Quando il lavoro è in vacanza

Ormai dovremmo essere tutti in vacanza. O esserci stati, o stare per andarci. Dico “dovremmo” poiché l’estate scorsa quando abbiamo parlato de “Il buon manager che si vede nel momento della pausa” ci sono state decine di migliaia di condivisioni sui social e un consenso evidente che toccava il cuore di tutti coloro che aspirano a […]

Ormai dovremmo essere tutti in vacanza. O esserci stati, o stare per andarci.

Dico “dovremmo” poiché l’estate scorsa quando abbiamo parlato de “Il buon manager che si vede nel momento della pausa” ci sono state decine di migliaia di condivisioni sui social e un consenso evidente che toccava il cuore di tutti coloro che aspirano a lavorare con serenità e passione. Ma purtroppo hanno dei capi.

Sono coloro che ambiscono ad obbiettivi chiari, che vorrebbero partecipare a riunioni utili, costruttive e pianificate in tempo utile per prepararsi con attenzione e dalle quali si esce con un disegno chiaro e rinnovata motivazione. Coloro che normalmente il lunedì alle 9.00 sono puntuali ed operativi “in posizione” e il venerdì alle 18.00 vorrebbero salutare i colleghi con il sorriso sulle labbra ed augurare a tutti “buon weekend”, sapendo che sarà un weekend di relax, di famiglia, di pesca o monumenti o amici o escursioni o anche solo di divano e popcorn. Coloro che hanno firmato un contratto sapendo di far parte di una squadra con un obiettivo comune e un grande senso di appartenenza.

Il riscontro a quell’articolo mi ha restituito, come temevo, la conferma di Persone che non rispondono più a un comune sentire aziendale, ma alla schizofrenia di email spedite ad ogni ora del giorno e della notte, a richieste di feedback continui, a giustificazioni e obiezioni sull’operato dei singoli o del team e preferibilmente in copia conoscenza.

Da queste pagine, in cui fin dal primo numero segnaliamo modelli manageriali che ci paiono obsoleti, commentiamo e condanniamo pratiche senza etica e cerchiamo costantemente modelli di innovazione (ma ci basterebbe anche solo di modernità), con quell’articolo abbiamo messo un punto fermo e dettato una regola infrangibile: la pausa, dei capi e dei collaboratori, va rispettata. E’ quello il momento in cui si capisce se sei un manager efficace o un pervertito in cerca di compagnia.

Ma questo è anche un giornale a cui piace guardare tutte le facce di ogni singolo aspetto e non potevamo dunque non considerare che c’è chi lavora duramente quando tutti sono in vacanza.

Da una parte senza dubbio gli stagionali: bagnini, animatori, istruttori sportivi, colonie, attività commerciali (che nei posti di villeggiatura spesso sono aperti fino a mezzanotte), artisti di strada, manutentori, albergatori, receptionist, ristoratori, cuochi, camerieri e aiutateci voi a citarne (e magari anche a raccontarne) altri. Dall’altra quelli che non possono davvero fermarsi mai.

Fra questi non sono compresi coloro che ritengono che senza di loro l’azienda vada a gambe per aria, naturalmente.

E così, approfittando delle ferie ho seguito per due giorni l’intera filiera della pesca: imbarcato su un peschereccio partito dalle coste livornesi ho assistito a una vera e propria battuta di pesca a rete, ascoltando le storie di Giacomo, (titolare di un ristorante e di uno stabilimento balneare con oltre 50 anni di tradizione familiare) e di Guido, tipografo fiorentino a cui la vita e la crisi hanno imposto un cambiamento radicale, reinventandosi pescatore con grande forza d’animo e una grandissima dignità.

Alle 4.00 del mattino con Roberto, il fratello di Giacomo che con lui conduce il ristorante di famiglia, sono stato all’asta del pesce di Livorno. Sullo sfondo il linguaggio colorito di chi non può davvero fermarsi mai, non per capriccio, ma per pura sopravvivenza. Certo, qualcuno anche per business. Ho scoperto un mondo che non ha orari e le cui riunioni sono davvero strategiche e quasi mai avvengono in una sala riunioni, ma soprattutto mi ha sorpreso un primo piano fatto di rispetto degli uni per gli altri, amici o competitor che fossero, davvero inusuale per il mondo interconnesso dei manager basato sulla competizione per vincere e che tanto mi ha dato da pensare, al punto che mi verrebbe voglia di inserire un pescatore in ogni board aziendale.

Senza email, senza computer, ma con un grandissimo amore per la vita e una passione senza orari per se stessi e per chi vive intorno a loro.

Su queste pagine per qualche giorno, ci limiteremo a raccontare questa storia per immagini, in attesa di riprendere il 14 settembre con il numero nuovo di SenzaFiltro.

Buone ferie a tutti. Fatele.

Poi, in chiusura, mi capita di leggere un post su un blog che si definisce “manageriale”. E la voglia di cercare l’autore e appenderlo all’amo è davvero irresistibile.

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