Effetto cultura su Palermo e Pistoia: quasi due milioni di turisti in un anno

Quando si parla di turismo culturale si pensa di acchito al turismo di massa e a tutte le difficoltà che si trovano ad affrontare le città d’arte. Alcune città, però, hanno fatto della cultura un vero e proprio motore di crescita, scrollandosi di dosso etichette precostituite, facendosi conoscere e utilizzando il motore della cultura per […]

Quando si parla di turismo culturale si pensa di acchito al turismo di massa e a tutte le difficoltà che si trovano ad affrontare le città d’arte. Alcune città, però, hanno fatto della cultura un vero e proprio motore di crescita, scrollandosi di dosso etichette precostituite, facendosi conoscere e utilizzando il motore della cultura per uno sviluppo concreto del territorio e per la riorganizzazione degli spazi. È il caso di Pistoia e Palermo, rispettivamente capitali della cultura italiana nel 2017 e nel 2018.

 

Palermo, la cultura dell’accoglienza

Palermo è capitale della cultura 2018. Ha saputo utilizzare questa nomina per farsi conoscere come città di cultura e aperta all’accoglienza, facendo vedere che a Palermo c’è anche altro oltre alle problematiche legate alla criminalità organizzata. Grazie al motore culturale sta portando avanti una serie di riorganizzazioni di spazi – culturali e non – per rinnovare la sua immagine e costruire qualcosa di positivo, a partire dalla realizzazione di isole pedonali e dall’introduzione della ZTL nel centro storico. E di certo le limitazioni ai veicoli hanno migliorato la vivibilità per i residenti (circa 668.000) e la fruizione della città e delle sue meraviglie artistiche per i turisti. La cultura diviene quindi portatrice di un messaggio ben preciso e di una riorganizzazione della città, almeno nelle parti più centrali.

Sì al dialogo fra le culture, no alla mafia: il messaggio di Palermo

Francesco Bertolino
Francesco Bertolino

La nomina di Palermo a capitale della cultura è nata dalla sinergia fra vari attori, come sottolinea Francesco Bertolino, presidente della Commissione Cultura: “La candidatura a capitale della cultura è stata anche sollecitata da alcune associazioni. All’inizio creò polemiche cittadine: fu vista come un modo per distrarre in qualche modo la cittadinanza dai tanti problemi della città. Noi abbiamo sempre difeso questa candidatura, perché in ogni caso avrebbe portato a risultati positivi”.

Sono due le linee che Palermo ha sviluppato nel suo anno della cultura e che ha voluto trasmettere a residenti e turisti attraverso le sue meraviglie e manifestazioni: il dialogo fra le culture e il mutamento d’immagine da città di mafia a città di cultura. Sono due punti che Bertolino tiene a sottolineare: “Non ci siamo limitati a elencare una serie di monumenti dello straordinario patrimonio presente in città o a un elenco delle iniziative, ma abbiamo provato a tradurre cosa i monumenti ci potessero raccontare e a trasmettere la linea volta all’accoglienza già espressa attraverso la Carta di Palermo, dove si mette al centro di tutto la persona umana e la richiesta dell’abolizione del permesso di soggiorno. Chi arriva a Palermo è palermitano”.

“Su questo abbiamo improntato il percorso di Palermo come città della cultura: città dell’accoglienza, dell’integrazione dei popoli, dove fedi e culture diverse possono convivere pacificamente. I nostri monumenti testimoniano il passaggio di culture e fedi che si sono alternate in questa città. Di conseguenza abbiamo immaginato che ci potessero raccontare come l’altro possa essere una risorsa. Inoltre, rivendichiamo il fatto che questa città si sia scrollata di dosso la dizione di capitale della mafia con quella di capitale della cultura, sebbene Palermo abbia criticità e contraddizioni”.

 

La strategia di Palermo, tra eventi e riorganizzazione degli spazi

Una cultura dell’accoglienza e del dialogo come motore per una nuova Palermo, “che rimanga e si diffonda anche dopo il 2018”. È questo il messaggio che l’amministrazione e gli altri organizzatori intendono dare.

