Turn over esasperato e saccheggio dei somministrati: analizziamo le ragioni del primo sciopero nazionale dei lavoratori Amazon del 22 marzo, con testimonianze di ex dipendenti e sindacati.
Scaffalisti: un mestiere, 244 contratti, pochi euro all’ora
Sono i fantasmi incaricati di collocare la merce sugli scaffali dei supermercati, arrivano a fare più di 12 ore a giornata (spesso di notte) con stipendi che toccano i quattro euro l’ora. Un viaggio tra lavoratori stritolati da cooperative, interinali e contratti pirata
“Ho trovato un annuncio di ricerca personale proprio nel punto vendita e ho chiesto informazioni alla cassiera. Lei mi ha consigliato di portarle in una busta il curriculum in modo poi di essere ricontattata il prima possibile ed effettivamente mi hanno richiamata, se non sbaglio il giorno successivo. Al momento della chiamata mi sono state fornite le informazioni che ho scritto nel mio post. Il colloquio? Non c’è stato, sono stata io a decidere di non sostenerlo proprio per gli orari di lavoro e la retribuzione e poi perché, grazie al gruppo di Facebook, ho capito che anche l’ambiente lavorativo non era dei migliori.”
Ilaria, romana, oggi ha trovato un altro lavoro, ma non dimentica la proposta che circa un anno fa un supermercato le aveva fatto: lavoro full time con orario dal lunedì al venerdì, 8:30-17:30, con un’ora di pausa. Sabato lavorativo con orario 8,30-20, idem la domenica, un giorno di riposo alla settimana. Busta paga, compresi domeniche e festivi e “i 100 euro di Renzi”, di 1.250 euro mensili netti. Se avesse accettato, Ilaria avrebbe lavorato praticamente 60 ore a settimana, ricevendone in cambio una paga oraria di circa 5 euro all’ora.
La sua mansione sarebbe stata quella di “scaffalista”, quella figura che nelle corsie dei supermercati ha il compito di sistemare la merce sugli scaffali dopo averla tirata fuori dagli scatoloni e dopo averla prezzata. Lavoratori spesso fantasma, perché non è raro che il loro lavoro si svolga di notte. Dopo aver ricevuto la proposta, facendo parte di un gruppo su Facebook creato per dare la possibilità a chi cerca lavoro di scambiarsi opinioni, esperienze e soprattutto mettere in guardia dalle offerte che nascondono insidie, Ilaria ha scritto il post in cui chiedeva agli altri membri cosa ne pensassero. I commenti non si sono fatti attendere. Oltre allo stipendio (che, dice oggi, “non sapevo se comprendesse già il conteggio dei turni festivi e delle domeniche”), i giudizi negativi sul supermercato l’hanno fatta desistere.
Sulla stessa pagina Facebook, Roberta chiede: “Eravate a conoscenza del CCNL SAFI? Io onestamente no fino all’altro ieri, in cui una delle tante interinali mi ha proposto un lavoro come scaffalista dalle 7:30 alle 13:00 (a detta loro Part time 24h) presso una famosa catena GDO per ‘ben’ 6€ lordi l’ora. Ho esperienza nella GDO ma sempre con CCNL commercio o terziario… Poveri noi…”.
I mille inquadramenti degli scaffalisti nei supermercati: è per sfruttarti meglio
Sono solo due delle tante testimonianze che è possibile raccogliere in rete su uno dei segmenti di lavoratori più sfruttati e peggio pagati d’Italia. Sarà anche per questo che, secondo i dati dell’Osservatorio 2022 sul settore del commercio al dettaglio alimentare di FIDA-Confcommercio (Federazione Italiana Dettaglianti Alimentari), “negli ultimi due anni, 1 impresa su 3 della distribuzione alimentare – soprattutto supermercati e minimarket – ha ricercato nuovo personale, di queste quasi la metà (47%) ha incontrato difficoltà nel trovare le risorse delle quali aveva bisogno determinando, per il 42,2%, anche un impatto negativo sui propri ricavi”. Tra le principali cause della difficoltà nella ricerca, scarsità di personale con le competenze o esperienze richieste (64,1%), orari di lavoro ritenuti pesanti (40,2%), mansioni di lavoro poco attrattive (31,3%); banconisti (68,1%), cassieri (58,5%), macellai (42,2%) e scaffalisti (39,3%) sono le figure professionali più richieste.
Un ex scaffalista di una delle più note catene di supermercato del Nord Italia racconta così la sua esperienza: “Lavoro al limite dello sfruttamento, annientamento della persona, nessuna possibilità di ribattere pena l’isolamento/punizione con turni ‘scomodi’, mobbing, aggressività verbale, favoritismi, pause durante il turno di lavoro ai limiti dello schiavismo, nessuna meritocrazia, impossibilità di scambiare una parola con i colleghi, ritmi stressanti senza alcun motivo, ricatti, turni modificati anche all’ultimo, richieste di saltare i riposi, turni settimanali pubblicati il giorno prima dell’inizio della nuova settimana, ferie negate di continuo”.
