In sostanza Il PNRR fornisce risorse utili, ma deve essere affiancato da un investimento strutturale e soprattutto non a scadenza. E Massimiliano De Conca ha le idee ben chiare su come dovrebbe essere fatto questo investimento. Lo spiega partendo da un esempio pratico.
“In Lombardia, alle scuole medie, abbiamo 3.000 cattedre di matematica scoperte. Per risolvere il problema è stato indetto un concorso straordinario, in teoria veloce perché prevedeva solo una prova orale. Ma ad oggi le cattedre sono ancora scoperte. Perché? Perché il concorso non è mai veloce, le commissioni sono composte da docenti che devono stare a scuola e non possono presiederle tutti giorni. Inoltre, anche se gli orali di matematica si sono conclusi al 19 dicembre, solo ieri l’altro (8 febbraio) sono uscite le graduatorie. Questi sono concorsi che nascono già con ritardi (la fine del concorso era prevista per il 15 giugno 2022), senza contare il fatto che cambiano continuamente anche le modalità d’esame (prova a quiz, prova scritta e orale, prova solo orale). I concorsi sono una giungla e la realtà ci dice che dobbiamo scavalcarli. Serve una stagione straordinaria per stabilizzare subito i docenti con più anni di precariato alle spalle, formarli e valutarli alla fine dell’anno. Così si possono coprire tutti i posti vacanti e dare ai precari una prospettiva. Invece ogni ministro accampa una riforma differente”.
In effetti la scuola è sempre oggetto di campagne elettorali propagandistiche, ma la realtà e ormai siamo il fanalino di coda dell’Europa.
“Questo perché – continua De Conca – le riforme non possono essere a costo zero. Tutti raccontano che investiranno sulla scuola, ma in realtà quell’investimento deriva sempre da variazioni del bilancio. Soldi nuovi sulla scuola non ce ne sono, la formazione, ad esempio, si ricava sempre da un taglio di docenti. L’Italia investe nella scuola meno del 3,5 % del PIL; il resto d’Europa investe in media il 6/7%. E sul reclutamento bisognerebbe avere l’umiltà di ammettere che oggi il sistema non funziona e che c’è bisogno di una stagione straordinaria di stabilizzazione”.
Le posizioni dei sindacalisti sono molto simili: anche Rino di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, pensa che il problema degli organici insufficienti non si possa risolvere con i fondi del PNRR, che sono limitati nel tempo. “Quando finiscono i fondi come li paghi i docenti? Il Paese deve decidere di fare un investimento stabile, perché il personale non va gestito con fondi a scadenza”. E anche lui fa un paragone con l’estero. “Nel resto d’Europa non c’è tutto questo precariato nella scuola. Al di là degli stipendi più alti, l’organico è stabile. Anche perché a nessuno piace vedere il figlio che cambia insegnante ogni anno”.
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