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Docenti idonei mai assunti: il concorso 2024 rottama le graduatorie
Selezionati più volte, mai assunti: il paradosso dei docenti vincitori di concorso nel 2020 ancora precari e accantonati dal nuovo concorso del 2024. Paolo Pizzo, UIL scuola RUA: “Imposto dai fondi PNRR. Ma basterebbero 780 euro a precario per stabilizzarli, non c’è volontà politica”
Sono migliaia i docenti che, pur avendo superato i concorsi nel 2020, si ritrovano ancora precari. Sono passati anni da quando questi insegnanti sono stati giudicati idonei e ad oggi hanno sulle spalle altri quattro anni di esperienza, eppure per il Governo sono invisibili.
In che senso invisibili? Perché il concorso che hanno superato dopo aver affrontato diverse selezioni, oggi è stato “accantonato” a favore di un altro concorso. E che fine fanno le vecchie graduatorie? Che cosa si devono aspettare i precari che erano già risultati idonei nel 2020? Di essere dimenticati, o parcheggiati come supplenti per altri cinque anni?
Ad oggi non è dato saperlo.
E queste migliaia di docenti, che hanno maturato il diritto di essere assunti in ruolo, adesso vedono le loro aspettative sfumate grazie ai cosiddetti concorsi PNRR, che il Governo ha bandito e che sono in via di svolgimento per allocare i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il nuovo concorso prevede 45.000 assunzioni in tutta Italia, a fronte di 250.000 persone che sono ancora precarie, i cosiddetti supplenti.
In tanti si trovano in queste condizioni. Questo articolo parte proprio dalla rabbia di uno di loro, dalla sua volontà di denunciare una situazione ingiusta e allarmante.
Docenti vincitori di concorso nel 2020, mai assunti. E il Governo ne bandisce un altro
“Ho già fatto tre concorsi, sono presente in diverse graduatorie e fino a qualche mese fa pensavo fosse solo una questione di tempo, ma vedevo la mia messa in ruolo possibile. Oggi non so più cosa aspettarmi. Per non rischiare di rimanere escluso ho fatto anche l’ultimo concorso con le condizioni dettate dal PNRR, ma io ero già in una buona posizione nelle graduatorie del 2020 e in questo concorso potrei rischiare di avere una posizione più bassa. Ci hanno detto che le precedenti graduatorie le mettono in accantonamento, che diventano residuali, ma cosa vuol dire? Perché non includono nelle assunzioni una percentuale di graduatoria di un concorso che è già stato fatto, corretto e superato?”
In un quarto d’ora di conversazione ho già sentito due parole che mi fanno accapponare la pelle: accantonamento e residuale. Ho una figlia che va alle elementari e fa male sentirsi dire, da una persona che potrebbe essere un suo insegnate o un suo supplente, che per lo Stato sono dei residui, dei lavoratori da riallocare ogni anno a seconda delle esigenze contingenti. Sì, perché ogni anno a settembre la scuola apre e tutto sembra funzionare, ma le rimescolanze di personale che vengono fatte da giugno ad agosto noi genitori non possiamo neanche immaginarle. Docenti che spesso sono costretti a interrompere la continuità didattica o che accettano cattedre lontane dalle loro famiglie.
La situazione è ancora più grave per gli insegnanti di sostegno, che hanno un ruolo delicatissimo e che invece vengono trattati come auto da parcheggiare appena spunta un buco.
Paolo Pizzo, UIL scuola: “Gli idonei del 2020 dovevano essere assunti per legge, siamo al paradosso”
Per fare un po’ di chiarezza decido di chiamare Paolo Pizzo, segretario nazionale della UIL scuola RUA. Mi risponde immediatamente e nel giro di poche ore mi rilascia l’intervista perché questo per loro è un tema davvero urgente.
“Stiamo vivendo un paradosso perché si stanno facendo tanti concorsi quando ci sono ancora graduatorie valide su base provinciale e regionale. In particolare, per il concorso del 2020 una legge ha stabilito che potessero essere assunti non solo i vincitori, ma anche i cosiddetti idonei”. Ed è proprio parlando degli idonei che cominciamo l’intervista.
Mi aiuti a capire chi sono gli idonei del 2020.
Gli idonei sono coloro che, al pari dei vincitori, hanno superato tutte le prove; semplicemente non sono stati assunti a fine concorso perché in quell’anno non c’erano abbastanza posti. Non sono degli usurpatori, per intenderci, e la legge ha stabilito che anche loro nel tempo potevano essere assunti, proprio per evitare che i precari continuassero a fare tutti i concorsi.
