Grafica Veneta e l’incantesimo spezzato

Diego Abatantuono qualche anno fa, in un film straordinario intitolato “Cose dell’altro mondo” aveva rappresentato la perfetta parodia dei “paròn veneti: benefattori per il solo fatto di “offrire un lavoro” a cui tutti devono rispetto, chiusi nei loro capannoni a “fare pezzi” in un personalissimo ecosistema in cui la burocrazia, le carte, i contratti sono […]

Diego Abatantuono qualche anno fa, in un film straordinario intitolato “Cose dell’altro mondo” aveva rappresentato la perfetta parodia dei “paròn veneti: benefattori per il solo fatto di “offrire un lavoro” a cui tutti devono rispetto, chiusi nei loro capannoni a “fare pezzi” in un personalissimo ecosistema in cui la burocrazia, le carte, i contratti sono solo una gran rottura di scatole, i sindacalisti dei perditempo che impediscono di lavorare, gli extracomunitari e i terroni un male necessario, la formazione una perdita di tempo.

Vestito bene, il paròn non è più un omino incapace di comunicare pubblicamente più a suo agio con una fresatrice che con gli esseri umani. Aderisce a circoli esclusivi, ad Associazioni di Categoria che gli permettono una vetrina in cui esibirsi, dispensa minestroni di saggezza infarciti di luoghi comuni in quelle arene naturali di straordinario qualunquismo che sono i bar di paese.

E’ del 2016 la partecipazione del figlio Alberto alla misconosciuta trasmissione “Giovani e Ricchi” in onda sulla RAI. Una sorta di vetrina del cattivo gusto in cui quattro figli di buona famiglia spiattellano in faccia agli spettatori (?) auto, piscine, vestiti, orologi e feste da far impallidire un Lapo qualsiasi. La trasmissione viene così introdotta:

Giovani e Ricchi racconta quattro super-ricchi nostrani under 30: Alberto Franceschi, figlio di un imprenditore veneto dell’abbigliamento; Camilla Lucchi, altra famiglia di imprenditori del nord-est settore marmi; Federico Bellezza, torinese, anche lui ricco per meriti paterni (ma pronto, dice, a rilevarne il ruolo); Giovanni Santoro, italiano con base a Londra, attivo nel ramo calciatori con fidanzata russa egualmente facoltosa

Qui il video: https://www.raiplay.it/video/2016/09/Giovani-e-Ricchi-628060d6-6764-485c-b108-adc1f2873559.html

Chi è Fabio Franceschi

Fabio Franceschi, paròn di Grafica Veneta non si distacca di molto da questo copione e già quattro anni fa aveva esordito – fra i primi – in quella che ho ribattezzato la Saga degli Imprenditori che non trovano candidati, in cui, intervistato dal solito Gazzettino Veneto si lamentava di non poter far fronte alle tantissime commesse a causa di mancanza di personale qualificato.

La notizia rimbalzata sui social viene immediatamente smentita da decine di Persone che dichiarano di aver inviato curriculum senza ottenere mai risposta, ma anche dai sindacati locali che denunciano modalità poco ortodosse nella gestione del personale. Interpellato in merito dal Mattino di Padova, Franceschi rispose candidamente:

«Qualcuno non è piaciuto all’ufficio del personale, mi hanno detto che erano rompicoglioni. Altri non erano adatti a lavori un po’ pesanti. Ora abbiamo tante candidature, ma cosa me ne faccio di uno di Catanzaro? Qui non ci sono case e stare a Castelfranco vuol dire fare 50 km al giorno, poi uno è in difficoltà».

dal Mattino di Padova, 19/4/2018

Il titolare di Grafica Veneta è un personaggio quantomeno controverso che io ho “conosciuto” solo attraverso queste sue dichiarazioni mentre stavo portando avanti una battaglia personale contro la selezione del personale fatta male. Ma nei giorni scorsi, in seguito agli ultimi avvenimenti (di cui parleremo anche dopo), sono arrivate in redazione una serie di segnalazioni, di documentazioni e di link che ci permettono di spiegare nel dettaglio l’excursus di questo imprenditore.

Nel 2013, Fabio Franceschi acquisisce il 4% del Fatto Quotidiano

“Ho sempre guardato alla carta stampata come a un possibile business alimentato dall’affetto per la lettura tradizionale, quella che si può toccare con mano. Si tratta di un’operazione industriale e intendiamo creare una sinergia con il Fatto Quotidiano. Finora la nostra è stata un’esperienza maturata nel campo degli allegati; siamo entrati in punta di piedi nella stanza dei bottoni, ma senza la pretesa di governare l’informazione”.

