Remoto ululì, smart working Ollolai?

Osserviamo da vicino il progetto di quello che per gran parte della stampa sarebbe il nuovo paradiso dello smart working: un piccolo Comune della Barbagia che ha attirato nomadi digitali da tutto il mondo. Sarà vero?

Smart working a Ollolai: un mamuthones che fissa un pc portatile nella campagna sarda

Il nome parla subito di Sardegna, Ollolai, vocali e sonorante, come uno scioglilingua. Deriverebbe dall’insediamento di alcuni troiani in fuga da Ilio, ma è una paretimologia condivisa da troppi centri del Mediterraneo perché possa essere realistica. Tuttavia, il piccolo centro della Barbagia non ha ancora perso il vizio della mitologia: al termine dell’estate 2023 si è guadagnato un posto sulle colonne dei giornali nazionali come El Dorado dello smart working.

Gli articoli sono comparsi più o meno ovunque, rimpallandosi a vicenda lo stesso dettaglio: affitti a 1 euro per gli smart worker di tutto il mondo; così Ollolai fa il pieno di richieste, più di 1.200 nomadi digitali che già si vedono lavorare tra la costa, i boschi e i mirti.

La realtà, però, potrebbe essere diversa dalle aspettative. Non è tutto smart quello che luccica.

Ollolai, un paradiso (a tempo) per smart worker (ricchi)?

Il progetto “Work from Ollolai/Traballa dae Ollolai” è gestito dal Comune e dall’associazione locale Sa Mata, a seguito di un primo bando dedicato alla vendita e ristrutturazione di case al costo simbolico di 1 euro avviato nel 2015. Dopo il successo dell’iniziativa, che era approdata sulle agenzie di stampa per aver attirato l’attenzione di un programma televisivo olandese, a Ollolai si erano trasferite cinque coppie provenienti dai Paesi Bassi e due dall’Ucraina.

L’esito positivo però non ha invertito la tendenza allo spopolamento che affligge Ollolai dal 1961: il censimento più recente, nel 2021, registrava ancora una perdita di 171 abitanti rispetto al 2011. E proprio nel 2021 è arrivato un secondo bando, questa volta mirato ad attirare nuovi abitanti nel Comune barbaricino, con la promessa di affitti a 1 euro per cinque anni a chi avesse mostrato un “desiderio di trasferirsi nel paese e avere un progetto di vita a Ollolai”. Erano disponibili “una trentina di case e una ventina di locali commerciali”.

Dettaglio interessante: nell’offerta era sottolineato che il Comune “specificamente è interessato a chi viene dai Paesi anglosassoni (Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda etc.), Paesi spagnoli e arabi”. Insomma, il profilo del nuovo inquilino era pettinato e con il portafoglio gonfio. Di olandesi e ucraini, per dire, nessuna menzione.

Tornando a oggi, con il progetto “Work from Ollolai” il Comune dà in affitto case e locali a 1 euro agli smart worker di tutto il mondo. L’offerta è rivolta a “professionisti di alto livello”, tra i quali è “fortemente incoraggiato a partecipare” chi lavora negli ambiti della tecnologia, della finanza, dei media, dell’immobiliare e dell’architettura. In secundis sono “incoraggiati”, ma senza avverbio, anche artisti, scrittori, musicisti, scienziati e accademici.

Come si può leggere dalle FAQ del sito, che peraltro è solo in inglese, tuttavia i posti sono limitati – è ragionevole pensare che i numeri non si discostino molto da quelli del secondo bando. Ma soprattutto, gli ospiti possono beneficiare dell’offerta per un periodo massimo di un mese.

In pratica, un affitto breve. Una scelta che pare tutto fuorché casuale.

Se vita slow e connessione fast non si conciliano

Non serve essere veterani del nomadismo digitale per chiedersi se Ollolai sia provvista di linee internet funzionali. Liberiamo subito il campo dalla questione.

Il sito adsl-test.it, che aggrega le velocità dei vari provider, riporta per Ollolai una media di 34 Mbps in download e 3 Mbps in upload, giudicata “non tra le più performanti”. Infatti fibermap.it segnala l’assenza di linee Vdsl, EVdsl e FTTH. Lo stesso sito di “Work from Ollolai”, non a caso, affronta il tema suggerendo agli ospiti di collegarsi tramite eSIM, che garantisce una velocità media pari a quella del 4G e fa affidamento sulla copertura degli operatori telefonici locali.

