Adriano Celentano e l’autunno caldo

Nell’autunno 1969 il confronto sindacale si era fatto particolarmente aspro. Alle rivendicazioni avanzate dei lavoratori in occasione del rinnovo del contratto dei metalmeccanici, i sindacati avevano aggiunto la richiesta del riconoscimento di una serie di diritti fino ad allora non normati da alcuna legge ordinaria, seppur protetti a livello costituzionale. Le grandi industrie avevano chiesto […]

Nell’autunno 1969 il confronto sindacale si era fatto particolarmente aspro. Alle rivendicazioni avanzate dei lavoratori in occasione del rinnovo del contratto dei metalmeccanici, i sindacati avevano aggiunto la richiesta del riconoscimento di una serie di diritti fino ad allora non normati da alcuna legge ordinaria, seppur protetti a livello costituzionale. Le grandi industrie avevano chiesto la cassa integrazione per quei lavoratori dipendenti che si erano contraddistinti nell’azione sindacale, e la protesta era spesso degenrata in violenti scontri di piazza. Gli ultimi mesi del 1969 prendono convenzionalmente il nome di «autunno caldo».

Pochi mesi dopo, alla fine del febbraio 1970, Adriano Celentano, abbinato alla moglie Claudia Mori (non si trattava di un duetto: i cantanti in gara interpretavano due versioni diverse della stessa canzone) prende parte al XX Festival di Sanremo confezionando un testo furbo e d’attualità sulle note di una marcetta parente stretta di Give peace a chance di John Lennon e Yoko Ono. Il motivo che il “molleggiato” porta in concorso si chiama «Chi non lavora non fa l’amore», e narra di una donna che, stanca che il marito rinunci allo stipendio a causa dei continui scioperi lo obbliga a sospendere la lotta sindacale lesinandogli la cura della casa e l’affetto coniugale. Il protagonista tenta allora di recarsi al lavoro, ma un picchetto lo ferma ricorrendo alle maniere forti. La canzone termina con un’invocazione e una richiesta di comprensione al «signor padrone», cui si chiede l’aumento sì, ma esclusivamente in nome dell’amore.

«Coi soldi che le do non ce la fa più, ed ha deciso che lei fa lo sciopero contro di me»

Celentano e la Mori vincono il Festival, ma non tutti i commenti sono positivi: per il quotidiano del PCI L’Unità, «potrebbe essere un fondo del Corriere della Sera», il giornale della borghesia industriale. Il cantante si difende: «Ho vinto perché canto i problemi di tutti: nella mia canzone c’è un consiglio, un invito all’accordo tra padrone e operaio per un ritorno dell’amore, quello spirituale, nelle famiglie di entrambi: dove sarebbe il qualunquismo?» e minimizza, definendo la sua canzone una storiella tutto sommato innocua.

Tanto però innocua non è, rispondono in tanti, primo tra tutti il collega Sergio Endrigo, e non senza qualche ragione: si nota infatti come, tra le righe, il racconto boccaccesco e strapaesano di Celentano dipinga il matrimonio come una forma di «prostituzione legalizzata» e riduca l’amore a un mero «scambio di merci». Per il Resto del Carlino, viceversa, «allude al rapporto erotico con una vena scherzosa, quasi come quei manuali per fidanzati di alcune riviste cattoliche che per temere di non apparire all’altezza coi tempi fingono una pietosa consapevolezza».

I destinatari del racconto di Celentano sono gli abitanti dell’Italia di provincia, quella lontana dai centri industriali, dove l’«autunno caldo» non è arrivato se non attraverso i notiziari, che assistono per lo più in modo a una staglione di cambiamenti e per cui lo sciopero è un evento distante. Il racconto di episodi plausibili e di atteggiamenti di cattiva comunicazione e prevaricazione nella lotta sindacale diventa però l’elemento centrale dei versi, dove è assente ogni tipo di solidarietà tra lavoratori che non sia diretta ad assicurare l’adesione coatta allo sciopero, di cui non si sottolinea l’efficacia ma esclusivamente il carattere socialmente destabilizzante («c’è il caos nella città»).

Il pubblico sembra comunque premiare la provocazione di Celentano. Dopo la vittoria al Festival di Sanremo, «Chi non lavora non fa l’amore» raggiunge la prima posizione nelle classifiche di vendita, a dispetto di ogni polemica.

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