La badante arriva online? Occhio ai rischi

Badanti e algoritmi: le piattaforme online non rispettano il contratto nazionale di chi assiste gli anziani. Con alcune eccezioni positive.

La badante arriva a casa con un click, ma attenzione allo sfruttamento.

Tra le professioni che hanno trovato una nuova vita nelle piattaforme online c’è senza dubbio quella dell’assistente agli anziani. Le famiglie che si affidano al web per trovare una persona che assista i genitori in là con gli anni sono in aumento, come testimoniano i molti siti che sono sorti nell’ultimo periodo (e negli ultimi mesi, con il blocco degli ingressi nelle case di riposo, hanno registrato un ulteriore incremento) che offrono questo tipo di servizio.

Tuttavia dietro queste realtà si nasconde un mondo fatto di sfruttamento e poche regole. Spesso anche la legislazione è carente, come nel caso dei rider. Lo stesso sindacato si sta muovendo, in questo periodo, per normare un settore in cui non sempre è applicato il contratto nazionale di categoria. In modo particolare sotto la lente d’ingrandimento c’è il mondo delle piattaforme online che forniscono servizi di colf e badante, le quali in Italia adottano il contratto nazionale solo in rarissimi casi, affidandosi invece a forme di lavoro atipico che risultano piuttosto diffuse.

La badante? La sceglie l’algoritmo

«L’applicazione del contratto nazionale – dice Camillo Moroni della CGIL Pavia – in generale nelle professioni che passano per le piattaforme online si fa a macchia di leopardo. Esistono davvero pochi casi in Italia. Finora ho trovato soltanto una cooperativa di baby sitter, Le Cicogne.»

Stando a quanto emerge da una ricerca commissionata dal Syndicat European Trade Union, più della metà degli intervistati ritiene che la digitalizzazione porti con sé più opportunità che rischi. Ma i rischi in questione aprono scenari inediti nel mondo del lavoro, che suscitano paura e apprensione in chi non è equipaggiato per affrontarli. Un interpellato su quattro teme che il sistema delle piattaforme possa aumentare la concorrenza tra i lavoratori, intensificare il lavoro, ma soprattutto aumentare la dipendenza da chi gestisce i dati dei lavoratori.

È lo stesso Moroni a chiarire quest’ultimo passaggio: «L’algoritmo, ad esempio, assegna agli iscritti alla piattaforma dei punteggi in base a dei criteri, e questo meccanismo si riflette sulla loro possibilità di lavorare. A punteggi più alti corrisponde una maggior “visibilità” e una maggior possibilità di venire contattati dalle famiglie che necessitano di una badante. C’è il rischio che si inneschi un meccanismo nel quale il lavoratore riceve maggior punteggio nel momento in cui è più disponibile a compromessi sugli orari o ad abbassare i suoi  compensi».

Discriminanti a questo punto diventano i criteri che utilizza l’algoritmo, che però sono sconosciuti alle badanti che decidono di iscriversi alla piattaforma per trovare lavoro.

Badanti online, una giungla di offerte nella quale orientarsi

All’apparenza trovare una persona che assista il proprio famigliare in difficoltà sembra semplice: basta digitarebadantenella mascherina di Google e si apre un mondo di opportunità tra piattaforme, agenzie e annunci privati, che ormai compaiono anche nelle timeline di Facebook e nelle pagine locali, divenute spesso un luogo dove si cerca e trova lavoro.

Nella maggior parte dei casi si tratta di siti dietro ai quali si trovano agenzie con sedi fisiche in tutta Italia, che usano il web in prevalenza come veicolo pubblicitario e per trovare persone disponibili a lavorare da sottoporre poi a colloquio. Ma negli ultimi anni si sono affermate anche piattaforme che mettono in contatto direttamente domanda e offerta.

Il format è semplice. Si può accedere come badante e pubblicare un annuncio, ma allo stesso modo si può pubblicare un annuncio di ricerca. In questo caso il contatto è diretto e in passato sono nati dei problemi. Il vantaggio per il cliente, stando a chi li crea, è quello della velocità: se si rimane senza badante per diversi motivi se ne può subito trovare un’altra.

