Muratori introvabili: l’edificio Italia ha fondamenta straniere

Secondo la Corte dei conti, l’attuazione del PNRR richiederà un numero di muratori di cui l’Italia non dispone. La soluzione sarebbe l’impiego di lavoratori stranieri. I mestieri edili non attirano più i giovani italiani: abbiamo chiesto il perché ad Andrea Bigazzi della scuola edile CFSE

Muratori, un operaio lavora in un cantiere

Tra i motivi di ritardo nella realizzazione del PNRR c’è anche l’assenza di lavoratori nel settore edile.

A dirlo è la Corte dei conti nella sua relazione presentata al Parlamento il 28 marzo. Dopo un periodo di crisi, il combinato disposto tra l’arrivo dei fondi del Piano e il Superbonus ha provocato una ripresa del settore dell’edilizia, piegato, negli anni scorsi, dal lungo strascico della crisi del 2008. La ripresa trova però l’ostacolo dell’assenza dei lavoratori, ma si innesta su un periodo già positivo per il settore.

Stando agli ultimi dati forniti dal CNCE, la cassa edile nazionale, dal 2019 al 2020 le ore lavorate sono passate da 42.372.148 a 46.537.612, con un incremento del 9,83%. Il 2020 ha rappresentato uno stop per l’edilizia, soprattutto nei quattro mesi del lockdown; dopo di che è cominciata una lenta ripresa, sulla quale si innesta la spinta dei fondi europei.

 

 

Proprio qui c’è il nodo della Corte dei conti, che spiega: “Data l’enfasi sulla dotazione infrastrutturale, una parte significativa delle risorse mobilitate con il PNRR e il Piano complementare andrà ad attivare la filiera delle costruzioni. Questa negli ultimi due anni ha visto importanti aumenti della domanda, sia a seguito del recupero spontaneo degli investimenti privati, che per effetto dell’intensa attività di ristrutturazione legata agli incentivi dei Superbonus. Si sono registrati significativi incrementi occupazionali, sfociati in problemi di reperimento di manodopera”. Anche perché, se già con il Superbonus la richiesta è lievitata al punto di drogare il mercato con la nascita di molte nuove realtà focalizzate, con il PNRR ci si attende un’ulteriore crescita della domanda.

La Corte dei conti: “Mancano muratori. Agevolare i lavoratori stranieri per realizzare il PNRR”

L’istituto di controllo che vigila sulla gestione dei conti pubblici in questo caso segnala un problema di reperimento della forza lavoro e suggerisce una soluzione.

“Va inoltre tenuta presente la scarsa attrattività che alcuni settori, a elevata presenza di occupati con skill ridotte, hanno per i più giovani, dato anche il progressivo aumento del tasso di scolarizzazione delle generazioni all’ingresso nel mercato del lavoro. Non è un caso che da diversi anni le costruzioni abbiano visto un progressivo incremento della presenza di lavoratori stranieri. Di fronte alle difficoltà di reperimento di manodopera emerse negli ultimi due anni, si pone quindi la necessità di assecondare la domanda del lavoro delle imprese, garantendo un adeguato flusso di lavoratori in ingresso nel mercato, eventualmente favorendo gli arrivi dall’estero. Politiche specifiche per l’occupazione in edilizia, legate all’inserimento di lavoratori stranieri, possono agevolare la realizzazione dei piani del PNRR, data la scarsa preferenza dei giovani italiani per questo tipo di occupazioni”.

Quindi la soluzione prospettata dalla Corte dei conti è quella di avere solo lavoratori stranieri, un giorno, a costruire edifici in Italia.

Come si diventa muratore? La carenza di iscritti nelle scuole edili

L’istituto di controllo che vigila sulla gestione dei conti pubblici in questo caso segnala un problema di reperimento della forza lavoro e suggerisce una soluzione.

