Se potessi avere…

È difficile, più difficile di quanto sembri, cantare di lavoro: ancora più arduo, però è mettere in musica la difficoltà di quando il lavoro non c’è. Marco Masini fa cenno alla disoccupazione in «Vai con lui» (1991) incoraggiando l’amata a preferirgli un altro uomo così da soddisfare le legittime aspirazioni dei suoi familiari Vai con […]

È difficile, più difficile di quanto sembri, cantare di lavoro: ancora più arduo, però è mettere in musica la difficoltà di quando il lavoro non c’è. Marco Masini fa cenno alla disoccupazione in «Vai con lui» (1991) incoraggiando l’amata a preferirgli un altro uomo così da soddisfare le legittime aspirazioni dei suoi familiari

Vai con lui
perchè io non so darti altro che guai
e una casa ed un lavoro non ce l’ho
vestiti e vai con lui
fai contenti i tuoi.

Dieci anni prima è Umberto Napolitano, al Festival di Sanremo 1981, che canta di una giovane coppia in cerca di occupazione per potere mettere su famiglia:

E le giornate passate bussando alle porte
mostrando il diploma: «Ci scusi, ha un lavoro?…
Ci serve perché ci vogliamo sposare»
E le risposte non date, le scuse inventate,
la rabbia che sale, le nostre ambizioni
schiacciate così: «Riprovate a passare…»

Sono due tra i tanti casi dove la disoccupazione viene presentata con toni da fotoromanzo, parte di un generale disagio giovanile ma il cui ritratto è privo di qualsiasi speculazione e profondità. Miglior narrazione è quella di Daniele Silvestri, che nel 2002 affronta il tema dei nuovi emigranti, costretti a lasciare l’italia per trovare «Mille euro al mese», concentrando in un verso il senso di inadeguatezza e di eterno affanno di chi cerca occupazione

è la solita vita
la solita rincorsa a una corriera già partita
perpetuo movimento sulla strada che all’andata
così come al ritorno
è sempre una salita
dovrò dosare la fatica.

Per il protagonista del racconto di Silvestri, ispirato al noto motivo del 1939 «Mille Lire al mese», i giorni si susseguono in un lontano «angolo di Europa Unita», e ogni giorno si è costretti a vivere di espedienti sperando nel

…solito miracolo che svolta la giornata
l’evento microcosmico di minima portata
una mancia ricevuta, una cena regalata

Nel 2014 tocca a Ligabue inserire nel suo album «Giro del Mondo» una canzone su crisi e disoccupazione: come spiega lo stesso cantautore sul suo profilo Facebook, parla di «una persona che viene licenziata e della crisi, non solo economica, ma d’identità, che tutto questo comporta». La disperazione del protagonista che si rivolge con toni drammatici alla persona amata urlando «Non ho che te» e scusandosi per non poterle offrire abbastanza. Le riflessioni di chi ha perso il posto sono tratteggiate con forti toni espressivi dal rocker di Correggio, che passa dalla descrizione di un “prima” dove il lavoro era sì subito ma anche accettato come elemento costitutivo della propria identità

è vero il mio lavoro è sempre stato infame
ma l’ho chiamato sempre il mio lavoro

a quella di un “dopo” fatto di giornate lunghe, pensieri inconfessabili e assenza di tutela da parte di un sindacato impegnato a difendere chi ha ancora un lavoro.

i giorni sono lunghi, non vogliono finire
le luci sono quasi tutte spente
il sindacato chiede un’altra mobilitazione
per quelli che ci sono ancora dentro.

La perdita del posto di lavoro era approdata anche al Festival di Sanremo: nel 2007 era stato Fabio Concato a raccontare di un cinquantenne lontano dalla pensione ma considerato troppo vecchio per trovare un lavoro. Mutuandolo da una pellicola con Peter Sellers, la canzone ha il poetico titolo di «Oltre il giardino», e mette in scena un dialogo tra il neo disoccupato e la sua compagna: un dialogo fatto di disperazione silenziosa

Mentre tu mi stai guardando c’è una lacrima che scende e fa rumore
Ed io non so che cosa fare
Ma, mi devo reinventare.

L’uomo prova a cambiare mestiere, si sente ancora forte. «Potrei fare il giardiniere» si interroga: la sua crisi è foriera di una nuova opportunità e di un nuovo sguardo sul mondo, depurato per necessità dai finti bisogni:

Ma mi vedi adesso in mezzo a questi fiori
Ho ricominciato a vivere a colori
Ma i più belli, forse, ce li ho dentro al cuore e
Te li posso raccontare e condiverli con te
A me piace più di prima la mia vita,
Perché ridimensionata, si è pulita.

L’alternativa al dramma, quando si è infruttuosamente a caccia di un lavoro è l’ironia, che nella piccola carrellata di testimonianze canore su chi è in cerca di occupazione non manca. Risalgono entrambe agli anni Ottanta due canzoni sulla ricerca del lavoro: la prima si intitola «Sto a cerca’ lavoro» e racconta delle lunghe file all’ufficio di collocamento. Scritta da Franco Califano nel 1980 con il titolo di «Dice», viene incisa solo nel 2012 insieme a Simone Cristicchi, e incisa al’interno di un progetto di recupero e di reinserimento sociale insieme al coro dell’istituto penale minorile di Nisida (Napoli).

Dice vado in giro per cerca’ lavoro
ma ce stanno prima loro,
dice che lo cerco a fa’.
Dice perché ‘n ce vai te prima de loro
se davvero vuoi un lavoro
prima o poi t’arriverà.

Giorgio Zito e i Diesel, nome d’arte di Giorgio Bennato, avevano infine presentsto una ironica e amara storia di disoccupazione al Festival di Sanremo 1980. Il protagonista della loro «Ma vai… vai» è in cerca di referenze per reinserirsi nel circuito produttivo e dalla città d’origine affronta lunghi viaggi per incontrare chi potrebbe mettere una buona parola per lui. Dopo essersi raccomandato a santi e pontefici, avere corrotto amici influenti ed essersi affidato a lestofanti, pregato il Padreterno, l’uomo cerca senza successo di arruolarsi nei Carabinieri (i cui comandi pare non gradirono la menzione dell’Arma nei versi dell’istrionico napoletano). La storia, cantata in un rock i cui ritmi e sonorità sono contigui al punk rock quanto non si era mai sentito a Sanremo, è però ancora una volta priva di lieto fine.

E son tornato a Milano ed anche a Lugano
Ho dato calci sui denti a quegli amici influenti
Ho cancellato quel santo ed ho ancora pianto
Comunque qui la vita costa e la mia filosofia napoletana non mi basta.

 

  • Marco Masini – Vai con lui (1991)
  • Umberto Napolitano  – Mille volte ti amo (1981)
  • Daniele Silvestri – Mille Euro al mese (2002)
  • Ligabue – Non ho che te (2014)
  • Fabio Concato – Oltre il giardino (2007)
  • Simone Cristicchi e Franco Califano – Sto a cerca’ lavoro (2012)
  • Giorgio Zito e i Diesel – Ma vai, vai (1980)
CONDIVIDI

Leggi anche

Se potessi avere…

È difficile, più difficile di quanto sembri, cantare di lavoro: ancora più arduo, però è mettere in musica la difficoltà di quando il lavoro non c’è. Marco Masini fa cenno alla disoccupazione in «Vai con lui» (1991) incoraggiando l’amata a preferirgli un altro uomo così da soddisfare le legittime aspirazioni dei suoi familiari Vai con […]