Il sindacato ANIEF chiede un’indennità per gli insegnanti come categoria a rischio contagio da COVID-19, appellandosi al decreto legislativo 81 del 2008. Ma la soluzione migliore sarebbe una buona prevenzione, che il ministero non ha mai messo in atto.
I dati IPSOS sulla salute mentale: “1 italiano su 10 ha pensato al suicidio nell’ultimo anno”
Gli indicatori della salute mentale hanno segnato un peggioramento più accentuato tra giovani e donne, nel 2021, ma gli italiani sono più consci del problema. L’intervista ad Stefania Fregosi, healthcare head IPSOS.
Non stiamo bene, e va sempre peggio.
In Italia, durante il lockdown, nove persone su dieci hanno sofferto di stress psicologico e una persona su due ha accusato sintomi depressivi. Il 2021 ha segnato un peggioramento negli indici di salute mentale, in particolare tra giovani e donne.
Non si tratta di percezione, ma di dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’ISTAT e da IPSOS. Tutti indizi che puntano verso la presenza di un malessere generale avvertito, ma ancora privo di un nome e di contorni definiti: sappiamo che è un male, ma non sappiamo ancora di soffrirne. Una tendenza che però potrebbe essere in via di cambiamento.
Abbiamo sentito in esclusiva per SenzaFiltro Stefania Fregosi, Healthcare Head IPSOS, per interpretare i dati che arrivano dal combinato disposto dei rapporti ufficiali.
In base ai risultati globali di questo report, che cosa si evince sullo stato della salute mentale nel nostro Paese?
In generale assistiamo a un processo di crescente attenzione e sensibilità al concetto di salute mentale. Gli italiani pensano sempre più spesso alla propria salute mentale, mostrando un trend crescente anche solo rispetto ad un anno fa. I target più sensibili a questo tema – perché i più colpiti da stress/ ansia/depressione – sono le donne e i giovani sotto i 35 anni. Nonostante l’opinione pubblica italiana sostenga che il benessere mentale e fisico siano ugualmente importanti, gli italiani pensano che il sistema sanitario oggi ancora non rifletta questa visione e non fornisca un egual trattamento, concentrandosi maggiormente sul benessere fisico.
Dopo la pandemia quali sono le esperienze vissute dagli intervistati, specialmente nel corso dell’ultimo anno?
Gli effetti dello stress sono i problemi di benessere mentale segnalati più frequentemente: un terzo degli italiani dichiara di avere sofferto di stress molte volte durante l’ultimo anno, fino a condizionare la propria vita quotidiana. Sempre un terzo degli italiani afferma che lo stress è stato tale da avere la sensazione di non riuscire più a gestire la situazione. Il 20% è stato depresso al punto da sentirsi triste o senza speranza tutti i giorni o più volte alla settimana. Infine, il 9% dichiara di avere pensato più volte al suicidio o all’autolesionismo, durante l’ultimo anno. Sono dati inquietanti che ci devono fare riflettere. Mettono in evidenza quanto il tema della salute mentale debba essere affrontato seriamente dal SSN e dalle istituzioni: ci sono forti sono attese da parte della popolazione.
Su quale fascia d’età occorrerebbe prestare maggiore attenzione nell’ambito della salute mentale, a suo parere?
Il benessere mentale è un tema da non sottovalutare soprattutto per le giovani generazioni, che sono state le più colpite dalla pandemia e che oggi risultano bisognose di comprensione, attenzione e rete assistenziale adeguata per rispondere al meglio al loro disagio. Inoltre, occorre lavorare al fine abbattere ulteriormente lo stigma e promuovere un concetto più ampio di benessere mentale come benessere emotivo, psicologico e sociale.
Il benessere mentale alla prova della pandemia
Ma che cosa significa benessere mentale?
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la salute mentale è parte integrante del benessere, e lo si deduce proprio dalla definizione di salute: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità”.
La stessa OMS descrive quella mentale come una componente essenziale della salute, definendola come lo stato di benessere che consente di realizzare le proprie abilità, di sostenere i livelli normali di stress della vita quotidiana per lavorare in modo produttivo e fornire un contributo alla propria comunità.
I numeri raccontano molto: l’Istituto Superiore della Sanità evidenzia come in Italia, durante il lockdown della primavera 2020, l’88,6% delle persone sopra i 16 anni ha sofferto di stress psicologico, e quasi il 50% di sintomi di depressione (Fonte: survey condotta su 5.008 persone attraverso il portale del progetto #PRESTOinsieme, nato da un’iniziativa congiunta ISS, Università di Padova e Prochild onlus, con il supporto tecnico della Zeta research Srl).