Una scommessa importante, considerato che Ollolai è il secondo Comune più elevato della Sardegna, a 970 metri sul livello del mare. I siti di riferimento mostrano una copertura a macchia di leopardo, a seconda dell’operatore selezionato, e gli unici dati sulla velocità di download garantita dalla linea mobile si attestano tra i 5 e i 20 Mbps. Non proprio ciò che servirebbe a uno smart worker.

Ben altre problematiche sorgono quando si considera la questione di infrastrutture e trasporti.

Un paese vicino solo a se stesso: la questione delle infrastrutture

Ollolai si trova quasi al centro geometrico della Sardegna. Una promessa di scenari meravigliosi, vita e prodotti genuini, che tuttavia deve fare i conti con importanti disagi logistici.

Il primo ammazza lo stereotipo che vede gli smart worker lavorare dalla spiaggia: la costa più vicina si trova a un’ora e un quarto di automobile e due ore mezza di viaggio con i mezzi pubblici. E si parla solo di autobus; Ollolai non ha una stazione ferroviaria.

Il sito del progetto sostiene che “l’auto non è un requisito”, ma ammette che sarebbe più facile se gli ospiti ne noleggiassero una. Per chi non lo facesse da fuori, in ogni caso, l’autonoleggio più vicino si trova a mezz’ora di tragitto (sempre con i mezzi).

Parlando di arrivi e partenze: l’aeroporto più vicino con voli che collegano l’isola al continente è quello di Olbia, e si trova a 124 km di distanza, copribili con un’ora e mezza di automobile e quattro ore con i mezzi.

Una schermata di Google Maps che mostra il lungo percorso da Ollolai all'aeroporto più vicino

L’ospedale più prossimo invece si trova a Nuoro, a 31 km e più di mezz’ora di automobile. In più, a Ollolai c’è un solo medico di base; gli altri sono nei paesi circostanti.

Più difficile trovare notizie sulla nightlife ollolaese. Di certo è improbabile pensare che possa essere una delle peculiarità del luogo e di quelli limitrofi, a fronte di una piramide delle età girata all’inverso. Ma si tratta di un dettaglio secondario: chiunque si trasferisca a breve termine in un piccolo Comune cerca un’esperienza diversa.

Un’esperienza turistica, non un nuovo modello di vita

A fronte di limitazioni simili, diventa chiaro perché il progetto offra agli smart worker una permanenza così ristretta nel tempo: sarebbe molto più difficoltoso chiedere a chiunque di spostarsi a Ollolai per periodi più lunghi, e men che meno di eleggerla a propria residenza.

Ai circa 1.200 candidati che hanno risposto all’offerta non si propone un nuovo modello di vita, bensì un’esperienza, secondo uno degli schemi più aggiornati del marketing turistico. È lecito supporre che così si speri di attirare su Ollolai l’attenzione e gli investimenti di alcuni degli ospiti di alto profilo ai quali è riservato il progetto, nell’attesa che le lezioni e gli scambi previsti con gli autoctoni diano frutto.

Sia chiaro: lo sforzo dell’amministrazione locale resta encomiabile e, a suo modo, franco, a maggior ragione se otterrà risultati di questo o di altro tipo. Un paese che ricompare sulle cartine di mezzo mondo grazie al turismo lavorativo è molto meglio di un paese destinato a desertificarsi. Molto meno apprezzabile è l’atteggiamento della stampa, che si è avventata sul caso Ollolai con l’intento di trasformarla nell’ennesimo Bengodi per una tipologia di professionista sempre più diffusa e alla ricerca di un diverso rapporto tra vita e lavoro.

Il concetto idilliaco del “borgoriportato alla vita dai lavoratori 4.0 non potrebbe essere più lontano, e la causa è sempre la stessa: le carenze infrastrutturali di territori abbandonati a loro stessi da decenni, custoditi nonostante tutto da una popolazione sempre più anziana e sparuta, spesso in spregio alle innovazioni e al digitale.

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