È in questa ottica che si inseriscono i vari percorsi e le manifestazioni di Palermo durante l’anno: gli eventi al Museo Civico, punto di partenza per una riflessione sulla condivisione di tradizione e innovazione, tra locale e internazionale; l’aver ospitato Manifesta 12, la nota Biennale internazionale nomade per l’arte contemporanea che ha scelto Palermo proprio per le diverse civiltà e culture con forti legami con l’Africa del Nord e il Medioriente; il percorso Arabo-Normanno, itinerario già inserito come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

La strategia ancora più sviluppata con la nomina a capitale della cultura è per certi versi simile a quella di Pistoia. Intanto è da notare il dialogo con le associazioni, tratto costante sia precedentemente alla nomina sia dopo di essa. Poi la collaborazione con le varie istituzioni culturali e politiche, come per esempio l’Università, l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio, il Teatro Massimo o il Teatro Biondo, Fondazione Sicilia, Città Metropolitana. Gli eventi ospitati in spazi culturali ricreati anche dalla riqualificazione di strutture – per esempio i Cantieri Culturali alla Zisa, ricavati dalla fabbrica Drucot, destinati a divenire una cittadella dell’arte – ha permesso di rafforzare ancora di più un’identità libera da etichette.

Altro tratto fondamentale, la riorganizzazione del sistema di gestione degli spazi culturali in spazi espositivi, teatrali, bibliotecari ed etnoantropologici. In questo modo Palermo traccia un percorso di maggiore razionalizzazione degli eventi e un rafforzamento dell’identità, pur legandola all’innovazione. In questo contesto le già citate aree pedonali contribuiscono al rinnovamento dello spazio fisico e al modo di percepirlo. “È nuovo negli ultimi anni vedere fiumi di gente, di turisti che passeggiano al centro storico – commenta soddisfatto Bertolino – a Palermo è una totale rivoluzione. C’è stata una grande riscoperta della città anche per i palermitani stessi”.

 

Aumentano gli agriturismi e gli alloggi in affitto

E con la nomina di Palermo a capitale della cultura continua anche un percorso di crescita del turismo e del settore extra alberghiero. I dati di crescita sono già evidenti mettendo a confronto il 2016 e il 2017. Solo nella provincia di Palermo sono aumentati gli agriturismi (+136,8% tra il 2016 e il 2017 passando da 19 a 45, con un aumento dei posti letto del 105,9% passando da 471 a 970), gli alloggi in affitto (+16,1% passando da 224 a 260, anche qui con un incremento dei posti letto dell’11,2%), bed & breakfast (+15,8% passando da 425 a 492). Lieve, invece, l’incremento degli alberghi (+0,5%).

 

Cresce il turismo: oltre un milione di arrivi nel 2017

Per quanto riguarda i turisti, dai dati si nota come siano aumentati rispetto al 2016, sia gli italiani (+12,9%, 1.277.879, come presenze, +9%, 532.917, come arrivi) sia gli stranieri (+13,2%, 511.236, come arrivi e + 13,8%, 1.703.491, come presenze), con una preferenza dei primi per gli esercizi extra alberghieri e dei secondi per quelli alberghieri. In totale, senza differenziare italiani e stranieri e le tipologie di esercizi, nel 2017 è stato registrato un aumento dell’11% come arrivi (1.044.153) e del 13,4% come presenze (2.981.370). Un trend in crescita che si conferma per l’intera regione Sicilia (Elaborazione dati Portale Regione Sicilia, Dipartimento Turismo, Sport e Spettacolo- Osservatorio turistico).

Per il 2018 non è ancora possibile avere i dati, ma pare che il settore turistico sia ancora in crescita, come sottolinea Bertolino: “Tutti gli esercizi sono strapieni. Con i bed & breakfast o gli appartamenti in disuso trasformati in esercizi ricettivi si è anche avuto un incremento lavorativo, cosa non da poco”. Insomma, la cultura in questo caso è diventata motore economico e di crescita sociale, creando un cerchio in cui le risorse economiche derivanti dal turismo sono investite in servizi, e di nuovo in cultura.

 

Pistoia, una gemma riscoperta

Pistoia è stata capitale italiana della cultura 2017, una nomina che ha permesso alla città di circa 90.000 residenti di riscoprirsi e di farsi scoprire. Già, perché Pistoia è una gemma circondata da altre pietre preziose da anni sotto i riflettori, come Firenze, Lucca o Pisa, per esempio. Il suo desiderio era di farsi conoscere ma rispettando la propria identità, rurale e un po’ ritrosa verso le luci della ribalta.

Enti e istituzioni insieme in nome dell’arte

Come Palermo, anche Pistoia ha messo in moto il meccanismo puntando sul dialogo fra diversi attori: “Il primo valore aggiunto è mettere attorno a un tavolo gli attori principali della città”, commenta il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, presente a Milano nella prestigiosa sede del Touring Club durante la presentazione della ricerca Effetto Capitale. L’impatto di comunicazione delle Capitali italiane della cultura: il caso Pistoia 2017, commissionata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia al professor Guido Guerzoni, dell’Università Bocconi di Milano.

