Segretari comunali: una specie in via di estinzione. L’allarme dai piccoli Comuni.

Osserviamo da vicino la figura che aiuta le amministrazioni a funzionare: ricercatissima e ben pagata, rischia di perdere la credibilità insieme all’autonomia.

In Italia i segretari comunali sono la metà rispetto a quanti ne servirebbero. A sceglierli è il sindaco e il loro incarico, da avvocati difensori del comune o della provincia in cui operano, serve a garantire che l’operato dei dipendenti pubblici dell’ente sia conforme alla giungla di leggi e regolamenti nazionali, regionali e locali.

Una professione invisibile ai cittadini, che fluttua tra compensi elevati da dirigente pubblico e la precarietà indotta dallo spoil system, la tradizione americana di far durare in carica i dirigenti di vertice della pubblica amministrazione fino a quando resta il referente politico che li ha nominati.

Segretari comunali cercasi. Soprattutto nei piccoli comuni

I numeri parlano chiaro. In Italia sono 4.998 le sedi di segreteria comunale, ma quelle coperte da un titolare sono poco meno della metà: 2.334. La situazione più drammatica è quella della fascia C, che raccoglie i comuni fino a tremila abitanti, dove mancano all’appello 2.281 segretari. Per questa fascia le regioni maglia nera sono Piemonte e Lombardia, in cui si registrano oltre quattrocento sedi vacanti ciascuna.

Racconta Maria Concetta Giardina, che ha ricoperto il ruolo di segretario comunale e provinciale, responsabile del settore Segretari comunali e provinciali della Fedir (Federazione dirigenti pubblici): “Una volta i segretari venivano scelti dall’albo e si teneva in considerazione il loro punto di vista. Siamo pochissimi: oggi in tutta Italia siamo 2.234 segretari, le sedi di segreteria sono convenzionate per i piccoli comuni”.

“Le sedi vacanti sono 2.674. In realtà la vacanza si concentra nei piccoli comuni, da sette anni non si effettua il concorso e siamo rimasti senza nuovi ingressi. Avevano modificato il sistema di classificazione delle sedi, era penalizzante rimanere nelle piccole sedi e poco dopo i colleghi se ne andavano dai piccoli comuni. Sembra che la situazione sia cambiata, ma c’è molto malessere nella categoria. Siamo abbandonati: dobbiamo presidiare l’ente, i comuni hanno avuto un ruolo importantissimo in questa fase della pandemia, come ente più vicino ai cittadini. Molti comuni sono disastrati, hanno una pessima situazione finanziaria, poi noi siamo in balia del politico di turno.”

La riforma della pubblica amministrazione ha previsto che siano nominati dal sindaco. Il concetto è stato ribadito dalla sentenza della Corte costituzionale, che ha sancito il via libera alla riforma Bassanini, stabilendo che lo spoil system resta un criterio valido.

Segretari comunali, i funzionari invisibili che fanno girare la pubblica amministrazione

La scelta del segretario comunale rientra tra quella dei collaboratori amministrativi più stretti. Diventa sempre più difficile, per gli enti locali, trovare il proprio segretario. Per i comuni più piccoli si attua la convenzione e il funzionario si divide fino a tre o quattro sedi. Precisa Giardina: “Ormai anche i grandi comuni faticano a trovare i segretari, siamo pochi. Stanno ultimando un concorso, sembra che finiscano entro l’anno la correzione degli scritti e a gennaio ci dovrebbero essere gli orali; poi nell’arco di sei mesi sarà immessa nuova linfa, si parla di trecento nuovi segretari. Inoltre dovrebbe uscire un nuovo concorso di 170 posti, proprio di recente in conferenza Stato città è passata la proposta di ripristinare il turnover al cento per cento (perché avevamo un turnover all’ottanta per cento) sperando di rimpinguare le fila”.

In alcuni enti il paradosso è quello di avere “segretari a chiamata”, sul presupposto che il compenso è elevato, per poterne sostenere i costi. Ad esempio per quest’anno il segretario comunale di Cairo Montenotte, comune di poco meno di 13.000 abitanti in provincia di Savona, avrà un compenso lordo di 127.000 euro, di cui quasi 85.000 a carico dell’ente; gli altri 42.000 spettano all’altro ente che ne usufruisce, in regime di convenzione per due sesti.

