Il 12 settembre la maggioranza di centrodestra che governa la Lombardia ha votato un proprio ordine del giorno per dichiarare l’inammissibilità di tre quesiti referendari depositati a fine luglio da associazioni, sindacati e cittadini, che miravano ad abrogare quelle parti della legge regionale sulla sanità che statuiscono la “equivalenza” e la “parità” tra la sanità privata e quella pubblica nella Regione. I quesiti abrogativi riguardano tre punti della legge regionale firmata da Roberto Maroni nel 2009, fino ad arrivare alle modifiche introdotte nel 2021 dalla riforma Moratti.
I quesiti riguardano l’equivalenza pubblico-privato e l’estensione delle funzioni e dei servizi che il pubblico può delegare al privato, rispettivamente da parte delle ATS e delle ASST. “L’abrogazione di questi passaggi”, secondo i promotori, “ha l’obiettivo di riportare al pubblico la funzione di programmazione, di controllo pieno dell’erogazione dei servizi a partire da quelli di prevenzione, garantendo universalità di accesso, gratuità e partecipazione”. Il 30 ottobre, presso il Tribunale ordinario di Milano, è stato depositato il ricorso contro la bocciatura.
A partire dalla prossima settimana, il PD pubblicherà sul sito www.conlasalutenonsischerza.it un fac-simile di lettera da inoltrare all’ufficio preposto di ogni ASST di riferimento per ottenere la visita o l’esame diagnostico al solo costo del ticket. La procedura, praticamente sconosciuta e non pubblicizzata dalla Regione, è prevista da una delibera regionale, la n. 1865 del 2019, che contiene il Piano regionale di governo delle liste di attesa.
Photo credits: valseriananews.it