L’ISTAT il 26 luglio 2018 aveva pubblicato il report La salute mentale nelle varie fasi della vita, con i dati riferiti al triennio 2015-2017. Per certi aspetti una vita fa, considerando gli ultimi due anni che abbiamo vissuto. Esiste però il rapporto BES 2021 (Benessere Equo e Sostenibile) che definisce proprio gli ultimi due anni appena trascorsi in termini di salute mentale: “I due anni della pandemia hanno messo a dura prova il benessere psicologico della popolazione. In particolare, nel 2021 si osserva un peggioramento nelle condizioni di benessere mentale specialmente tra i ragazzi di 14-19 anni. Così l’indice di salute mentale, pur nei limiti della sua misurazione sintetica, assume un rilievo particolare nei due anni di pandemia, per tentare di monitorare gli effetti sulla componente psicologica ed emotiva, maggiormente sottoposta ai considerevoli cambiamenti nella vita sociale e relazione, avvenuta in tale periodo”.
Italia, nel 2021 indicatori della salute mentale in calo tra i 14 e i 19 anni
Vediamo nel dettaglio i dati del rapporto.
L’indice di salute mentale fornisce una misura del disagio psicologico degli individui e comprende stati correlati all’ansia e alla depressione, basandosi sull’aggregazione dei punteggi totalizzati da ciascun individuo nel rispondere a cinque domande specifiche (Fonte: BES 2021).
Nel 2021 l’indice assume in Italia il valore di 68,4, e risulta nel complesso stabile rispetto al 2019 e al 2020 (quando era rispettivamente pari a 68,4 e 68,8). Decresce invece tra le donne, mettendo in evidenza un peggioramento nella salute mentale, mentre aumenta leggermente tra gli uomini. Le condizioni di benessere mentale generalmente peggiorano al crescere dell’età, ma nel 2021 le differenze tra i più giovani e i più anziani diminuiscono, e nel 2021 si registra un deterioramento del benessere psicologico tra i ragazzi.
Così, dopo un miglioramento registrato nel 2020, nel secondo anno di pandemia l’indice di salute mentale cala decisamente nella fascia di 14-19 anni di entrambi i sessi, passando a un punteggio di 66,6 per le ragazze (-4,6 punti rispetto al 2020) e 74,1 per i ragazzi (-2,4 punti rispetto al 2020). Tra le donne si osserva un peggioramento della salute mentale anche nella classe di età 20-24 anni (-3,4 rispetto al 2019), mentre nelle altre si osserva una sostanziale stabilità.
I Paesi che pensano di più (e di meno) alla salute mentale secondo IPSOS. La situazione dell’Italia
Lo scorso 10 ottobre IPSOS ha pubblicato il suo report World mental health day 2022 in un panel di intervistati di 34 Paesi diversi.
A livello globale è interessante il dato su come sia il Portogallo il primo Paese al mondo a pensare alla propria salute mentale, con l’82%, e come fanalino di coda invece c’è la Cina, che chiude la classifica dei 34 Paesi con una percentuale pari al 33%. È altresì interessante il passaggio in cui viene richiesto agli intervistati – a livello globale – quale tra i possibili problemi di salute elencati venga considerato il più preoccupante dai propri connazionali: la salute mentale nel 2022 risulta essere tra le maggiori preoccupazioni, seconda solo al COVID-19, superando (rispetto agli anni 2020-2021) anche il cancro.
In Italia il 55% ci pensa spesso (+4% rispetto al 2021); di contro, nel nostro Paese si pensa più spesso alla salute fisica con il 77% delle persone (+5% rispetto al 2021); anche se poi l’80% degli intervistati italiani crede che la salute mentale e quella fisica siano egualmente importanti. Secondo il report sono i giovani under 35 e le donne a pensare di più alla propria salute mentale rispetto agli altri target demografici, rispettivamente con il 31 e il 27%.
Il report appena esaminato è stato pubblicato il 10 ottobre, data in cui si celebra la Giornata mondiale della salute mentale. Un tema di cui si discute ancora troppo poco, anche se il ministero della Salute, lo scorso 13 e 14 ottobre, ha organizzato a Roma il Global Mental Health Summit – Skills, rights, care.
Dunque, anche se poco, se ne parla. E proprio da qui occorre (ri)partire.
Leggi gli altri articoli a tema Salute.
Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.
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In copertina Foto di Hasty Words da Pixabay
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