Genitori d’estate: il dono della noia

Alcuni anni fa, in occasione dei Giochi Olimpici di Londra, P&G lanciò per la prima volta una campagna che fece emozionare milioni di persone con il video Grazie di cuore, mamma. Il messaggio, bellissimo, alla fine del video diceva: “The hardest job in the world is the best job in the world. Thank you, Mom”, […]

Alcuni anni fa, in occasione dei Giochi Olimpici di Londra, P&G lanciò per la prima volta una campagna che fece emozionare milioni di persone con il video Grazie di cuore, mamma. Il messaggio, bellissimo, alla fine del video diceva: “The hardest job in the world is the best job in the world. Thank you, Mom”, ovvero “il lavoro più difficile al mondo è il lavoro più bello del mondo. Grazie, Mamma”.

Mi ci sono imbattuta per caso pochi giorni fa, in un momento dell’anno in cui questa verità si fa ancora più evidente, e cioè con l’arrivo dell’estate e la chiusura delle scuole. Sono queste le settimane in cui le richieste di percorsi individuali di mindfulness per bambini si moltiplicano e sempre più genitori mi contattano con un senso di urgenza, scrivendo che i figli “hanno bisogno di un po’ di pratica”, secondo un meccanismo proiettivo che mi riempie di empatia e tenerezza. Provo ad ascoltarli con il cuore, e di solito raddoppio gli incontri con mamme e papà e dimezzo quelli con i bambini (che a dire il vero in estate, di tutta questa consapevolezza, non hanno poi così bisogno).

Come sopravvivere, dunque, alla lunga estate da genitori?

 

L’impermanenza e l’importanza di vivere il momento

Mentre in rete si sprecano i meme che ironizzano sulle presunte “vacanze” con figli al seguito e sulla beata inconsapevolezza dei nonni, ignari di che cosa li aspetta, forse potremmo trovare tutti rifugio in qualche insegnamento millenario che ci invita a vivere con saggezza e amore, coltivando la pazienza, il coraggio e la fiducia.

La premessa è semplice: tutto cambia. Me l’ha ricordato una nonna, reduce da una vacanza con la nipotina, raccontandomi di quanto fosse stato bello (e allo stesso tempo stancante) stare insieme tutto il giorno per una settimana e di come questa esperienza l’avesse pervasa di nostalgia, ripensando al tempo che avrebbe voluto dedicare ai figli da piccoli. Chi ha un po’ di familiarità con la meditazione saprà certamente che al cuore della pratica c’è il concetto di impermanenza, che ci ricorda della natura mutevole di tutte le cose. Ora, può darsi che questa parola, di per sé, non ci tocchi particolarmente il cuore. Eppure.

Se fossimo meno votati a vivere la vita come una corsa a ostacoli e ricordassimo più spesso che ciò che oggi diamo per scontato domani potrebbe mancarci da morire, forse un senso di gratitudine e connessione ci permetterebbe di stare davvero in ogni momento per viverlo pienamente.

O forse, più semplicemente, potremmo considerare che the hardest job in the world, il lavoro del genitore, può essere affrontato proprio come qualsiasi altro lavoro capace di appassionarci, renderci soddisfatti e darci un senso di scopo.

 

Il proprio benessere al centro

Molti genitori vivono talmente proiettati sui bisogni dei loro figli che si dimenticano di se stessi. Un po’ come se pensassimo di andare in ufficio al mattino e lavorare a quel progetto, o partecipare a quella riunione, senza aver dormito, o mangiato, o senza aver fatto qualunque cosa vi sostiene e vi dà la carica. Nell’equilibrio familiare, proprio come in quello lavorativo, non basta soddisfare i bisogni primari per fare un buon lavoro, ma occorre occuparsi del proprio benessere fisico, mentale ed emotivo con serietà e dedizione. Perché? Perché non possiamo esserci totalmente per gli altri, se prima non impariamo a esserci completamente per noi stessi.