Nel 2014, pubblica un libro-intervista con Stefano Lorenzetto per l’editore Marsilio. A metà strada fra Renzusconi e Obama, il libro si intitola “l’Italia che Vorrei”.

Fabio Franceschi parla della sua azienda ne parla come di un ambiente modello, a mezza strada tra la camera bianca e il reparto terapia intensiva, e lo confronta con orgoglio, con le strutture decadenti dei concorrenti.. .che magari vuole acquisire. In questa insofferenza per la cialtroneria e nell’approccio di buon senso semplificatore, Fabio Franceschi ricorda uno dei migliori manager italiani, di scuola tedesca, Franco Tatò  e ricorda anche, da vicino, il Commissario Maurizio Bortoletti, che non si stancava, quando gli si chiedeva «Come hai fatto?», di rispondere sornione che bisogna essere «un buon padre di famiglia» per rimettere in sesto un’azienda. Un buon padre di famiglia, aggiungo, con mano d’acciaio in guanto di velluto.

Riguardo alle mani d’acciaio, avremo modo di parlarne più avanti.

Sarà sempre Stefano Lorenzetto a sperticarsi in salamelecchi in un articolo uscito per l’autorevole “Monsieur Italia” in cui si dichiara il fatturato dell’azienda: 150 milioni di fatturato”.
Tuttavia i dati camerali ci dicono che nel 2013 il fatturato era 52M€. Nel 2014 56M€.

Un imprenditore di successo non può esimersi dalla responsabilità politica nei confronti del suo territorio e del suo Paese. Nel 2018 Franceschi si candida con Forza Italia. Al CdA del Fatto la mossa non piace e gli viene richiesto di rimettere le sue quote.

La mia quota possono pure rilevarla, basta che mi facciano un’offerta congrua. Io non sono mai andato neanche in un Cda di quella società, non so nemmeno dove abbiano i nuovi uffici. Questo per farle capire quanto sia importante per me”. […] “Se vogliono liquidarmi, sanno che sono sempre molto disponibile alle trattative corpose.

Purtroppo le elezioni non andarono secondo aspettative.

Le mascherine di Zaia e i fatturati di Grafica Veneta

Arriviamo dunque al 2020. Franceschi indossa la divisa del benefattore e con una dichiarazione roboante sul senso di Patria riconverte una rotativa e dona 2 milioni di mascherine alla regione Veneto con la benedizione di Zaia.

“Era sabato quando ho incontrato Zaia, la domenica mattina ho fatto una riunione con i miei collaboratori e gli ho comunicato l’idea di produrre le mascherine. Alle prime, comprensibili perplessità tecniche e operative ho troncato il dibattito: ‘Entro mercoledì dobbiamo essere pronti a fare le mascherine. Senza se e senza ma’ . Se vai all’ospedale non ti dicono ‘torni’ domani, ti curano e basta. Poi però non ho dormito per cinque giorni mentre Zaia continuava a promettere le mascherine a destra e manca”.

La Repubblica, 22/3/2020

Tuttavia compaiono i primi dubbi sulle mascherine che poi vengono ridefinite “schermi filtranti”, e dei “test previsti e certificazioni necessarie” non si sa nulla. Addirittura sono “supporto psicologico” per le persone, per “sentirsi più protetti”.

A seguito di molte polemiche, a dicembre 2020, quando ormai l’emergenza mascherine era finalmente rientrata, Grafica Veneta si decide a produrre “mascherine chirurgiche”. Lo spiega al TG Veneto Giampaolo Pinton, attualmente ai domiciliari per caporalato insieme ad altri manager (ma di questo parleremo dopo).

Dei due milioni di mascherine donate da Grafica Veneta un anno dopo – è il maggio di quest’anno – ne vengono rinvenute un milione e mezzo in un deposito a Oderzo.

Ma questa operazione è stata davvero di beneficenza come aveva dichiarato a suo tempo Franceschi?

