Danilo Ortelli, videomaker, su innovazione e creatività

Lo Stato come garante della ricchezza comune, intesa come progresso e ricerca artistica. La traccia B2 della maturità 2023 svolta da Danilo Ortelli, videomaker

Il tema di Danilo Ortelli

In questo brano Piero Angela descrive come la creatività e l’intelligenza umana siano fondamentali per l’innovazione e lo sviluppo. Angela costruisce il suo discorso legando questa tesi in particolar modo al mondo del lavoro, e nello specifico allo sviluppo industriale e tecnologico a cui stiamo assistendo negli ultimi decenni. Basti pensare a quanto incida il valore della componente software sul costo finale dei prodotti di microelettronica come telefonini e computer. Non solo però: la parte software ha iniziato a incidere molto anche sullo sviluppo di prodotti più tradizionali come le automobili.

Uno dei risultati più sorprendenti di questo processo si concretizza nel fatto che la materia prima più preziosa, soprattutto per gli Stati più ricchi, è quella che Angela chiama “elaborazione mentale”. A sostegno di questo viene citato uno studio della Banca mondiale secondo il quale l’80% della ricchezza dei Paesi più avanzati è rappresentato dal sapere, cioè da una ricchezza immateriale. I più avvantaggiati, chi avrà più probabilità di successo, saranno quindi quegli Stati, quelle imprese o quei singoli in grado di sviluppare e sostenere questa ricchezza immateriale; sotto questo concetto si nasconde la capacità di mettere a frutto tutte le conoscenze e i saperi per indirizzarli verso la strada del progresso e della creatività.

Un risvolto negativo di tutto questo è quello che Angela definisce “distruzione creativa”. Infatti un mondo guidato da una costante e indefessa ricerca dell’innovazione spinge le aziende che non riescono a stare al passo coi tempi fuori dal mercato. Emblematico il caso di Kodak, solida azienda produttrice di pellicole fotografiche e cinematografiche, fino a pochi anni fa considerata imbattibile; il nascente mercato della fotografia digitale ha colto impreparata la storica azienda statunitense e l’ha condotta alle soglie del fallimento industriale. Per evitare di venire travolti dalla cosiddetta “distruzione creativa” allora sarà necessario essere sempre al passo coi tempi, o meglio un passo in avanti, avere sempre nuove idee, nuovi sistemi, nuove capacità.

Se fin qui Angela si è riferito principalmente alla sfera industriale e produttiva, che si fonda essenzialmente sulla competitività, nell’ultima frase del brano in questione il discorso prende un respiro più ampio e il pensiero dell’autore sembra invece rivolgersi alla sfera pubblica. Solo la sfera pubblica infatti può occuparsi di quelle “attività non direttamente produttive (a cominciare da quelle artistiche e culturali) cui teniamo molto, ma che dipendono dalla ricchezza disponibile”.

Sebbene quindi Angela non lo espliciti, quel “sistema molto efficiente” in grado di sostenere economicamente le attività non produttive suddette è, in generale, un sistema ideale in grado di distribuire equamente le risorse disponibili, e più puntualmente – io ritengo – lo Stato. È lo Stato infatti che attraverso la gestione delle risorse economiche può allocare i giusti fondi nelle proporzioni più adeguate (questo almeno sulla carta) anche a quelle attività non direttamente produttive che riguardano l’arte e la cultura, le quali possono auto-sostenersi solo in parte. Quel sistema è quindi “molto efficiente” quanto più si avvicina a questo ideale di proporzione ed equità.

Detto ciò, occorre riflettere su come quest’ultima considerazione si leghi a quanto detto in precedenza.

La parola chiave che dà unità a tutto il brano è la creatività. Creatività quindi intesa come motore dell’innovazione (industriale) e anche come fuoco che alimenta la nuova arte, la nuova cultura. Due aspetti della stessa medaglia che si differenziano per essere portatore di valore economico il primo, e non direttamente portatore di valore economico il secondo. Detto in altri termini, da una parte abbiamo l’industria e il mercato, che sono in grado di retribuire più che adeguatamente le idee nuove, le innovazioni rivoluzionarie e le menti più brillanti, e le retribuiranno in modo direttamente proporzionale alla rilevanza che esse avranno per lo sviluppo economico; dall’altra parte la creatività più alta, legata cioè all’arte in senso lato, in grado di produrre idee altrettanto brillanti ma non utilitaristiche, spesse volte non economicamente quantificabili, che deve essere pertanto sostenuta anche dallo Stato, il quale ha tra i suoi scopi proprio quello del sostegno e della promozione della cultura in quanto bene pubblico.

Quest’ultima parte di ragionamento è del tutto speculativa; Piero Angela con l’ultima frase del brano citato getta solo un sasso nello stagno, non approfondisce e lascia, come si è visto, il lettore libero di riflettere ulteriormente sull’argomento.

Ciò che è certo comunque è l’importanza che Angela attribuisce alle capacità umane di ragionare, sviluppare nuove idee, arricchire la mente, trovare sempre nuove soluzioni per problemi nuovi. Se non lo avesse scritto, sarebbe stato comunque il suo esempio come divulgatore scientifico a dirci le stesse cose: lungo tutta la sua carriera Angela è stato da un lato portatore di infiniti esempi e di storie di come il cervello umano ha saputo scoprire, inventare e progredire, e dall’altro è stato lui stesso l’esempio più luminoso di ciò che significa comprendere un problema o una questione spesso difficile e rielaborarla in modo che sia accessibile a tutti. Non è forse anche questa una declinazione della creatività?

Alla luce di questo quindi è difficile pensare che non sia la creatività il motore della civiltà umana, dall’invenzione della ruota all’intuizione della teoria delle stringhe. Non solo in ambito scientifico-tecnologico, però. Pensiamo ad altre declinazioni della creatività, per esempio in ambito artistico o umanistico. Nessun nuovo artista, pittore, scultore, nessun poeta o romanziere, filosofo o architetto può dirsi immune dalle influenze di ciò che è venuto prima di lui/lei. Ogni piccola gemma di creatività che esiste e che è esistita in passato deriva da un germe presente in qualche altra gemma di creatività che l’ha preceduta.

Per cui, anche solo per questo, si può comprendere quanto sia importante un’ampia diffusione della cultura e quindi della creatività, diffusione che deve quindi riguardare tutti, senza pregiudizi e senza distinzioni.

Col suo piccolo grande esempio Piero Angela, nel corso della sua lunga carriera, ha fatto proprio questo: ha diffuso cultura presso tutti gli italiani attraverso il servizio pubblico, riuscendo a spiegare cose complesse in modo accessibile, in modo che nessuno potesse sentirsi escluso.

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