Il cervello: guida a un uso consapevole

Corriamo tutto il giorno, e con noi il nostro cervello. Tentiamo di fare tutto ciò che dobbiamo e vogliamo, ma troppo spesso ci ritroviamo sfiniti e insoddisfatti, dando la colpa all’inevitabile serie di impegni, richieste, appuntamenti, scadenze – e al nostro conseguente stato di stress. È il cervello, che ci segue tutto il giorno, a […]

Corriamo tutto il giorno, e con noi il nostro cervello. Tentiamo di fare tutto ciò che dobbiamo e vogliamo, ma troppo spesso ci ritroviamo sfiniti e insoddisfatti, dando la colpa all’inevitabile serie di impegni, richieste, appuntamenti, scadenze – e al nostro conseguente stato di stress.

È il cervello, che ci segue tutto il giorno, a permetterci di lavorare e di fare ciò che facciamo; eppure viene così bistrattato. Non portiamo infatti nessun rispetto per le sue risorse esauribili: l’attenzione, la capacità di focalizzare e concentrarsi, la capacità di prendere decisioni. Gli chiediamo tanto, ma per lui facciamo poco o niente.

L’attività neurale e i circuiti del cervello

Gli studi sul funzionamento del cervello sono molto recenti. Si sono sviluppati solo negli ultimi 30-40 anni grazie alle neuroscienze moderne, ma danno già tante interessanti informazioni che non vanno ignorate.

L’attività neuronale è come la terra vista dall’alto, di notte: una rete di sentieri di luci sempre attive, sempre in cambiamento. È interessante sapere che nelle nostre esperienze, attimo dopo attimo, il cervello ha due diverse reti che può attivare; due modalità per interagire con il mondo.

La prima modalità è chiamata “circuito narrativo”: è quella predefinita, perché non richiede molto sforzo, né energie (le neuroscienze spiegano che spesso il cervello predilige strategie per risparmiare energia). Si attiva quando intorno non succede niente di particolare; quando si pensa a se stessi o ad altri. Si parla del momento in cui ci si dedica alla pianificazione, al sogno a occhi aperti. È un processo che coinvolge il passato, il futuro e la rielaborazione delle informazioni. Nel circuito narrativo è la corteccia prefrontale mediale a lavorare: il risultato è il continuo chiacchiericcio che anima la mente.

Nella seconda modalità, il cosiddetto “circuito diretto”, si attivano zone diverse del cervello, tra le quali l’insula e la corteccia cingolata anteriore. Questa modalità permette di fare un’esperienza del mondo più diretta e più legata alla realtà degli eventi; non si pensa al passato o al futuro, alle persone o a se stessi, ma semplicemente si vive ciò che sta accadendo e si fa esperienza delle informazioni che arrivano ai sensi in tempo reale. Si è meno legati a eventi passati, ad abitudini, ad aspettative e a congetture, e si diventa più abili e flessibili nel rispondere all’evento in corso. Questa modalità, quindi, permette di sperimentare appieno il “qui e ora”.

I due circuiti attivano diverse parti del cervello e sono inversamente correlati: se uno è attivo, l’altro è a riposo. Entrambi hanno una precisa ragion d’essere; la consapevolezza della loro esistenza e del loro funzionamento è fondamentale. Infatti occorre imparare a decidere in modo più conscio quale circuito sia utile attivare in ogni determinato momento e a sfruttare meglio in particolare il circuito diretto, che viene attivato attraverso l’uso dei sensi. Un’attivazione che porta una gran quantità di benefici.

Abitudini e allenamento: la mindfulness

C’è una buona notizia: attivare il circuito diretto è alla portata di tutti, è solo una questione di allenamento. Tutti possiamo aiutare il cervello e diventare più attenti e consapevoli rispetto alla nostra attenzione e consapevolezza. Abbiamo la possibilità e la responsabilità di educare la nostra mente a stare dove dovrebbe, invece di seguirla passivamente ovunque vada. Più ci si allena e più si diventa bravi a padroneggiare la mente con facilità e con sempre minor sforzo.

È opinione comune tra i neuroscienziati che la mindfulness sia uno strumento estremamente valido e potente a questo scopo. Significa presenza mentale, consapevolezza, focalizzazione. La mindfulness è l’atto di concentrarsi sullo stare nel presente. Chi la utilizza può godere di molti vantaggi:

  • attiva aree del cervello correlate alla diminuzione di ansia e depressione;
  • accresce la consapevolezza di sé e la memoria;
  • aumenta le capacità empatiche;
  • riduce l’intensità delle emozioni spiacevoli;
  • accresce la materia grigia, che diventa più densa nelle aree associate ai processi di apprendimento, memorizzazione e regolazione delle emozioni;
  • influenza positivamente il ritmo dei battiti cardiaci, facilitando così il trasporto di ossigeno in tutto il corpo;
  • aumenta la capacità del sistema immunitario dando vita a un numero maggiore di anticorpi.

Maggior consapevolezza, migliori risultati: l’economia dell’attenzione

Maggiore è la capacità di dirigere l’attenzione e la consapevolezza sulla presenza, migliore è l’impatto sul benessere. Questo è chiaro e scientificamente provato.

Le persone con alti livelli di consapevolezza dei propri processi inconsci, però, vanno oltre. Hanno infatti un maggior controllo cognitivo e una maggiore abilità di dare una forma coerente a ciò che dicono e fanno. Nei fatti, chi è più consapevole si muove durante la giornata in maniera più funzionale e produttiva. Essere più consapevoli porta a prendere decisioni migliori e a raggiungere migliori risultati.

Nella nostra epoca la vera risorsa esauribile è l’attenzione. Così preziosa da meritare una definizione strettamente legata al mondo economico: “economia dell’attenzione” è un termine coniato nel 1971 dal premio Nobel per l’Economia Herbert A. Simon, che notava come “l’abbondanza di informazioni genera una povertà di attenzione e induce il bisogno di allocare efficacemente l’attenzione nella sovrabbondanza di fonti di informazione”. Di qui la ricerca di teorie per risolvere il problema della gestione di questa risorsa così preziosa.

L’economia dell’attenzione riguarda ciascuno di noi: la tecnologia e il conseguente flusso d’informazioni crea un’immensa e costante onda di stimoli cui difficilmente si riesce a resistere. Essa mina il benessere mentale, la capacità di pensare lucidamente, l’abilità di focalizzare e concentrarsi, e quindi la possibilità di prendere buone decisioni. Nella storia dell’uomo mai si era vista una situazione simile. Il nostro cervello, sviluppatosi in milioni di anni, deve ora affrontare una nuova sfida sorta nel giro di pochi decenni.

Prendersi cura della mente

Mentre aspettiamo che qualche attore dell’economia dell’attenzione ci proponga valide soluzioni, dobbiamo agire da soli. Ciascuno deve aiutare il suo cervello a lavorare bene e a non soccombere, prevenendo spiacevoli conseguenze psico-fisiche per il proprio benessere. La mindfulness è una delle soluzioni.

Prepariamoci una tazza di tè caldo, assaporiamo il suo profumo, il calore della tazza tra le dita, il sorso caldo in bocca, il gusto gradevole. Lasciamo scorrere ogni altro pensiero senza bloccarlo, fermando l’attenzione sulle caratteristiche sensoriali della bevanda. Ecco: stiamo praticando la mindfulness. Facile, no?

Difficile è ricordarsi di farlo. Mentre mangiamo, facciamo la doccia, stiamo seduti al parco o nelle pause del lavoro, attiviamo i sensi e permettiamo alla mente di staccare. Ce ne sarà grata.

 

Photo by Matthew Kwong on Unsplash

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