzzi, paese di 15.000 abitanti in provincia di Lecce.

“Samuele è dai nonni in Puglia da quando è finita la scuola e ha frequentato il centro estivo del nostro paese a Trepuzzi. Lì non c’è tanta offerta perché il contesto del Sud è molto diverso da quello bolognese. I centri estivi sono pochi, ma anche perché la richiesta è minore. Del resto al Sud c’è ancora una rete famigliare e parentale molto forte, e spesso i bambini riescono a stare a casa coi nonni o con la mamma. Il lavoro sta crescendo anche in Puglia, ma non ancora tutte le famiglie hanno sia il papà che la mamma che lavorano. Infatti, il centro estivo che ha frequentato Samuele non dura neanche tutto il giorno, ma è una sorta di part time: i bambini si possono portare dalle 8 alle 9 del mattino e si vanno a prendere alle 13.00 prima di pranzo. Il costo della settimana è di 35 euro”.

Un prezzo sicuramente più basso e più accessibile, che agevola i genitori. Tanto che Luigi non ha neanche pensato di chiedere se è convenzionato con il Comune e se è previsto un rimborso con l’ISEE. Comunque, nel Comune di Lecce l’entità del contributo è pari a un massimo di 50 euro a settimana, fino a un massimo di 4 settimane con soglia limite di 200 euro. Il valore dell’ISEE che permette di accedere al contributo è però decisamente più basso che in altre Regioni, perché è di 15.000 euro. E anche qui ad agosto non c’è nulla. Luigi e sua moglie hanno le ferie in quel periodo, quindi torneranno a prendere Samuele, che poi farà le ultime due settimane prima dell’inizio della scuola al centro estivo della piscina di Borgo Panigale, a Bologna, al costo di 120 euro a settimana.

Cosa succede all’estero? L’esperienza del Belgio

L’ultima testimonianza è di Sara, mamma di due figli a Bruxelles.

“In Belgio il sistema sta cambiando; dal 28 agosto i miei figli andranno a scuola per 8 settimane e poi faranno due settimane di pausa. Sarà così per tutto l’anno, per tutte le scuole dalla materna al liceo. I centri che accolgono i ragazzi in quel periodo qui si chiamano stage, e possono essere frequentati da bambini dai tre anni fino all’adolescenza. Sono gestiti da associazioni che possono essere convenzionate con il Comune o private. Il privato è più caro ma prevede anche attività più strutturate, come gite, escursioni, attività sportive, atelier di bricolage e anche stage a tema teatrale. Io per mia figlia, che ha quattro anni, ho scelto uno stage basico e ho speso 70 euro a settimana. La tariffa non comprende il pranzo, ma è scaricabile nella dichiarazione dei redditi. Io ho scelto uno stage non troppo impegnativo economicamente, ma ci sono altri stage, dove appunto fanno attività più strutturate, che costano tra i 150 e i 200 euro”.

In valore assoluto il prezzo degli stage in Belgio sembra molto simile a quello dei centri estivi italiani, ma bisogna considerare che il reddito medio nel Paese è molto più alto del nostro (si pensi che un operaio guadagna in media 2.000 euro al mese) e che le settimane senza la scuola sono molte meno che in Italia (circa 10 settimane contro le 17 italiane, considerando l’estate, Natale e Pasqua).

In sostanza, cercando di spendere il meno possibile un genitore italiano in città deve calcolare un budget di almeno 190 euro a giugno (se frequenta un centro parrocchiale), 500 euro a luglio e 250 euro per le due settimane di settembre. Se non si vogliono frequentare i centri parrocchiali il costo delle 3 settimane di giugno si aggira attorno ai 350 euro.

In provincia e al Sud il costo è decisamente inferiore, ma in tutta Italia i rimborsi coprono soltanto 3 settimane, quando la scuola è chiusa per 14 settimane in estate. E il problema di tutti riguarda agosto, dove o si hanno i nonni, o si è in ferie, o si lasciano i bambini a casa da soli.

Leggi gli altri articoli a tema Ferie.

Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.


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