Accessibilità e sicurezza: disabili inclusi nel lavoro ma esclusi dalla formazione

Non di rado le disabilità, specie quelle cognitive, vengono escluse dai protocolli di sicurezza aziendale: una lesione dell’autonomia della persona disabile. Ecco alcune soluzioni al problema, proposte da Anna Contardi di AIPD e Rodolfo Dalla Mora di S.I.Di.Ma.

Per concretizzare un’autentica sicurezza sul luogo di lavoro sono necessari diversi ingredienti, non da ultimo quello dell’inclusione, perché gli aggettivi “sicuro” e “parziale” non possono fare coppia.

Partiamo da questa premessa importante per parlare di lavoratori e lavoratrici con disabilità e formazione alla sicurezza. Un tema spesso snobbato, quando in realtà non mancano casi di un’assente o parziale inclusione sul fronte sicurezza. Il risultato? Una discriminazione che porta con sé rischi tangibili, e non da ultimi danni veri e propri: episodi di esclusione di lavoratori con disabilità dalle prove antiincendio, mancanza di una loro responsabilizzazione, inaccessibilità delle informazioni basilari, e molto altro.

Per tastare il polso della situazione a livello nazionale abbiamo interpellato due figure cardine che si confrontano da tempo con queste problematiche, mettendo al bando le edulcorazioni e guardando in faccia ciò che va migliorato.

Anna Contardi, AIPD: “Per le persone con disabilità non c’è autonomia senza sicurezza”

Nel 2018 l’Associazione Italiana Persone Down (AIPD) ha denunciato il fatto che a livello europeo mancavano delle linee guida condivise relative al tema urgente della sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici con disabilità intellettiva, che rispetto a quella fisica deve scontrarsi con stereotipi ancora più ardui da contrastare. Abbiamo raggiunto telefonicamente la coordinatrice nazionale di AIPD Anna Contardi per confrontarci sulla questione.

“Proprio nel periodo in cui abbiamo fatto presente il problema un nostro gruppo di operatori ha fatto un viaggio in Inghilterra finalizzato a confrontarsi sulle metodologie e le strategie relative al tema sicurezza”, sottolinea. “Abbiamo inoltre appena avuto l’approvazione di un progetto europeo, di nome VALUES, che riguarda la realizzazione di un corso di formazione alla sicurezza sul lavoro con modalità di alta comprensibilità per persone con disabilità intellettiva”.

L’iniziativa partirà a febbraio 2022 e mira a tutelare il principio di eguaglianza, oltre che il diritto di inclusione alla formazione, come spiega Anna Contardi: “I contenuti sono gli stessi degli altri lavoratori, cambiano solo le modalità di veicolazione per consentirne l’apprendimento. Sarà inoltre realizzato online utilizzando più lingue”.

Sfatiamo così subito un pregiudizio ancora oggi diffuso, ossia che la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici con disabilità intellettiva vada delegata ad altre persone, sfociando così nell’assistenzialismo. “Purtroppo si dimentica spesso che un bambino con disabilità diventerà un adulto non da custodire e proteggere, bensì più consapevole dei rischi. Ogni vero percorso di autonomia deve sempre includere il tema della sicurezza”.

Un ragazzo in stage nelle cucine del Quirinale. Photo@ArchivioAIDP

Value-able, la rete che colloca i lavoratori con disabilità

Da tempo AIPD è inoltre titolare del marchio europeo “Value-able”, sempre facente parte di un progetto che premia le aziende che concretizzano l’inserimento lavorativo di persone con disabilità intellettive. “Diamo alle strutture che fanno questi inserimenti un marchio d’oro o d’argento o di bronzo a seconda che attivino tirocini oppure assumano”, spiega Anna Contardi.

AIPD Italia rappresenta l’ente capofila di questo progetto, che supera i confini nazionali coinvolgendo altri paesi come Turchia, Ungheria, Portogallo, Spagna, Croazia e Germania. E anche in questo caso l’inclusione è legata a filo doppio alla sicurezza: “Abbiamo portato avanti un lavoro per promuovere l’inserimento lavorativo di ragazzi e adulti con sindrome di Down nell’ambito della ristorazione e dell’accoglienza, coinvolgendo la formazione HACCP sempre in linguaggio ad alta comprensibilità”.

Secondo i dati aggiornati a settembre 2019, la rete “Value-able” ha incluso lavorativamente circa quattrocento persone con disabilità intellettiva in alberghi, ristoranti, B&B, bar e fast food, come tirocinanti o come lavoratori. Contardi evidenzia: “La formazione portata avanti da AIPD coinvolge anche i colleghi che non presentano disabilità e i/le manager”.

Ma qual è la situazione dell’Italia rispetto al resto dell’Europa dal punto di vista della formazione inclusiva sulla sicurezza? “Non ho dati certi sulla formazione, quanto piuttosto sull’inclusione lavorativa da cui deriva il resto”, specifica la coordinatrice di AIPD. “Focalizzandomi sul segmento che seguo, posso dire che in Italia circa il 13,5% di adulti con sindrome Down lavora. Questi dati negli altri Paesi sono più bassi: in Spagna, tra i Paesi più virtuosi, si arriva al 7%, in Germania all’8% ma c’è una prevalenza di lavoro protetto”.

