Le decisioni sbagliate sul lavoro e nella vita personale spesso hanno un’origine ben precisa. Vediamo quale nella recensione di “Sbagliando non si impara” di Sara Garofalo.
Hai voluto il libro? Ora pedala
Settant’anni di ciclismo al di qua di catene, manubri e canne, e un’azienda ancora in piena attività. Recensiamo “Ernesto Colnago – Il Maestro e la bicicletta”, di Marco Pastonesi.
Ernesto Colnago avrà raccontato decine, forse centinaia di volte le storie e gli aneddoti di oltre settant’anni di vita legati alla bicicletta; sportivo da giovanissimo, meccanico nei team professionistici e infine costruttore e fondatore di un marchio che vuol dire bicicletta.
La storia di uno degli ultimi testimoni dell’età d’oro della bicicletta
Ernesto Colnago – Il Maestro e la bicicletta (66thand2nd, 15 euro) è un libro concreto e diretto, come l’Ernesto, il maestro che viene guidato con leggerezza narrativa da Marco Pastonesi. L’ex giornalista della Gazzetta dello Sport rinuncia ai suoi proverbiali mangiaebevi letterari per accomodarsi sulla canna, prima in acciaio, poi in alluminio e infine in carbonio della bicicletta guidata dal maestro.
Un linguaggio schietto con l’aggiunta di alcuni intercalari in lombardo tipici di Colnago (quasi tutti comprensibili, ma per i lettori di altre regioni avrei inserito una traduzione). Per sottolineare un concetto. Per rimarcare l’attaccamento al territorio, alle origini, ai tempi in cui Colnago non era ancora Colnago. Il libro si scala in un paio d’ore perché non devia nelle vite delle decine di campioni che Colnago ha visto e fatto vincere, o dei grandi personaggi incontrati. Impostato lo scatto fisso si procede sulla vita del “maestro”, una lunga volata per nulla noiosa e autocelebrativa.
La velocità con cui si susseguono gli eventi di una vita comunque eccezionale, però, ti dà il senso dell’inesorabilità del tempo che passa. Un tempo che Colnago non ha sprecato mai, lavorando e programmando sempre. Un uomo capace di immaginare: sia che il teatro dei sogni fosse “il bugigattolo” di cinque metri per cinque, sia che fosse lo stabilimento capace di sfornare ventimila telai l’anno, bisognava pensare al progetto successivo.
La storia imprenditoriale del “maestro” dei campioni di ciclismo
Il giovane Ernesto Colnago, partito dal nulla, ha messo insieme gli anelli di una catena e li ha lubrificati continuamente facendo esperienza e rubando segreti, competenze e abilità in ogni realtà lavorativa da cui è passato. Un percorso in un tessuto economico sociale che oggi non esiste più, e che riletto oggi fa sorgere il dubbio, che è anche timore, che un giovane volenteroso come Ernesto oggi non diventerebbe mai Colnago.
Garzone, operaio, meccanico, artigiano e imprenditore. Le varie tappe ricostruiscono storie di bottega, piccola e media imprenditoria, che arrivano fino cento anni fa. A undici anni fece il garzone alla LESA (Laboratori Elettronici Società Anonima) che, sfollata da Milano a Cambiago a causa della guerra, produceva motori elettrici, potenziometri e poi registratori e giradischi.
Diventò operaio, seppur nemmeno quattordicenne, alla AMF Gloria di Alfredo Focesi, nata nel 1921. Colnago fu ingaggiato e formato nel montaggio dei telai, un’arte che affinò nel piccolo laboratorio di viale Giuseppe Garibaldi 10 a Cambiago, a due passi da dove oggi sorgono, una di fronte all’altra, l’azienda e la casa di famiglia.
Famiglia: è forse questa la parola magica che lega tutto in questa storia. Il clima famigliare da ricercare in azienda, riuscendo a farsi voler bene con la dedizione nel lavoro. Portare a casa il risultato, sia da dipendente che da imprenditore, è la missione quotidiana di Colnago, forse appresa quando assisteva campioni come Fiorenzo Magni, Gianni Motta, Eddy Merckx o Beppe Saronni.
89 anni e un’azienda ancora in piedi, nonostante tutto (2020 compreso)
Questa missione continua ancora oggi perché Ernesto Colnago, che viaggia spedito verso gli 89 anni, sogna ancora, e non permette a se stesso che un progetto venutogli in mente nel sonno gli sfugga. Una penna e un taccuino sempre sul comodino per annotare, fare uno schizzo, programmare. Dal sogno alla realtà poi ci saranno sempre tanti passaggi da seguire, ma non bisogna lasciare nulla d’intentato.
Non l’ha fatto neppure quando due cardini della sua vita gli sono venuti a mancare: l’adorata moglie Vincenzina e il fratello Paolo. Neppure dopo che, nella primavera del terribile anno 2020, le quote di maggioranza dell’azienda sono state acquisite da un fondo arabo. Colnago ha mantenuto una piccola percentuale per rimanere a capo della produzione: “Non è da considerarsi una resa, né tantomeno una sconfitta. È il segno di una continuità, perché ho finalmente trovato le persone giuste. Davide contro Golia non si poteva più fare”. Il Made in Italy è salvaguardato e così le giornate del “maestro” sono rimaste le stesse di sempre, sveglia all’alba, in azienda alle otto per uscirne alle sette e mezzo di sera.
Poche, pochissime ferie, festa in famiglia giusto a Natale, ma non il primo dell’anno perché sin da bambino seguiva questa filosofia: “Se lavoro il primo dell’anno, poi lavoro tutto l’anno”.
Perché leggere Ernesto Colnago – Il Maestro e la bicicletta
Le storie e gli aneddoti contenuti in questo libro, ne sono quasi certo, sono rintracciabili a spezzoni su internet nelle centinaia di interviste rilasciate da Colnago. Il merito di questo libro è proprio quello di averli riuniti in forma di conversazione e in appena 130 pagine.
Pensando a quanto si sarebbe potuto dire su ogni nome, su ogni incontro (con Enzo Ferrari o con Papa Wojtyla per esempio), il miracolo è proprio nella scelta, condivisa con Marco Pastonesi, di seguire un racconto lineare, a tratti motivazionale, ma che ingolosisce anche gli appassionati di ciclismo puri con alcune foto d’epoca e l’indice di tutti i modelli di biciclette create (dalla “Freccia di Cambiago” in acciaio del 1955 alla V3-Rs in carbonio monoscocca con cui Tadej Pogačar ha vinto il Tour de France 2020).
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