“Per chi, come me, ha toccato la morte, esiste solo la donazione. Poi le dico un’altra cosa: a 18 anni ero un operaio e ora non lavoro solo per i soldi. E’ una grande soddisfazione sentirsi utile per gli altri, e mi ha commosso l’altro giorno vedere uno striscione a Trebaseleghe, dov’è la tipografia, con su scritto ‘Grazie Fabio per il regalo’. Mio nonno mi diceva sempre che non conta niente essere il più ricco del cimitero”.

Ci scrive in redazione qualcuno che si firma “Un Tizio Curioso” e che sembra conoscere molte dinamiche interne all’azienda:

Se guardiamo il bilancio 2020 di Grafica Veneta salta all’occhio un salto nel fatturato: da 61M€ a 137M€ – questo per effetto della fusione per incorporazione della “Veneta Distribuzione”, società 100% del gruppo che vendeva le mascherine.

Confrontiamo il 2020 con il 2019: +66M€ di fatturato, +50M€ di utile pretax. E questa differenza è da imputarsi alla Veneta Distribuzione, società costituita nel marzo 2020 e fusa in Grafica Veneta nel dicembre 2020, prima dell’approvazione del bilancio. Il business mascherine quindi ha un bel margine. Se poi consideriamo che probabilmente Grafica Veneta per il business “tradizionale” di stampa di libri ha subito una flessione come tutti gli operatori del settore (da bilanci esaminati da me, man mano che sono pubblicati, risultano cali dal 10 al 35%) possiamo ben dire che l’azienda avrebbe perso parecchi milioni di € se non fosse stato per le commesse pubbliche delle mascherine.

Infatti gli schermi/mascherine sono venduti a Invitalia, alla regione, ai comuni. Soldi pubblici.

Ne ha scritto prima l’Espresso

Il business delle mascherine muove risorse pubbliche importanti. A un prezzo medio di 38 centesimi, i 660 milioni di pezzi di questa prima fornitura costeranno all’erario oltre 250 milioni di euro. Ed è solo l’inizio. Sembra verosimile, infatti, che nei prossimi mesi altri fornitori si aggiungeranno ai cinque fin qui indicati. Senza contare che da «metà giugno», dice il commissario, dovrebbe partire la produzione affidata alle macchine di Fameccanica, controllata dal gruppo Angelini, a cui si aggiungono altrettanti impianti per il confezionamento con il marchio Ima, società quotata in Borsa che fa capo alla famiglia emiliana Vacchi. Intanto, però, il governo ha scelto di non svelare i dettagli della prima commessa alle cinque aziende «eccellenze italiane», come le ha definite Arcuri. E strada facendo emergono altri fatti degni di nota.

Poi è arrivato Report: si è scoperto che il contratto Invitalia era 200M€ su 5 aziende per 660 milioni di pezzi. 0,30€+ IVA cad – il comune di Ferrara le ha pagate più care. 200M€ su 5 aziende, immaginando che siano divisi ugualmente (ma ne dubito) vuol dire 40M€ da Invitalia a Grafica Veneta, dei 66M€ (o più) di incremento.

I diritti dei lavoratori

Qualche settimana fa è emerso un fatto di cronaca che ci ha lasciati letteralmente allibiti. Per sopperire alla mancanza di personale Grafica Veneta ricorre ad una cooperativa trentina che “serve” molte aziende del Nord – Est prestando manovalanza straniera, in gran parte pakistana e richiedenti asilo.

Una mano d’opera utilizzata a chiamata per brevi periodi, con orari che arrivano fino a 12 ore al giorno senza pause, ferie né alcuna tutela tra quelle previste dalla normativa. Un vero e proprio sistema estorsivo (come lo ha definito il Fatto Quotidiano) in cui la cooperativa recuperava i costi di gran parte dello stipendio versato e della tredicesima attraverso prelievi agli sportelli bancomat eseguiti personalmente dai due titolari o da persone di loro fiducia attraverso le carte di debito intestate ai lavoratori.

A questo va aggiunto che ai dipendenti veniva chiesto l’affitto per posti letto all’interno di loculi in cui vivevano anche in più di 20 persone.

Quando gli operai hanno deciso di ribellarsi a questo sistema di sfruttamento e di abusi, si sono rivolti al sindacato scatenando una reprimenda da parte dei responsabili della categoria a suon di squadre di picchiatori al fine di redimere coloro che avessero voluto seguire l’ esempio dei lavoratori “ribelli”. Il 25 maggio – riporta il Fatto Quotidiano – al ritorno nelle loro abitazioni di Trebaseleghe e Loreggia, gli operai hanno trovato ad attenderli squadre di picchiatori che li hanno aggrediti, e dopo averli legati mani e piedi, percossi per derubarli dei soldi, dei documenti e di ogni altro avere, compresi i cellulari per impedire loro di chiedere aiuto.