Il posizionamento della merce sugli scaffali è una mansione svolta ormai quasi sempre da “esterni”, che non sono dipendenti diretti della catena della GDO, ma di cooperative e società che forniscono il servizio. Sempre più spesso sono agenzie interinali che cercano personale offrendo lavoro in somministrazione. Il settore è diventato una vera e propria giungla per un motivo ben preciso, spiega Maria Sarsale, sindacalista USB del comparto commercio: “Gli scaffalisti devono essere inquadrati con il contratto del commercio; il problema del commercio, però, è che non esiste un contratto, ma ne esistono 244 applicati nel settore (dati CNEL), e tra questi ce ne sono alcuni ‘pirata’ che hanno delle paghe simili o inferiori a quello che prevederebbe una vita dignitosa, simili a quelli SAFI della vigilanza”.
“A volte”, continua Sarsale, “applicano il contratto delle cooperative di distribuzione o delle cooperative sociali, dipende dall’azienda. Carrefour utilizzava scaffalisti notturni di società terze che applicavano in molti casi i contratti delle cooperative. Nei supermercati Coop alcuni applicano il contratto della Confcommercio, altri della distribuzione moderna. Ci sono contratti che prevedono anche 12 ore al giorno. Il full time classico è 40 ore per i contratti Confcommercio e distribuzione, ma il contratto Cisal, per esempio, ne prevede 48 a settimana. Potremmo parlare di mille sfumature di sfruttamento”.
Una tecnica di sfruttamento che, sempre secondo la sindacalista dell’USB, le agenzie interinali hanno affinato nel corso degli anni: “Evitano che un lavoratore svolga il lavoro per 24 mesi consecutivi presso lo stesso supermercato perché potrebbe rivendicare l’assunzione come lavoratore dell’azienda. Ed evitano di incorrere nell’interposizione di manodopera perché turni e mansioni sono stabiliti dalla stessa agenzia. Quindi nelle corsie dei supermercati ci sono lavoratori che svolgono la stessa mansione (interinale e dipendente), ma non a parità di salario”.
I supermercati non rispondono e danno la colpa alle coop
In Sardegna gli scaffalisti dell’Eurospin di Pirri, una frazione di Cagliari, quando una nuova società ha vinto l’appalto per tutte le operazioni di scaffalatura dei prodotti subentrando alla cooperativa Ag Log, si sono visti proporre quattro euro l’ora per lavorare la notte.
Un’inchiesta della Procura di Torino aveva acceso i fari sul periodo 2016-2018 sulle attività della Elpe, un colosso del settore, e accusato nove persone di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. L’Elpe e alcune cooperative riconducibili alla stessa avevano in subappalto il reclutamento di lavoratori da destinare a mansioni di logistica (magazzinieri, scaffalisti) nei grandi supermercati. L’indagine era partita dopo un incidente automobilistico avvenuto nel giugno 2015 in provincia di Asti in cui era morta una ragazza ventiduenne, Chiara Riccomagno. Il caso era stato trattato dalla procura di Asti come un infortunio sul lavoro: al volante del furgone con quattro dipendenti di una cooperativa di scaffalisti, la Lugi, c’era infatti un collega della vittima, che aveva spiegato ai carabinieri di essersi messo alla guida dopo un turno di lavoro massacrante durato 19 ore. Il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo portò alla luce il lato oscuro di chi lavora nelle cooperative: turni massacranti, mancati riposi, straordinari non pagati e contratti difformi rispetto a quelli nazionali.
Ma i supermercati, in tutto questo? Qual è la loro posizione? Nel caso di Pirri Massimiliana Tocco della FILT CGIL aveva spiegato al sito Castedduonline: “Eurospin ci ha detto che, come succede per le committenze, non conosce i dettagli della questione”.
SenzaFiltro ha inviato agli uffici stampa delle quattro maggiori catene di distribuzione una mail con richiesta di informazioni e possibilità di parlare con qualche responsabile. L’unica risposta è arrivata da Coop Italia: “ll tema che propone è strettamente dipendente dalle singole cooperative di consumatori associate a Coop nazionale. Dovrebbe essere posto agli uffici stampa territoriali”. Silenzio da Conad, Carrefour ed Esselunga.
Per il momento, quindi, non possiamo sapere se i loro supermercati – è quello che avevamo chiesto – sono tenuti a verificare che i fornitori di scaffalisti rispettino un codice etico che tutela i lavoratori, e se vengono effettuati dei controlli preventivi su chi deve fornire il servizio.
Photo credits: ecodibergamo.it
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