Come Palermo, anche Pistoia ha creato un dialogo e ha costituito un comitato apposito per delineare strategie e obiettivi costituito da enti importanti, quali Comune di Pistoia, Diocesi di Pistoia, Provincia, Camera di Commercio, Fondazione Caript, Cassa di Risparmio di Pistoia e Lucchesia, Regione Toscana. Un comitato “che ha avuto il compito – sottolinea Luca Iozzelli, presidente della Fondazione Caript – di verificare la realizzazione di quanto contenuto nel dossier di candidatura e di esaminare le varie proposte via via pervenute. Il comitato, d’altra parte, si è avvalso di un comitato scientifico composto da Virgilio Sieni, Giulia Cogoli e Carlo Sisi”.

Effetto capitale
Effetto capitale

Il matrimonio tra arte e visitatori

Pistoia non ha voluto apparire differente da quella che è, e ha puntato sull’arte. Del resto il sistema museale cittadino è una colonna portante di Pistoia, e così è stato anche durante il 2017. Oltre i musei anche le biblioteche hanno arricchito le loro attività. Una scelta che si è rivelata vincente, sorretta dal cono di luce dato dalla nomina a capitale della cultura.

Secondo l’osservatorio turistico provinciale costituito dal Comune e dall’Università degli Studi di Firenze, nel 2017 rispetto al 2015 Palazzo Fabroni ha avuto un incremento del +310,2%, quadruplicando i visitatori. Trend positivo anche per il Museo Civico (+130%) e per il Museo Marino Marini (+84,4%). Il tono della città, come detto, è lieve: Pistoia non urla, sussurra. E non scegli eventi plateali, ma punta sulle sue caratteristiche. Vale per l’arte, ma vale anche molti altri appuntamenti che già facevano parte della vita cittadina, per esempio il festival Pistoia Blues o il festival di antropologia del contemporaneo Pistoia – Dialoghi sull’uomo, promosso dalla Fondazione Caript, che ha avuto un incremento di presenze nel 2017 pari a +30%.  Arte, musica, teatro si sono accompagnati però anche fiere dedicate al territorio, all’enogastronomia e ai prodotti locali di Pistoia e dintorni. Insomma, un marchio forte dell’identità pistoiese.

 

La rigenerazione urbana

Come Palermo, anche Pistoia ha utilizzato il motore culturale per un reale sviluppo del territorio e per una riorganizzazione degli spazi. La rigenerazione urbana è un punto comune sia a Palermo sia a Pistoia. Pistoia è una cittadina più rurale rispetto a Palermo, e di conseguenza punta a conservare le aree agricole attorno alla città storica e l’uso sostenibile del suolo. Negli ultimi anni sono stati recuperati terreni agricoli e verde privato, sottraendo al cemento oltre cinque ettari di terreno.

Accanto, la città compie importanti passi verso la valorizzazione e il recupero di edifici e monumenti. Focale il recupero dell’Ospedale del Ceppo, in centro storico, che sarà trasformato in una zona immersa nel verde e di alta qualità ambientale. Nella parte antica è tra l’altro stato riaperto il museo degli strumenti chirurgici.

Luca Iozzelli
Luca Iozzelli

La cultura va quindi di pari passo con la rigenerazione urbana e degli spazi. Luca Iozzelli commenta: “Molte sono state le iniziative: l’inizio del recupero della Chiesa di San salvatore, il restauro della Chiesa di San Leone, con la mostra organizzata in detta sede della Visitazione di Luca della Robbia, la mostra dedicata a Ippolito Desideri, eventi in larga parte finanziati dalla Fondazione,  la mostra dedicata a Giovanni Boldini e alle pitture murarie del maestro presenti all’interno dell’antico Palazzo dei Vescovi proposta dalla Cassa di Risparmio, la grande mostra Passioni visive organizzata dalla Fondazione Marino Marini del grande scultore pistoiese”.

 

Anche per Pistoia la cultura è diventata un valore aggiunto e un motore di crescita come a Palermo, e l’impatto della nomina ha contribuito ad amplificarne l’effetto. Soddisfatto il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, che evidenzia il progetto di rigenerazione urbana e alla strategia scelta per far sì che la nomina a capitale della cultura 2017 potesse essere una sorta di trampolino di lancio anche per le decisioni future, oltre che per la crescita sociale. La linea è chiara: il rifiuto di “cose che avrebbero avuto un risalto mediatico immediato” ma che non avrebbero rispecchiato Pistoia, città che è stata una “riscoperta prima di tutto per i cittadini e poi per i turisti”.