Dunque, se vi aspettano due mesi di salti mortali in cui incastrare campi estivi, compitini da correggere e gite da organizzare, mentre bramate il meritato riposo e tentate di dribblare la domanda “giochi con me?”, ricordatevi di considerare un po’ di tempo anche per voi. E respirate.

 

Genitori, imparate a chiedere aiuto

Non trovate che siano meravigliosi quei team di lavoro in cui ci si supporta reciprocamente e ognuno offre il proprio contributo e sa esserci per l’altro, al di là dell’immediato tornaconto personale? Mi è capitato molte volte di vedere lavoratori che non hanno ancora imparato a delegare, o membri della famiglia – spesso sono le mamme, ma anche i papà o i nonni – che si caricano sulle spalle il peso dell’universo. Imparate a chiedere aiuto. Anche in questo caso la pratica ci insegna quanto siamo tutti interconnessi, quanto possiamo uscire dal nostro isolamento o dal senso di superiorità che ci porta a credere che come facciamo le cose noi non le fa nessuno. Fidatevi. Nessun uomo è un’isola.

 

Il dono della noia

Non so voi, ma io porto nel cuore il ricordo di lunghe estati da bambina in cui avevo il gusto di annoiarmi. Certo, è un piacere che ho apprezzato crescendo, quando la noia è diventata un ricordo un po’ sbiadito e le estati mi sembrano ogni anno un po’ meno lunghe. Tuttavia, ho l’impressione che oggi i bambini vengano privati del diritto di annoiarsi. Ad aprile inizia la corsa per le iscrizioni ai centri estivi ed entro giugno l’agenda dei ragazzi è già piena di appuntamenti e corsi per l’autunno, in una frenesia che lascia poco spazio ai momenti di noia, così preziosi per la creatività.

Fatevi un bel regalo: prendete in mano il calendario e segnate due o tre appuntamenti random a settimana in cui annoiarvi insieme ai vostri figli. Scommetto che, a fine estate, se farete una classifica dei momenti più belli trascorsi insieme, ci sarà almeno uno di questi pomeriggi di dolce far niente!

 

Connessione autentica

Immaginatevi in una qualunque sera d’autunno, inverno o primavera, durante l’anno scolastico. Siete rientrati a casa dal lavoro e state già pensando alla riunione del giorno dopo, i bambini sono tornati dal corso di nuoto e stanno finendo di esercitarsi per gli INVALSI. Preparate la cena e pensate che loro crescono in fretta e il tempo insieme è sempre troppo poco. Ecco, ora è il momento di condividerlo!

Prendetevi un’ora al giorno in cui stare insieme veramente, ascoltarvi, coccolarvi, imparare cose nuove. Programmatelo, senza lasciarlo al caso. Scegliete un’attività del tutto nuova che volete apprendere nel corso dell’estate e abbiate cura di verificare che – all’apparenza – sia del tutto inutile da inserire nel cv vostro e dei vostri figli: imparate a coltivare l’orto, andate a pesca, salite su uno skateboard e cercate di rimanerci in bilico in movimento, riscoprite il mistero di far entrare due kg di melanzane in un vasetto mentre preparate le conserve sott’olio.

Daniel San, il ragazzo di Karate Kid, ha appreso l’arte del karate (fatta di pazienza, perseveranza e pratica) mentre dava la cera e toglieva la cera. Chissà che cosa avrete imparato a fine estate, voi e i vostri figli.

 

Il tempo per la coppia (o per gli amici)

In estate, come durante tutto l’anno, è importante ricordare che esiste uno spazio sacro: quello per la coppia. Ancora una volta, se si è troppo sbilanciati in favore dei bisogni dei figli, è facile dimenticare qual è il nucleo della famiglia. Quando i bambini sono fuori con gli amichetti oppure quando vanno a dormire di sera, lasciate andare il telefono, i conti o l’urgenza di rassettare la casa. Ricordatevi quanto è bello stare insieme e sentirsi complici, o com’è divertente trascorrere qualche momento tra adulti, in compagnia degli amici.

Buona estate e buona pratica!

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