Dall’indagine coordinata dal Pubblico Ministero Andrea Girlando è emerso che la dirigenza di Grafica Veneta era perfettamente a conoscenza dello sfruttamento dei lavoratori stranieri, e consapevoli delle degradanti condizioni di lavoro e della mancata fornitura dei Dispositivi di protezione personale previsti per legge . Il tutto aggravato dall’eliminazione dai server informatici di gran parte dell’archivio gestionale che registra gli ingressi e le uscite dei lavoratori.

Tuttavia, alcuni segnali premonitori dovevano già esserci stati se è vero che ne aveva già parlato nel 2012 il Corriere del Veneto in un articolo mal cancellato, ma fortunatamente ripreso da Giornalettismo.it in cui le mogli dei lavoratori si lamentano con la CGIL:

«Per capire le ragioni validissime delle donne venute nella nostra sede basta leggere la busta paga di febbraio di un dipendente della Grafica Veneta» spiega il sindacalista della Slc Cgil «Lo stipendio lordo è stato di 3.300 euro. Al netto di 2.200. Da notare, che nel calcolo al lordo, nello stipendio erano segnati 250 euro di straordinario, altri 450 di lavoro notturno e ben 950 euro di premio di produzione. Ho fatto la somma ed ho accertato che in quel mese il grafico in questione aveva lavorato 300 ore

Grafica Veneta NON ha rappresentanza sindacale nonostante l’elevato numero di dipendenti (327). Di per sè non è significativo, ma fondi sindacali (CISL-CGIL) hanno più volte riferito dell’impossibilità di suscitare una RSU e di avere interlocuzioni con l’Azienda. Grafica Veneta, con la “scusa” del controllo dell’impianto fotovoltaico sul tetto, effettua riprese video all’interno dello stabilimento in continuo, anche nei reparti produttivi. Pubblicamente elogia il proprio sistema di controllo della produzione, in ottica I4.0, in grado di fornire in tempo reale lo stato dei macchinari e le performance degli operatori.

Voci pervenute in redazione lasciano che tali performance siano poi utilizzate per retribuire (in nero) con un premio a cottimo gli operatori. Pare che in questo modo Grafica Veneta riesce a tenere basso il costo del lavoro

BM Service: è Trentina la cooperativa che procura personale a Grafica Veneta (ma con una ragione sociale molto ampia)

BM Service si presenta come società di “logistica e confezionamento non alimentare”.
Il sito parla chiaro: https://www.bmservices.it/ “Professionisti nel mondo dell’editoria”.
Parliamo quindi di servizi legati al confezionamento dei libri (dunque che c’entra con la selezione del personale?)

  • applicazione di CD all’interno di libri, di etichetta interna o esterna, di fascetta esterna a strappo e antistrappo, di sopraccoperta;
  • applicazione della tavola su copertina, con la foto incollata a mano per la personalizzazione del libro;
  • imbavatura esterna e interna in colla vinilica su segnatura e su blocco (foglietto, cartina, poster) e possibilità di aggiungere al libro un foglio a mano con applicazione sul blocco;
  • riparazioni di libri, tramite sostituzione di una pagina errata in un libro a stampa con quella corretta
  • cambio della copertina per le riparazioni;
  • applicazione di inserti all’interno dei libri con colla hotmail fissa o rimovibile;
  • inscatolatura a più copie, più etichettatura della scatola;
  • inserimento di uno o più volumi in cofanetto oppure nel parapolveri;
  • imballaggio e confezionamento con fustellatura;
  • raccolta di diversi volumi e inscatolatura;
  • inserimento di uno o più volumi in automontante;
  • cellofanatura di copia singola o di più copie;
  • etichettatura su cellofanatura;
  • chiusura bancali.

Sono tutte lavorazioni molto generiche, di cui qualunque azienda può avere bisogno.

La BM ha la sede a Lavis (TN), una città curiosa: nella stessa zona industriale hanno sede 4 diverse tipografie, una acerrima nemica dell’altra e tutte attive sul mercato europeo: LEGO, LEGO Digit, Esperia, Alcione.
A neanche 5 km c’è la quinta: Printer Trento.
E a 40km verso nord c’è la Elcograf (ex tipografia Mondadori), il più grande stampatore italiano di romanzi (nonostante Grafica Veneta si accrediti il primato).