La nomina è stata per Pistoia l’impostazione “di un lavoro che guidi l’azione nostra e di tutti gli attori per i prossimi anni e che fa capire come grazie a una politica culturale di qualità cresca il turismo”.

 

Effetto cultura: oltre 890.000 clienti in un anno

E anche a Pistoia l’impatto della nomina, unito a scelte chiare, ha fatto da motore di crescita per il turismo. L’effetto mediatico per la città ha fatto sì che tra l’1 novembre 2017 e il 31 gennaio 2018 le uscite ottenute gratuitamente su testate, radio e televisioni siano state 6.682, con 501 citazioni, per un valore economico compreso tra i 7,9 e i 9,9 milioni di euro. A dirlo è la ricerca Effetto capitale.

E anche gli effetti sul turismo sono importanti: secondo i dati dell’Osservatorio provinciale, tra gennaio e dicembre 2017 sono arrivati 891.809 clienti che hanno soggiornato per circa 2,6 giornate per 2.361.931 presenze, aumentando del 4,2% per gli arrivi e del 4,1% per le giornate di presenza rispetto al 2016. L’aumento ha interessato sia gli alberghi (+3,3% per gli arrivi e +3,9% per le presenze) sia gli esercizi extra alberghieri (+11,7% per gli arrivi, +5,1% per le presenze), con una netta prevalenza del settore extra alberghiero. Sono stati gli stranieri a vedere maggiormente Pistoia nel 2017 (526.253 come arrivi, +4,8% rispetto al 2016; 1.541.565 come presenze, +3,6%), ma sono cresciuti anche gli italiani (365.556 come arrivi, +3,3% rispetto al 2016; 820.366 come presenze, +5,1%). I motivi del viaggio sono per lo più legati al tempo libero e al turismo culturale.

 

Volano gli agriturismi e gli appartamenti per le vacanze

Nel corso del 2017 sono aumentati gli esercizi alberghieri ed extra alberghieri nella provincia di Pistoia: all’1 gennaio 2018 sono stati registrati 724 esercizi per 24.554 posti letto, in aumento di 22 unità e 233 posti letto rispetto al 2016. A crescere rispetto al 2016 sono stati gli esercizi extra alberghieri, di 22 unità, in particolare agriturismi (passati da 186 a 191) e appartamenti per le vacanze (passati da 58 a 63). In particolare, la maggior consistenza di posti letto riguarda agriturismi e campeggi, passati da 5.290 all’1 gennaio 2017 a 5.348 all’1 gennaio 2018.

Insomma, sembra proprio che sia in grandi città come Palermo sia in piccole città come Pistoia la nuova strada per il turismo che fa della cultura il suo motore sia quella di appartamenti e agriturismi.

 

La scelta: no al turismo di massa, sì a quello di qualità

Pistoia però rifiuta il turismo di massa. “Pistoia, legando il proprio nome alla cultura, ha voluto privilegiare un turismo di qualità”, spiega Iozzelli. “D’altra parte riuscire a mantenere le caratteristiche proprie di una città di provincia, che seppur posta in Toscana non è ancora stata toccata dal turismo di massa mordi e fuggi, credo sia l’obiettivo da preservare, proprio per poter essere attrattiva nei confronti delle molte persone che sono alla ricerca di luoghi che hanno saputo mantenere una loro identità e autenticità”.  Pistoia ha dunque scelto una strada precisa, come sottolinea Tomasi, “per continuare ad attrarre un tipo di turismo curioso, di qualità, che vuole in cambio servizi ma anche un’offerta culturale di altissima qualità”.

CONDIVIDI

Leggi anche

Oscar Galeazzi, Lavoro Turismo: “Non c’è solo fuga dei cervelli. Sparirà il 50% dei lavoratori del turismo”

La grande fuga. Potrebbe essere questo il titolo della conversazione che abbiamo fatto con Oscar Galeazzi, amministratore delegato di Lavoro Turismo, l’istituto di ricerca e collocamento del personale. Ed è sicuramente questa la notizia che ci svela il general manager, impegnato da anni nel settore della ristorazione e dell’accoglienza alberghiera. Il COVID-19, si sa, ha […]

Albergatori vecchio stampo: la crisi del turismo farà sparire anche loro

Si dice che da ogni crisi nasce sempre un’opportunità. Abbiamo voluto domandare ad alcuni addetti ai lavori quali opportunità possono nascere da una situazione come quella determinata dalla pandemia, soprattutto in una città d’arte quale Firenze (ma vale un po’ per tutto il territorio).   L’influsso positivo dello smart working su Firenze “Lavorare da remoto […]