Poi tocchiamo il nervo scoperto, quello di cui parlano tutti e che riguarda gli studenti delle superiori: in italiano il 51% degli studenti (-1 punto rispetto al 2022) raggiunge almeno il livello base, e il divario tra Nord e Sud raggiunge la quota di ben 23 punti percentuali.
Il problema c’è sempre stato e quest’anno coinvolge l’1% in più degli studenti, ma il dato più preoccupante non è questo. Secondo Ricci “quello che si osserva alle superiori è un problema già presente alla scuola primaria, che purtroppo si acuisce nel tempo. Le scuole primarie sono sempre state un po’ il nostro fiore all’occhiello, e invece anche loro quest’anno registrano un calo, più evidente tra i bambini di quinta rispetto a quelli di seconda”. Questo è il dato che dovrebbe preoccuparci. Ecco i dati, nel dettaglio.
Per la II primaria:
- in italiano, circa il 69% (era il 72% nel 2022) raggiunge almeno il livello base;
- in matematica, circa il 64% (era il 70% nel 2022) raggiunge almeno il livello base.
Per la V primaria:
- in italiano circa il 74% (era l’80% nel 2022) raggiunge almeno il livello base;
- in matematica circa il 63% (era il 66% nel 2022) raggiunge almeno il livello base.
La scuola comincia mostrare segni di cedimento, e soprattutto al Sud sono evidenti le differenze tra scuole e tra classi. Roberto Ricci mi spiega che la rappresentazione semplificata che vedeva buoni risultati alle elementari, una sorta di buco nero alle medie e un andamento altalenante alle superiori non è più veritiera.
“I problemi affondano le loro radici nella scuola primaria e diventano più grandi man mano che i ragazzi crescono. In realtà per quanto riguarda la primaria il nostro Paese è ancora tra i migliori in Europa, ma non possiamo negare che ha subito un calo”.