Sardegna, non solo Billionaire: è lei la capitale del turismo accessibile

Uno stabilimento balneare sardo accoglie ogni tipo di disabile con attrezzature e professionisti adeguati: “Abbiamo ospiti da tutto il mondo”.

Negli ultimi anni molti operatori del turismo, per rispondere alle crescenti complessità che vive il settore, stanno cercando di rinnovarsi con offerte alternative.

Una delle vie proposte dall’Open Forum organizzato da Travelnostop.com, tenutosi lo scorso 11 giugno, è quella del turismo accessibile, una nicchia di settore la cui domanda di servizi e offerte sta crescendo da tempo sempre di più, in Italia come nel resto del mondo. Disabilità temporanee, invecchiamento della popolazione, disabilità gravi; tutte queste situazioni richiedono che il settore del turismo si adegui per offrire soluzioni sempre più specifiche e accoglienti.

Solo per dare qualche dato, si stima che in Europa vi siano 127 milioni di persone con “bisogni speciali”, di cui 10 milioni solo in Italia. Un numero importante per il settore turismo, soprattutto tenendo in considerazione che può potenzialmente raddoppiare (se non addirittura triplicare) dato che questa tipologia di turisti non viaggia da sola ma è accompagnata da parenti, amici e assistenti, e che ha una permanenza media di vacanza di 10 giorni.

“Disabili, la malattia non deve essere un confine”: l’esperienza del turismo accessibile in Sardegna

Turismo accessibile però non significa solo proporre strutture senza barriere architettoniche o camere d’hotel per disabili, ma anche garantire a queste persone una serie di servizi offerti da tutta la filiera che rendano accessibile a 360° il soggiorno nella destinazione prescelta.

Proprio a tal fine, nel Sud Sardegna, l’associazione Le Rondini già da tre anni propone un’offerta innovativa a disabili, malati e persone con difficoltà motorie per poter soggiornare al mare e vivere nuovamente la spiaggia (un luogo al quale per molti di loro è impossibile accedere).

Le Rondini è un’associazione di volontariato che propone servizi e assistenza per persone affette da gravi disabilità, patologie neuro-degenerative e in ventilazione meccanica, e che sostiene il diritto di ogni individuo ad avere la miglior qualità di vita possibile e a essere partecipe e protagonista della sua esistenza.

Proprio con l’intento di abbattere il rischio di isolamento e di esclusione sociale della persona adulta affetta da gravi disabilità, e per incentivare la cultura del turismo accessibile, l’Associazione ha inaugurato nel 2018 l’Isola del cuore nella spiaggia di Maladroxia, a Sant’Antioco. Si tratta del primo stabilimento balneare in Sardegna completamente attrezzato per l’accoglienza e la fruizione del mare per tutte le persone con ogni grado di disabilità, anche grave e in ventilazione meccanica.

Lo stabilimento è supportato anche da due strutture pensate per ospitare questi utenti: l’Isola in Movimento, una casa mobile progettata appositamente per le necessità di un disabile grave, e Domo Noa, una struttura situata a Carbonia dotata di ambienti idonei ad accogliere disabili e accompagnatori. A breve sarà disponibile una seconda casa mobile, che permetterà a chi viaggia con più di un assistente o con altri parenti di vivere vicino a loro l’intera vacanza a Maladroxia.

Abbiamo parlato di queste iniziative con Franca Boi, presidente dell’Associazione, e con Cosimo Giametta, infermiere volontario.

Come nasce l’Isola del cuore?

F.B.: Quando abbiamo iniziato questo progetto l’abbiamo fatto perché ci è stato chiesto dai nostri utenti. È al mare, ma avrebbe potuto essere da qualsiasi altra parte: abbiamo voluto dare una risposta a una lacuna lì dove ci è stato chiesto di farlo. Ma un progetto come questo avrebbe potuto essere ovunque, perché manca in molti luoghi un’offerta strutturata di turismo accessibile, che invece avrebbe un potenziale incredibile non solo per le aree balneari. Un turismo che non preveda solo una stanza per disabili in un hotel, ma una serie di servizi integrati che consenta al disabile, anche grave, di vivere realmente un’esperienza di vacanza (trasporti, attività organizzate). Lo stabilimento nasce grazie alla collaborazione con le istituzioni territoriali, ed è una struttura totalmente raggiungibile dai mezzi di trasporto, che possono accedere fino alla spiaggia. Offriamo tutta una serie di dispositivi e strutture per il disabile grave, come postazioni con colonnine di energia elettrica dedicate alle persone in ventilazione meccanica, o postazioni per persone non ventilate ma con altre specificità. Questo stabilimento è sostenuto dai soci volontari e da personale specialistico, che prestano la loro assistenza a titolo gratuito e volontario. Per gli ospiti non autosufficienti, compresi i ventilati, abbiamo predisposto un percorso specifico per l’accesso al mare, nonché la disponibilità di attrezzature idonee al galleggiamento in sicurezza. È una cosa di cui siamo molto orgogliosi.

