Come sappiamo, in Italia le mance non sono obbligatorie, ma in alcuni settori i clienti spesso lasciano un extra per mostrare apprezzamento. Il gesto è del tutto discrezionale, ma non c’è dubbio che l’Italia ha un problema con le mance. E forse più di uno.
Il primo grande paradosso, in pieno stile italiano, riguarda la tassazione. Le mance non sono regolamentate in modo chiaro dal punto di vista fiscale. In teoria dovrebbero essere considerate un reddito aggiuntivo, e quindi essere tassabili, ma è realistico pensare che un barista includa nella dichiarazione dei redditi il resto arrotondato che gli tintinna in tasca a fine turno – se gli va bene?
Nel 2021 una sentenza della Cassazione riportata dai maggiori giornali nazionali ha fatto tremare il settore dell’ospitalità, o ci ha provato: il capo ricevimento di un hotel di lusso in Costa Smeralda è stato dichiarato colpevole di non aver pagato le tasse su un ammontare enorme di mance, 83.650 euro, ricevuto nel 2007. L’Agenzia delle Entrate lo ha ritenuto un “reddito da lavoro dipendente non dichiarato.”
Il concierge si è appellato a una circolare dell’Agenzia delle Entrate secondo cui si possono accettare donazioni di modico valore; dall’altra la Cassazione ha impugnato l’Articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, che stabilisce come “il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro.” Insomma, doveva pagare.
La Legge di Bilancio del 2022 ha introdotto una novità sulla tassazione delle mance per i dipendenti di hotel e ristoranti: dal 1 gennaio 2023, le mance sono soggette a un’imposta forfettaria del 5%, applicabile per una quota non superiore al 25% del reddito annuale del lavoratore. La ministra del Turismo Daniela Santanché ha dichiarato: “È un segnale piccolo, ma fa capire che chi svolge il proprio lavoro bene e con merito, questo governo lo vuole premiare e aiutare, non certo punire”. Il contratto nazionale del lavoro prevede però il divieto di accettare mance.
Un ulteriore paradosso riguarda la gestione delle mance in contanti. Se da un lato la nuova normativa cerca di regolarizzarle, lo stesso testo ha eliminato l’obbligo di accettare carte di credito per pagamenti sotto i 30 euro, incentivando di fatto l’uso del contante e rendendo ancora più difficile il monitoraggio delle mance.