Afferma Giardina: “Hanno introdotto una norma questo inverno, con il decreto Milleproroghe poi convertito a febbraio, che consente nei piccoli comuni, creando una contraddizione in termini, di chiamare dei funzionari vicesegretari fino a 5.000 abitanti, con una serie di condizioni. In alcune regioni questa valvola di sicurezza ha avuto un certo successo, perché comunque hanno trovato dei funzionari, per lo meno in Lombardia. Il nostro è un lavoro invisibile, si lavora per far funzionare le cose: se tutto va bene il merito è degli amministratori. Non si riesce a far comprendere il nostro lavoro, cerchiamo di mettere insieme i pezzi della macchina amministrativa un po’ scalcinata. In alcune regioni questo non ha avuto successo. Ad esempio, in Liguria consentono ai funzionari di coprire le sedi fino a 5.000 abitanti; poi se vinceranno il concorso potranno prendere servizio nelle sedi fino a 3.000 abitanti”.

Eliminare il segretario comunale o renderlo autonomo? “Non si tratta del passacarte del sindaco”

C’è una corrente di pensiero, tra gli amministratori, favorevole all’eliminazione della figura del segretario comunale, posizione sostenuta diversi anni fa dall’allora premier Matteo Renzi, che aveva ventilato l’ipotesi nella riforma della pubblica amministrazione, con conseguenti risparmi per le casse comunali. A sostituirli, secondo questa posizione, dovrebbero essere altri dirigenti.

“Questo è un po’ voluto dalla politica, non c’è né destra né sinistra. Un segretario poco presente a volte fa comodo. Quando inizia a dire: ‘C’è la normativa, questo non si può fare’, a volte risulta un po’ indigesto. In certi casi meno è presente, meglio è. La differenza la fanno le persone: il segretario lavora per mettere tutti in condizione di lavorare in sicurezza, nel rispetto delle norme vigenti. È legittimo dare contezza di un procedimento corretto, puntuale e trasparente.”

Intanto le condizioni di lavoro, specie nei piccoli enti, dove un segretario copre tre o quattro comuni, spingono a una mobilità continua. Se un segretario manca, o è presente per poche ore, le conseguenze si sentono. “I colleghi fuggono, ma quando un segretario comunale prende parte ai bandi di mobilità per la dirigenza, è subito selezionato per la competenza a 360 gradi nella gestione dell’ente”, spiega Maria Concetta Giardina.

“In Corte costituzionale è stato sollevato il problema dopo vent’anni, la sentenza conteneva errori clamorosi. L’intento è di salvaguardare l’autonomia del segretario comunale, perché se la figura fosse stata eliminata si poteva ricondurre il segretario alla dirigenza, invece è giusto che ci sia una figura diversa. Non è un problema solo dei segretari, che hanno uno spoil system dichiarato e molto libero, ma anche della dirigenza, parliamo dei 110 incarichi fiduciari nominati da un sindaco. C’è la tendenza della politica a tenere sotto scacco la dirigenza per fare le proprie scelte.”

“La mia preoccupazione è che questo spoil system si accompagni a un principio di separazione delle competenze, sganciato da controlli. Quindi il politico dice: ‘Io ti do l’indirizzo, ma se non fai quello che ti dico sei licenziabile’. Non ci sono controlli, perché è difficile che i controlli interni possano sollevare le criticità. Questo è un mix micidiale.”

La soluzione consisterebbe nel garantire l’autonomia della figura, indipendentemente dal “colore” politico del sindaco che l’ha nominata, spiega Giardina: “Nel Consiglio di Stato si è elevato il livello di contenzioso perché la pubblica amministrazione a volte straborda, è tutto un sistema dove la politica tende a preferire la dirigenza fiduciaria. Quello che abbiamo cercato di far capire alla Corte costituzionale è che non vogliamo essere inamovibili, ma l’essere legati al mandato del sindaco rischia di pregiudicare l’autorevolezza della figura”.

“Se si è nominati da un sindaco di un certo colore politico, il nome del funzionario viene associato a quel partito politico. Il segretario è al servizio dell’ente, può non condividere le idee politiche, ma ha una competenza che consente di portare avanti l’amministrazione nel rispetto delle leggi. Deve essere nominato per cinque anni, non legato alla carriera politica. Un incarico di professionalità; non è il passacarte del sindaco. Non vogliamo l’inamovibilità, ma il politico deve rispondere degli atti del dirigente fiduciario. Allora starebbe attento a nominare persone serie e competenti.”

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