C.G.: La spiaggia garantisce la presenza di un medico rianimatore e di due infermieri rianimatori, permettendo così anche al disabile grave, come nel caso di malati tracheostomizzati, di vivere la spiaggia in sicurezza, e di poter addirittura fare il bagno assistiti. Questo è un servizio più unico che raro. Generalmente le persone tracheostomizzate non possono fare il bagno, perché è un’attività complessa, che richiede molte cure e attenzioni. Grazie alle nostre competenze, all’esperienza e a un’attenta valutazione caso per caso di ogni paziente abbiamo sviluppato un vero e proprio metodo che ci consente di fargli vivere un’esperienza che generalmente un malato di questo tipo non può più fare da anni. L’emozione che vediamo nei loro occhi nel momento in cui li mettiamo in acqua è indescrivibile.

Perché sono importanti offerte di questo tipo per il disabile, soprattutto nel caso del disabile grave?

C.G.: Quando vieni colpito, ad esempio, da una malattia come la SLA, tu sparisci. Si tratta di disabili che progressivamente, con l’aggravarsi della malattia, smettono di vivere in attesa della morte. Noi vogliamo invece che, anche grazie al turismo accessibile, si diffonda un nuovo modo di vedere il disabile, che non deve vergognarsi e stare rinchiuso in casa. Il malato deve continuare a uscire, interagire.

E funziona? Quali sono i risultati dell’Isola del cuore?

F.B.: Sono molto positivi, sia per lo stabilimento che per la casa mobile. Lo stabilimento sta andando molto bene: le presenze del 2018 sono addirittura raddoppiate nel 2019, mentre a causa del COVID-19 probabilmente avremo una riduzione del numero per il 2020, ma i riscontri sono comunque molto positivi. In queste tre stagioni abbiamo avuto ospiti da tutto il mondo che ritornano dopo la prima volta. La casa di Maladroxia è stata inaugurata a fine estate 2019, ed è stata progettata da noi completamente a misura di disabile, compreso il disabile grave. D’estate viene usata al mare, mentre d’inverno, essendo carrellabile, può essere spostata e usata a richiesta per partecipare a eventi (concerti, matrimoni…) o per altre esperienze turistiche. Offrire al disabile grave una struttura di questo tipo, in grado di accoglierlo e di dargli gli strumenti necessari per soggiornarvi in sicurezza, è una possibilità importante, che purtroppo non è disponibile in altre strutture della zona. Per quanto riguarda Domo Noa, invece, è stata inaugurata poco prima del lockdown, per cui siamo ancora agli inizi.

Quali sono attualmente i limiti?

F.B.: Troppi servizi per disabili oggi vengono offerti solo dal volontariato, anche nel caso del turismo accessibile. Deve cambiare la mentalità: il terzo settore è una risorsa sociale ma anche economica, che aiuta concretamente un territorio e i suoi abitanti. Noi siamo una risorsa dove mancano i servizi. Dovremmo essere maggiormente valorizzati e sostenuti, soprattutto per crescere e offrire sempre più servizi, e creare anche posti di lavoro, senza dover basare sempre tutto solo sul volontariato. Un disabile ha voglia di vivere, ma per farlo ha bisogno di strumenti e servizi, altrimenti si chiude in casa. Turismo accessibile significa molto: possibilità economiche, recupero relazionale, sociale e di autonomie personali, processi di crescita e di integrazione sociale. Siamo fortemente convinti che la malattia non può e non deve essere un confine: vogliamo lavorare per alleviare al disabile il peso della malattia affinché possa sentirsi nuovamente parte attiva della comunità.

Photo Credits: Associazione Le Rondini

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