La BM è una SAS: non ha obbligo di deposito di bilanci. La business intelligence di Cribis stima possa avere un fatturato di 2.6M€.Se Grafica Veneta ha comprato da BM 3.000 ore nel maggio 2020, pagandole 30.000€ (10€/hr, molto simile a quanto scritto dalla CGIL nel 2012, alla faccia degli scatti di anzianità e degli adeguamenti salariali) e immaginando che gli ordini siano gli stessi tutti i mesi, vuol dire che Grafica Veneta vale, per BM, 360k€ – a fronte di 2.6M€ di fatturato totale secondo Cribis.
Quali saranno dunque gli altri clienti, grandi stampatori di libri con sede nell’area di Lavis?

La gestione creativa degli accordi con le case editrici

Per quanto riguarda le situazioni contrattuali, Grafica Veneta, come tutti i player del settore, quando stampa per i grandi editori a livello europeo deve sottoscrivere accordi e codici etici. Hachette (primo editore di Francia) esige la certificazione Ecovadis (che penso conosca) da tutti i suoi fornitori.

In redazione ci sono pervenute le citazioni di un accordo stipulato con una grossa casa editrice in cui viene richiesto espressamente al punto IV:

iv. L’Appaltatore garantisce fin da adesso la regolarità dei rapporti di lavoro e collaborazione, in relazione agli obblighi giuslavoristici,retributivi, fiscali, previdenziali ed assicurativi (in particolar modo con riferimento alla normativa in materia di sicurezza sul lavoro), con riguardo ai soggetti che parteciperanno all’esecuzione delle prestazioni oggetto del presente Contratto. È escluso qualsiasi vincolo di subordinazione, potere gerarchico o disciplinare o vincoli di qualsiasi genere, nonché di coordinamento ai sensi dell’art. 409, n. 3 c.p.c., da parte della Committente nei confronti di tali soggetti, restando inteso che la loro attività sarà gestita e coordinata dal soloAppaltatore, sebbene nel rispetto delle esigenze manifestate da ogni singolo Committente, e sotto la sua esclusiva responsabilità;

In questo caso, Grafica Veneta avrebbe già infranto almeno due volte l’accordo: prima nel non rispettare gli obblighi giuslavoristici, retributivi, fiscali, previdenziali ed assicurativi con una parte dei lavoratori e poi nell’avere dipendenti in subappalto con la BM Services

Negli OBBLIGHI DELL’APPALTATORE al punto 4. dello stesso contratto infatti, si legge:

c) a impiegare esclusivamente proprio personale dipendente, idoneo ed addestrato a svolgere il tipo di attività oggetto del Contratto,restando inteso che la responsabilità del personale impegnato sarà ad esclusivo carico dell’Appaltatore;

Al punto 6. GARANZIE DELL’APPALTATORE – MANLEVA – ASSICURAZIONE si legge:

1. L’Appaltatore dichiara e garantisce:a) di disporre di mezzi, personale ed organizzazione idonei e sufficienti a consentire la regolare esecuzione dei Servizi;b) di essere adeguatamente organizzato ed attrezzato con mezzi propri per svolgere a propria cura e rischio i Servizi descritti e convenuti nel Contratto;

La performance dell’Avvocato Spata è una prova di inutile arroganza.

In seguito ai fatti di cronaca legati allo sfruttamento, al maltrattamento e ai pestaggi dei lavoratori intermediati da BM service, notizia che ha fatto il giro del mondo proprio in virtù dell’esposizione internazionale di Franceschi (stampatore di Harry Potter e della biografia di Obama), è di queste ore la notizia rilanciata da Padova Oggi, in cui l’avvocato Spata incaricato di “gestire la pratica”, abbia avviato una strategia controffensiva in cui Grafica Veneta risulterebbe la vittima di una truffa ad opera di quattro lavoratori che dichiarano il falso.

Senza entrare nel merito della vertenza di cui presto conosceremo gli esiti direttamente dai vertici della Procura, resta l’amarezza della conferma di un atteggiamento di grande arroganza con cui Grafica Veneta continua a volersi identificare proprio ora che sarebbe utile un basso profilo e toni meno altezzosi. L’Avvocato Spata dapprima cerca di smontare l’accusa con una tesi troppo elementare per poter essere ritenuta credibile: è evidente che quando un lavoratore viene gestito in maniera non conforme, questi non utilizzerà di certo gli strumenti aziendali per testimoniare le sue presenze.

