Nel confronto con il resto del mondo, i salari italiani non ne escono bene: negli ultimi vent’anni sono rimasti sullo stesso livello. Inoltre, le nostre retribuzioni medie sono fra le più basse nei Paesi del gruppo OCSE.
Nella classifica 2021, l’Italia è ventitreesima su 34 Paesi con 40.767 dollari a parità di potere d’acquisto (PPA), dato inferiore alla media distributiva dei paesi OCSE di 51.606. Il divario dagli Stati Uniti, il top performer, è di circa 34.000 dollari PPA. All’interno dell’Eurozona, l’Italia è undicesima su 17 paesi; svetta il Lussemburgo con 33.000 dollari PPA in più del salario italiano; fanalino di coda è la Slovacchia.
A incidere sul posizionamento dell’Italia è anche in questo caso il fattore produttività: “Nei Paesi dove si registra una crescita della produttività si assiste a un miglioramento dei livelli retributivi medi”.
l’Italia, come riporta il JP Salary Outlook, sconta ancora diverse debolezze strutturali, dall’inefficienza della giustizia all’eccessiva burocrazia, passando per un tessuto produttivo formato in larga parte da micro e piccole imprese al livello tecnologico.
Segnaliamo, infine, due curiosità che arrivano dai dati OCSE. La prima: il Belgio è il Paese con il cuneo fiscale maggiore (52,6%), mentre l’Italia si posiziona al quinto posto per il peso del cuneo fiscale medio (46,5%), con la Svizzera all’ultimo posto (22,8%). La seconda: l’Italia è il Paese con la percentuale più bassa di salari bassi (4,3%), ma allo stesso tempo è tra gli stati con una buona percentuale di salari alti (25,1%).