Anche perché il fatto che ci siano sempre migliaia di docenti ai concorsi non è un vantaggio per nessuno. I docenti devono presentarsi e riprepararsi tutte le volte e le loro prove vanno corrette, spesso dopo un procedimento di nomina complicata delle commissioni. Insomma, una perdita di tempo per tutti.
Infatti, con la legge si voleva evitare che tutti i docenti dovessero ripetere i concorsi, ma oggi il PNRR impone determinate assunzioni e bisogna farle con nuovi concorsi, con criteri diversi per giudicare i docenti. Ad esempio, il concorso del 2020 prevedeva delle prove scritte, oggi quelle prove sono state sostituite con dei quiz con risposta multipla. È cambiata la metodologia e per le ammissioni in ruolo bisognerà prendere i vincitori dei nuovi concorsi e solo dopo aver esaurito le graduatorie dei docenti dei nuovi concorsi potrai attingere agli idonei 2020.
Quindi rispetto alla legge citata prima il Governo nel giro di pochi mesi ha cambiato le carte in tavola?
Il Governo a giugno 2023 ha garantito con una legge agli idonei del 2020 la possibilità di essere assunti. Oggi, a distanza di pochi mesi, dichiara che l’Europa ci chiede di assumere dai nuovi concorsi e non dalle vecchie graduatorie. E quindi paradosso nel paradosso: gli idonei del 2020 per non perdere la possibilità di essere assunti hanno partecipato anche a questo concorso.
In effetti è proprio la situazione dell’insegnante che mi ha contattato: non aveva nessuna intenzione di ripetere il concorso, ma si è sentito in qualche modo obbligato per non rischiare di perdere il treno. E lui stesso mi ha detto: “Tanto ai concorsi si vedono sempre le stesse facce, ormai ci conosciamo tutti”.
Certo, perché purtroppo è l’unico modo per sperare di essere assunti prima, e infatti anche noi come sindacato abbiamo dovuto consigliare ai nostri iscritti di partecipare anche a questo ultimo concorso. Ma non è la soluzione. Tra l’altro il concorso del 2020 è stato davvero selettivo, prevedeva delle prove scritte e orali e una preselettiva, mentre in quest’ultimo con le risposte multiple tutto è risultato più semplice. E le percentuali di superamento delle prove scritte sono altissime. Tutta gente che poi dovrà fare anche l’orale.
Quindi nessuna prospettiva di cambiamento all’orizzonte?
Di recente è stato presentato un emendamento dall’opposizione che stabilisce che le assunzioni devono avvenire in parità, cioè il 50% degli assunti va preso dai nuovi concorsi e il 50% dalle graduatorie del 2020. Dovremo capire se l’emendamento passerà, ma è già in forte ritardo perché il concorso ormai è partito e l’idoneo ha già partecipato.
Oggi i precari sono 250.000. Lei mi sta dicendo che il personale idoneo in realtà c’è, solo che non viene assunto.
Il personale idoneo c’è ed è quello che fa funzionare la scuola da settembre a giugno, ma rimangono supplenti e precari. Vengono assunti tutti gli anni e poi licenziati il 30 giugno, e a luglio e agosto devono richiedere la disoccupazione. In UIL abbiamo fatto uno studio che dimostra che basterebbe un investimento di 780 euro a precario per stabilizzarli tutti.
780 euro per una stabilizzazione non sembra una cifra eccessiva.
Non è affatto eccessiva, ma ci vorrebbe una volontà politica che non c’è. Tanto al ministero sanno che i precari hanno bisogno di lavorare e preferiscono assegnare loro l’ennesima supplenza, tanto pur di non rimanere senza lavoro (o per paura di essere in futuro esclusi dall’algoritmo) la accetteranno comunque.
Tra l’altro, ormai è banale dirlo, il continuo ricambio di supplenti non fa bene neanche agli alunni, che avrebbero bisogno della continuità didattica. Ma il ministero sembra ignorare anche questo.
Qualcuno mi deve spiegare perché, se io ho un posto vuoto al 30 giugno che è sempre lo stesso nel 2021, nel 2022, nel 2023, il 31 agosto continuo a nominare personale supplente invece di stabilizzare quel posto. Se il posto rimane lo stesso per tre anni, vuol dire che alla scuola serve, quindi perché non mi decido a stabilizzarlo? Soprattutto sul sostegno ci sono docenti che ogni anno cambiano scuola, e lì il paradosso è ancora più grande, perché un bambino che necessita del sostegno ha un grande bisogno di continuità e di avere dei punti di riferimento.
Per concludere, non abbiamo bisogno di emendamenti per rimediare alle incoerenze. La nostra scuola ha bisogno di un disegno strutturato nel tempo, che dia onore al merito e stabilizzi quegli insegnanti che hanno fatto tanti e diversi concorsi, risultando preparati. E idonei.
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