La procura ha dato per scontato che lavorassero dodici ore al giorno per sette giorni, ma non c’è stata nessuna perizia che lo può confermare.

D’altro canto i Cobas, così come i sindacati fanno notare (qualora ce ne fosse bisogno) che

mentre per i dipendenti di Grafica Veneta esiste un sistema identificativo basato sulle impronte digitali, per i lavoratori di BM Service non si è trovato un sistema identificativo certo. Abbiamo evidenziato che con quel sistema di rilevamento delle presenze, che ha consentito l’ingresso a lavoratori che hanno lavorato in nero, non è possibile stabilire quante ore ogni lavoratore faceva, lasciando la certificazione dell’orario all’arbitrio totale.

Inoltre, dall’incontro avvenuto oggi in Procura, sono emersi anche altri elementi che sottolineano ulteriormente il sistema con cui BM service (e di cui è stato appurato che i manager di Grafica Veneta fossero perfettamente a conoscenza) teneva in regime di schiavitù – o quantomeno di ricatto psicologico – i propri lavoratori

Abbiamo rilevato che a partire dagli ultimi 4 anni vi è stato un uso, a dir poco, spregiudicato di richiedenti asilo, per i quali nulla veniva fatto per consentire una messa in regola sotto tutti i punti di vista, anzi, BM Service, usava il ricatto di lasciarli a casa per continuare a tenerli in una condizione di subordinazione totale ai suoi interessi. Abbiamo evidenziato che, dopo l’apertura dell’inchiesta del giugno del 2020 che ha portato agli arresti delle scorse settimane, vi è stato un ricambio ancora maggiore delle persone impiegate: i richiedenti asilo venivano prelevati direttamente dal CAS di San Piero in Gu.

A fronte di quanto dichiara l’avvocato Spata a Padova Oggi nel tentativo di far sembrare i Cobas e i sindacalisti degli approfittatori della situazione

i Cobas oltre a un risarcimento con una importante somma di denaro, pretendono anche l’assunzione a tempo indeterminato

rispondono prontamente i sindacati:

In definitiva abbiamo chiesto che, per un obbligo prima di tutto morale e per rimediare almeno in parte alla figuraccia che sta facendo un colosso dell’editoria, Grafica Veneta avrebbe dovuto rendersi disponibile ad assumere a tempo indeterminato tutti i lavoratori ai quali era stato consegnato un badge per entrare in stabilimento, visto peraltro che il Sig. Franceschi ha dichiarato che avrebbero bisogno di assumere 60/70 lavoratori nel prossimo futuro, corrispondere in surroga ai lavoratori che hanno lavorato nel mese di giugno almeno 1500 € e aprire la trattativa per il pregresso.

A coronamento dell’intervista a Padova Oggi, l’avvocato Spata, evidentemente non abbastanza soddisfatto ha tenuto a commentare la movimentazione che c’è stata da parte di alcuni scrittori e Persone di cultura fra cui Sandrone Dazieri e il giallista padovano Massimo Carlotto:

Ci sono anche scrittori, vabbé che sono quello sono – commenta ironico al telefono Spata –  che hanno firmato una petizione ma forse bisognerebbe aspettare prima le sentenze, poi esprimersi. Anche questo da la dimensione di quello che stiamo parlando e del fatto che c’è chi vuole cavalcare questo caso per altri motivi

Nel frattempo, questa mattina si è tenuto l’incontro previsto in Prefettura al quale hanno partecipato, oltre al Prefetto Vicario e al Capo di Gabinetto della Prefettura, un rappresentante della Questura e la delegazione di Adl Cobas con due rappresentanti dei lavoratori. Dopo aver fatto presente le sue ragioni pare che l’Avvocato Spata “si sia alzato e, nonostante il Vice Prefetto lo avesse invitato a fermarsi, abbandonava la riunione e inforcava la porta, lasciando tutti i presenti allibiti da un comportamento che è testimonianza di una arroganza senza precedenti, forse perché il Sig. Franceschi si sente ben protetto per le amicizie che ha sempre rivendicato a livello politico.” (fonte Adicobas)

Restiamo in attesa dei prossimi sviluppi.

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