Secondo l’indagine, ricavata dalla partecipazione di 45.000 individui di entrambi i sessi tra i 15 e i 74 anni e conclusa nel 2022, il 18,6% dei dipendenti (circa 3,2 milioni) lavora sia di notte che nei festivi, il 9,1% anche il sabato e i festivi, ma non la notte, e il 19,3% è impegnato col lavoro anche la notte, ma non sabato e nei festivi.
C’è anche una distinzione di genere: gli uomini, infatti, sono più coinvolti nel lavoro notturno, sia in settimana, sia il sabato e nei festivi; le donne, invece, lavorano più spesso il sabato e nei giorni festivi, con un minore coinvolgimento in orari antelucani.
Restringendo il campo ai lavoratori dipendenti, il 60% fa straordinari rispetto al suo orario di lavoro, ma per uno su sei non sono retribuiti (il 15,9%). Per quanto riguarda le motivazioni, si parla soprattutto di carichi di lavoro eccessivi o carenza di personale (51,2%) e della necessità di guadagnare di più (18,4%), con un’inquietante percentuale che dichiara di non potersi rifiutare di farli (8,1%).
E i permessi, che potrebbero mitigare il frastagliamento degli orari? Cattive notizie anche su questo fronte, se si considera che il 21,3% degli intervistati (che corrisponde a 4,7 milioni di occupati) dichiara di non poterne o di non volerne prendere per motivi personali. Una tendenza che si accentua per le lavoratrici e per gli autonomi parasubordinati.