Ho passato la sera di San Lorenzo in mezzo agli operai ex Gkn a Campi Bisenzio, in presidio permanente da oltre due anni, la fabbrica a due passi e del tutto cristallizzata dalla mattina del 9 luglio 2021, quando senza preavviso la proprietà disse che era un venerdì di ferie collettivo mentre si stava consumando il loro ultimo giorno di lavoro, i macchinari immobilizzati per sempre, di colpo e senza un senso, milioni di euro di investimenti surgelati nell’indifferenza dei ministeri e degli investitori che ormai ragionano solo per capitale immobiliare e se ne fregano del capitale umano.
Lì dentro si è fermato tutto, il silenzio è tombale appena provi ad aprire la porta dello stabilimento, superati i tornelli, accompagnata da Dario Salvetti. Mi racconta che, quando l’azienda filava dritta come un treno, i capi dicevano che ogni minuto di pausa erano ventimila euro persi. La ex Gkn, vista dalla porta di vetro prima dello scotch bianco e rosso, pare Pompei il giorno dopo. Gli fa male farmi vedere quel silenzio: Salvetti, come tutti quelli che vanno in battaglia in prima fila, deve tenere dura la linea ma le pene le sente come tutti. Intanto loro stanno provando a fare la storia come la ex Whirlpool di Napoli, anche se con un’altra strategia e un altro contesto sociale, politico, industriale: il comune denominatore resta identico, indebolire l’industria italiana che funziona, costi quel che costi.
Ieri sera Gkn non era a presidiare per sé, ma per i colleghi maltrattati di Mondo Convenienza, lo stabilimento a duecento metri da loro. Dal 30 maggio facchini, montatori e autisti sono in stato di agitazione, lo sciopero nazionale è partito proprio da Firenze per poi arrivare a Bologna, Roma, Torino e avanti fino a tutte le sedi possibili. Chiedono di boicottare gli acquisti e lo chiedono a ognuno di noi che per risparmiare sugli arredi di casa ci appoggiamo con tutto il peso alle loro schiene e alle loro giornate. Guadagnano 6,80 euro lordi l’ora.
Chiedono tre cose semplici: che venga applicato il contratto della Logistica e non quello del settore Multiservizi e pulizie; che venga montato in fabbrica un marcatempo (non gli fanno segnare le ore, Mondo Convenienza spiega che come concessione danno loro un foglio firme, quasi fosse un vanto rispetto al “controllo”); che decada il regolamento unilaterale, quindi non contrattuale, secondo cui le trasferte non vengono pagate giornaliere, come dovrebbe, ma mensili e forfettarie. Tradotto, l’ultimo ricatto: “Se su ventidue giorni di lavoro tu me ne salti quattro, perdi il diritto a tutta la trasferta mensile, quindi malattia e persino festività sono considerate sottrazione a questi ventidue giorni. Se non fai tot giorni al mese, non gli scatta il diritto al pagamento della trasferta”.