È il capitolo su crescita e inclusività quello incriminato, tanto da far dire a un esponente della Lega che l’OCSE deve tenere “giù le mani dalle case degli italiani e dai loro patrimoni”. In realtà, invece, nel rapporto vengono elencate tutte le anomalie del nostro mercato del lavoro.
“L’economia italiana deve affrontare sfide legate alla bassa crescita della produttività, alla scarsa partecipazione al mercato del lavoro, in particolare delle donne, e alla povertà relativamente elevata. La partecipazione dei giovani e delle donne al mercato del lavoro è tra le più basse della zona dell’OCSE”.
È interessante notare che gli economisti dell’OCSE danno un suggerimento anche in merito al passaggio dal Reddito di Cittadinanza all’assegno di inclusione, proponendo di mettere una pezza al drastico ridimensionamento deciso dal Governo. Scrivono infatti che “gli incentivi al lavoro per i beneficiari delle prestazioni previsti nell’ambito del nuovo regime potrebbero essere migliorati rendendo più graduale la revoca del sussidio in caso di assunzione”. L’ampliamento della copertura dell’assegno di inclusione alle persone con prospettive molto deboli sul mercato del lavoro garantirebbe che i limitati fondi disponibili per la formazione siano mirati alle persone impiegabili, garantendo allo stesso tempo che i più vulnerabili rimangano coperti dalla rete di sicurezza sociale.
L’OCSE si pronuncia anche sul tema della concorrenza, e in modo implicito sulle corporazioni che soprattutto in Italia sono state e sono un vincolo allo sviluppo della produzione. Dietro il linguaggio tecnico si disvelano i fantasmi italiani che non fanno dormire sonni tranquilli alla signora Santanché in merito alle concessioni balneari e agli ordini professionali (avvocati, farmacisti etc.): “Occorre eliminare le restanti barriere normative alla concorrenza in particolare nel settore dei servizi professionali (…). La riforma della concorrenza nel 2022 dovrebbe essere pienamente attuata per gli appalti pubblici alla loro scadenza”.
Una serie di osservazioni circostanziate, insomma, alla quale si è accodata negli ultimi giorni la bacchettata di Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, che ha suggerito all’Italia di “attuare piani prudenti” per ridurre il debito sfruttando la “incredibile opportunità del PNRR”, pari all’8% del PIL. Se i consigli verranno accolti o meno, superando i mal di pancia, si vedrà.
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