Alle referenti AISM Mantova chiediamo anche quale sia il timore più diffuso, sempre legato al pregiudizio, manifestato dalle imprese nei confronti dei lavoratori e lavoratrici con sclerosi multipla e patologie correlate.
“Da parte dei datori di lavoro emerge spesso la paura delle ricadute correlate alla patologia, e di non avere chi può sostituire la persona magari assente nel periodo di malattia” evidenzia Giusi Anatra. “Stare assenti per malattia è una situazione che può capitare a chiunque, e sarebbe risolvibile, in generale, attraverso un’organizzazione migliore di turni e orari di lavoro”.
“L’altro timore, che però si sta riducendo, è che la persona con disabilità approfitti in maniera scorretta della sua condizione per ottenere sempre più cose al di là dei diritti dovuti” aggiunge Sara Pozzi. “In questo caso siamo di fronte a un pregiudizio molto pesante, che crea diffidenza e genera esclusione”. E proprio su questo fronte racconta: “Stiamo portando avanti da anni un progetto di sensibilizzazione rivolto anche alle aziende. Si tratta di un laboratorio esperienziale chiamato Senti come mi sento, che punta a far capire che la persona con sclerosi multipla non ascoltata e supportata da accomodamenti ragionevoli può riscontrare forti difficoltà sul lavoro, con effetti sul suo intero percorso personale”.
Spesso la formazione sul tema disabilità è solo di facciata, e nei luoghi di lavoro mancano figure preparate come quella del disability manager. A questo proposito riflettiamo sulle lacune e contraddizioni relative al tema dell’inclusione insieme alle referenti di AISM Mantova.
“La gente è più consapevole rispetto ad anni fa, ma allo stesso tempo va detto che veniamo contattati da lavoratori con sclerosi multipla che subiscono pressioni dalla ditta in cui lavorano con l’intento di licenziarli, perché non possono più svolgere il loro lavoro, solitamente fisico, come ad esempio quello di operaio” spiega la presidente di AISM Mantova. “Noi interveniamo tramite avvocati spiegando alla ditta che è possibile cambiare la mansione per tutelare il posto di lavoro, e trovare così una soluzione. Il mondo del lavoro è molto improntato sulla produzione meccanicistica, e l’inclusione è spesso travisata: viene vissuta più come un’etichetta o un dovere anziché come vera consapevolezza. L’esito è la perdita di talenti e risorse. Se guardi alla persona, alla sua peculiarità e alle sue capacità, non te la lasci scappare; se invece ti focalizzi sulla visione stereotipata della disabilità non richiamerai mai talenti, e anzi te li lascerai sfuggire. La formazione deve puntare anche a questo”.
Sul tema discriminazioni delle persone con sclerosi multipla in ambiente lavorativo ha puntato fortemente i riflettori anche il progetto PRISMA, promosso da AISM in collaborazione con INAIL, l’Università di Genova e il Policlinico San Martino. Su 26 studi che hanno coinvolto oltre 10.000 persone con SM, è emerso che il 79,2% ha riportato esperienze di stigma e discriminazione.
La sensibilizzazione mira ad affrontare anche la paura da parte di chi, per timore di perdere il posto di lavoro, non esplicita la sua condizione, con l’esito di non ottenere gli accomodamenti ragionevoli e nemmeno i giorni di permesso 104: un aut aut micidiale tra occupazione e diritti. Quello che va ricordato è che una condizione non deve mai essere considerata un ostacolo, e men che meno un peso per l’ambiente di lavoro. Trovare le giuste soluzioni è un dovere del lavoro stesso, su cui non è possibile glissare.
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Foto di copertina di Carlos Spottorno, dal reportage Under Pressure – Living with MS in Europe