Gregorio Piraccini, Sos Badante: «Garantire qualità e fiducia per chi ci si mette in casa»

Proprio da un problema come questo è nata “Sos Badante”, società che sta operando per incrementare il livello di garanzie sia per l’utente che per il lavoratore. L’idea è venuta a un informatico milanese, Gregorio Piraccini, che è partito da un bisogno del suo socio: era rimasto senza badante per la madre.

«La mia principale attività – racconta Piraccini – è quella di occuparmi di software. Però, viste le vicissitudini personali, abbiamo pensato di creare un sistema che permettesse di trovare in tempi rapidi una badante, cosa che non è così semplice o scontata. Di solito ci si rivolge a un’agenzia, ma visto che è prevista intermediazione, il costo lievita».

La cifra che rimane nelle tasche di lavoratrici e lavoratori, così, risulta ridotta, e i prezzi sono comunque alti. Il business di Sos Badante consiste nel farsi pagare per l’annuncio, sebbene al momento non sia ancora avvenuto dal momento che la società è in fase di startup.

«La nostra politica – continua Piraccini – consiste nel fare un annuncio di basso costo che permetta alla badante di far conoscere la propria attività. L’incontro è uno scambio diretto». In generale l’idea è quella di un costo che si aggiri attorno ai 5 euro al mese per una durata di tre mesi, ma nei prossimi mesi la società milanese lavorerà a lungo anche sul fronte della sicurezza e della qualità del lavoro, sia per l’utente finale, che nella tutela del lavoratore.

«In un primo tempo non facevamo registrare le famiglie, ma l’intenzione è quella di avere una forma di registrazione nel sito così da conoscere chi usufruisce del nostro servizio. Per noi è importante investire su un servizio che garantisca la qualità e la fiducia, i principali argomenti che emergono quando si parla di assistenza domestica, trattandosi di una persona che ci si mette in casa».

Sfruttamento e al lavoro nero esistono anche in rete

La differenza tra Sos Badante e le altre piattaforme online sarà nella selezione del personale.

«Non vogliamo affidarci all’algoritmo», continua Piraccini. «I profili che compariranno sul nostro sito saranno valutati da un algoritmo. Poi saranno previsti anche dei profili “premium”, che dovranno essere comunque soggetti a valutazione».

Il contatto umano è stato alla base dell’azienda, fin dalla nascita. Per le donne che vi si rivolgono è previsto anche un aiuto nella registrazione, nel caso in cui non abbiano grande dimestichezza con gli strumenti informatici o, trattandosi di persone che provengono da Paesi stranieri, con la lingua italiana.

«Abbiamo sentito, nei primi periodi, storie di maltrattamenti di donne, mal pagate anche da alcune agenzie, e ci siamo accorti che sopravvive anche molto lavoro nero, pagato quatto o cinque euro l’ora. Il nostro obiettivo è quello di spingere verso l’adozione di regolari contratti. Ci teniamo a precisare che i costi del tenere una persona in regola, rispetto al non farlo, non variano di un euro».

Il modello danese di contratti che tutti vogliono imitare

In Italia più volte i sindacati hanno segnalato come le piattaforme non applichino il contratto collettivo di lavoro, tolto il caso di Le Cicogne e in parte Yougenio, al contrario di quanto accade negli altri Paesi.

Il modello che tutti indicano è quello della società danese Hilfr, alla quale sono iscritti 450 lavoratori sul territorio e che vanta 1.700 clienti. Diversi Paesi stanno adottando questo modello, nel quale si usa un contratto che prevede dodici mesi di prova con possibilità di rinnovo, una retribuzione minima, il pagamento delle ferie, l’indennità di malattia e un supplemento welfare. La piattaforma, che sta valutando di introdurre altri benefit, lascia comunque a chi lo desidera la possibilità di continuare a lavorare come libero professionista.

Il modello sta per essere preso in esame anche in altri Paesi per riuscire a normare un settore che fin dall’inizio ha goduto di una certa libertà, ma che negli anni a venire, con l’incremento di persone che si rivolgono a una badante, rischia di diventare un vero e proprio far west.

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