“Va inoltre tenuta presente la scarsa attrattività che alcuni settori, a elevata presenza di occupati con skill ridotte, hanno per i più giovani, dato anche il progressivo aumento del tasso di scolarizzazione delle generazioni all’ingresso nel mercato del lavoro. Non è un caso che da diversi anni le costruzioni abbiano visto un progressivo incremento della presenza di lavoratori stranieri. Di fronte alle difficoltà di reperimento di manodopera emerse negli ultimi due anni, si pone quindi la necessità di assecondare la domanda del lavoro delle imprese, garantendo un adeguato flusso di lavoratori in ingresso nel mercato, eventualmente favorendo gli arrivi dall’estero. Politiche specifiche per l’occupazione in edilizia, legate all’inserimento di lavoratori stranieri, possono agevolare la realizzazione dei piani del PNRR, data la scarsa preferenza dei giovani italiani per questo tipo di occupazioni”.

Quindi la soluzione prospettata dalla Corte dei conti è quella di avere solo lavoratori stranieri, un giorno, a costruire edifici in Italia.

Il mestiere di muratore guadagna bene, ma attrae poco

Il contratto nazionale è stato rinnovato da poco, e dal 1 luglio 2022 per chi lavora nel settore laterizi si va da una retribuzione di 950 euro a una di 2.250. Un capo cantiere con anzianità arriva in generale a guadagnare oltre i 2.000 euro al mese; un elettricista con quindici anni di servizio arriva a stento a 1.500 netti.

Dal 1 luglio 2023 nell’edilizia-artigianato il settimo livello contrattuale arriverà a 1.900 euro, mentre il primo sarà di 950. Saranno previste la tredicesima e la quattordicesima, scomparse da altri contratti, assieme alla cassa mutua e al sostegno. L’obiezione a questo punto è che la scarsa attrattività di questo settore sia legata al fatto che si tratti di un lavoro troppo faticoso e poco creativo.

 

 

“Questo – continua Bigazzi – è un falso mito. Dal 2000 in poi con le nuove tecnologie il peso del lavoro è diminuito; il carico massimo che si solleva è di 25 chilogrammi. Ritengo sia una professione che può essere esercitata anche dalle donne, che oggi nemmeno vi si avvicinano. In tutta la provincia di Arezzo non abbiamo nemmeno un’iscritta alla cassa edile”.

E questo potrebbe diventare un problema in sede di PNRR, come segnala la Corte dei conti. Il rischio è che la sola presenza di uomini, in un comparto che è fondamentale per il Piano, abbassi le quote di donne richieste dall’Europa, mettendo a rischio i fondi.

L’altro tema è quello della sostenibilità, che passa per forza dall’edilizia. “Non è più un lavoro ripetitivo e poco creativo. Oggi stiamo lavorando su alcuni intonaci alla canapa naturale, che un domani garantiranno emissioni zero, e non sono così semplici da gestire. Basti pensare alla partita del Superbonus, che ha richiesto nuove competenze che non sempre c’erano”.

Una comunicazione da ricostruire

Resta il fatto che le scuole non hanno studenti in edilizia. “In Francia – spiega Bigazzi – è stato risolto il problema con un patto generazionale. Sono stati i genitori che lavoravano nel settore a spingere i figli verso un impiego nell’edilizia. In Italia il lavoro di muratore ha ancora una pessima fama. Per anni siamo stati accomunati agli incidenti sul lavoro, ma anche in questo caso nell’edilizia, rispetto a qualche decennio fa, sono diminuiti”.

Secondo Bigazzi la professione edile è vittima di una scarsa comunicazione da parte delle stesse associazioni di categoria. Negli ultimi anni, ad esempio, le televisioni sono state invase da cuochi, arredatori, agricoltori e giardinieri; ma muratori nulla.

“Oggi tutti vogliono fare il cuoco o altre professioni ritenute meno svilenti. Il muratore italiano si presenta ancora male, un po’ sporco, con gli abiti rovinati, ma non è così. In Italia abbiamo pagato la scarsa attitudine alla promozione della nostra categoria e l’assenza di politiche del lavoro. I licei si sono moltiplicati; si cambiano di poco le materie e si diventa licei tecnologici, o musicali o sportivi. In questo modo si attirano più iscritti, ma nessuno pensa mai a investire sulle scuole professionali. E ci ritroviamo con intere categorie che non trovano lavoratori. Dovremmo essere noi i primi ad aumentare l’appetibilità di questa professione, che oggi non è più destinata soltanto ai giovani che non vogliono studiare”.

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