“L’inclusione scolastica porta con sé un processo di inclusione lavorativa, parte tutto da qui. Negli ultimi due mesi stanno aumentando le aziende che cercano noi di AIPD per fare inserimenti lavorativi, invertendo la tendenza: prima eravamo noi a contattare loro, adesso è il contrario. Stiamo siglando numerosi accordi”.

Da che cosa dipende questo cambiamento? “L’immaginario relativo alla persona con sindrome di Down al lavoro si sta modificando. In particolare dal 2014 abbiamo fatto un lavoro intenso sulla qualità degli inserimenti che ha incluso anche la sicurezza, e gli effetti si vedono”.

Rodolfo Dalla Mora, S.I.Di.Ma.: “Nelle aziende manca cultura della disabilità, specie di tipo cognitivo”

Fare sicurezza significa fare inclusione”.

Esordisce così rispetto al nostro tema Rodolfo Dalla Mora, presidente oltre che fondatore della Società Italiana Disability Manager (S.I.Di.Ma.). Costituita nel 2011, l’associazione si pone l’obiettivo di creare un confronto costante e allargato tra le figure dei e delle disability manager del territorio italiano, così da tutelare e promuovere i diritti delle persone con disabilità, incluso l’ambito lavorativo e la problematica dell’esclusione dalla sicurezza.

Rodolfo Dalla Mora è lui stesso un disability manager oltre che architetto, e da anni tiene le redini di un osservatorio dedicato a vari livelli del mondo aziendale. S.I.Di.Ma. da anni organizza incontri divulgativi e formativi su diverse tematiche relative l’inclusione: “Stiamo proprio preparando dei corsi monotematici e il tema della sicurezza è compreso in essi perché implica la prevenzione”, spiega Dalla Mora.

Anche in questo caso chiediamo quale sia la situazione sul fronte inclusione-sicurezza. “Siamo molto indietro innanzitutto perché la persona con disabilità che lavora in un’azienda o in un ente viene spesso vista come un problema che va risolto da altri”, chiosa. “Ad esempio le persone con disabilità non vengono praticamente mai coinvolte nei cosiddetti tavoli di incontro con i coordinatori delle singole aree preposte per risolvere le criticità e aggiornare i criteri relativi alla sicurezza. Questa è una forte lacuna”.

Mancanze che richiedono soluzioni concrete di recupero: “In quest’ottica la figura del disability manager può fungere da facilitatore”, spiega Dalla Mora. “Tra i punti strategici penso alla presenza di un disability manager nominato all’interno del CUG (Comitato Unico di Garanzia) previsto dalla normativa per dare indicazioni in merito alle modalità di sensibilizzazione dell’azienda e al coinvolgimento delle persone con disabilità relativamente all’organizzazione della sicurezza”.

Alla base permane un nemico insidioso: “Mancano una cultura e una conoscenza delle disabilità soprattutto di carattere cognitivo o relative all’autismo da parte dei responsabili della sicurezza. A ciò si aggiunge la pericolosa concezione secondo la quale la persona con disabilità intellettiva non possa essere un soggetto attivo all’interno dell’azienda anche dal punto di vista della sicurezza”.

Gli accomodamenti ragionevoli che combattono l’esclusione

Rodolfo Dalla Mora solleva lo spinoso caso dei contesti fisici di imprese che operano a suon di esclusione: “La normativa antiincendio va rispettata sempre al massimo, includendo tutti coloro che lavorano nel contesto. Per le persone con disabilità sia di tipo fisico che intellettivo occorre individuare collocazioni e modalità organizzative che consentano loro una facilitazione in caso di esodo”.

La chiave di volta per la prevenzione è rappresentata dai cosiddetti accomodamenti ragionevoli, come definiti dalla Convenzione delle Nazioni Unite, ossia quella serie di modifiche e adattamenti che consentono, attraverso l’eliminazione di barriere di diversa natura, la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita professionale su base di uguaglianza con gli altri lavoratori/lavoratrici. Gli stessi accomodamenti ragionevoli permetterebbero a chi ha una disabilità di tipo fisico di lavorare in contesti anche più complessi dal punto di vista del rischio.

“Se la persona ha una difficoltà a deambulare ma può gestire compiti di controllo e gestione attraverso strumenti appositi, non ci sono preclusioni”, afferma Dalla Mora. “Non dobbiamo mai dimenticare che la valutazione del rischio va fatta non solo sull’ambiente ma anche sulla persona. Questo consente inclusione e prevenzione”.

Alcuni esempi positivi di accessibilità alla sicurezza

Ma ci sono settori del mercato del lavoro che si distinguono in maniera virtuosa per l’accessibilità alla sicurezza e la responsabilizzazione dei lavoratori con disabilità?

“Le cooperative sociali hanno una marcia in più da questo punto di vista”, commenta Dalla Mora. “Di recente ho notato che la filiera dei servizi legati all’alimentazione, come ad esempio i supermercati, si distingue in positivo”.

Chiediamo infine al presidente di S.I.Di.Ma. se ha mai conosciuto una persona con disabilità che coordinasse attività di sicurezza: “Per ora siamo ancora lontani da questo traguardo, purtroppo”. Ma chissà che il traguardo non si stacchi dall’orizzonte per diventare sempre più vicino.

In copertina un lavoratore con disabilità al lavoro in cucina. Photo@ArchivioAIDP

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