Il lavoro ha il sessismo per collega

Da un sondaggio realizzato da FiorDiRisorse emerge che l’88,2% dei lavoratori ha assistito a un episodio di sessismo, e il 56,8% ne è stato vittima – una realtà che fa danno anche agli uomini. Come si pongono le aziende italiane nei confronti del tema, nel 2022?

Tra il 2021 e il 2022 FiordiRisorse, la business community dei manager e delle imprese e nostro editore, ha lanciato un sondaggio sul sessismo nei luoghi di lavoro.

Perché abbiamo sentito questa esigenza? Perché l’argomento ci riguarda tutti, e sono in pochi a parlarne in maniera non stereotipata. Il sessismo non si manifesta solo con frasi fatte e divari salariali: dietro certi atteggiamenti c’è tutta una base culturale sbagliata che va scardinata con forza, ma in Italia siamo indietro anni luce.

L’indagine voluta da FiordiRisorse è durata circa tre mesi e ha coinvolto oltre 700 persone in tutta Italia, che hanno raccontato le loro esperienze, individuato le “parole del sessismo” e citato le frasi più orribili di cui sono state vittime o testimoni.

Hanno partecipato lavoratori con profili molto diversi (amministratori delegati, centralinisti, manutentori metalmeccanici, responsabili di stabilimento, segretarie di direzione) e il dato più eclatante che abbiamo ricavato è che il 93,4% delle persone pensa che subire un comportamento o un linguaggio sessista, più o meno reiterato, possa determinare la scelta di lasciare un lavoro.

Non si tratta solo di donne. Il sessismo sui luoghi di lavoro colpisce anche gli uomini.

In particolare, il 56,8% delle persone coinvolte ha subito sul luogo di lavoro comportamenti o espressioni che reputa sessiste da parte di uomini o donne e il 31,2% delle persone che ha subito comportamenti sessisti li ha subiti dal capo, il 30,7% dal diretto responsabile e il 38,1% da un collega. All’88,2% delle persone è capitato, sul luogo di lavoro, di assistere a comportamenti o ascoltare espressioni di natura sessista.

Sono dati preoccupanti, e ciò che succede nelle aziende riflette la realtà sociale in cui viviamo. Secondo la direttrice di SenzaFiltro Stefania Zolotti, “l’osservatorio di FiordiRisorse dedicato al sessismo nei luoghi di lavoro testimonia che non poche colonne culturali su cui poggiano molte aziende italiane sono marce e non c’entrano l’età, i ruoli, le generazioni, la geografia, i settori produttivi, le gerarchie, la forma padronale o multinazionale, l’anzianità di servizio, i bilanci, l’essere in quel lavoro da tanto o da poco. È solo una questione di paure. Sono le paure che ci fregano nel rapportarci agli altri e vale dappertutto, nella vita privata e in quella professionale. Vale se comandi e se esegui, vale se nella conversazione sei in attacco o in difesa, vale se sei uomo o donna o del genere che hai legittimamente scelto. La paura, spesso anche l’umidità generata dalle cose non dette nel modo giusto, ha fatto marcire le colonne del lavoro: siccome è difficile accettare una propria paura – chiamatela insicurezza, scarsa autostima, disabitudine al contatto con gli altri, arroganza – e tantomeno metterla sul piatto della bilancia con cui pesiamo noi e gli altri, a molti conviene stereotipare le relazioni usando frasi d’appoggio, maschere pronte all’uso, discriminazioni già ostentate in partenza, così da provare subito a sgomberare il campo e illudersi di tornare a casa col pallone in mano”.

Sessismo, donne e lavoro: come nasce uno stereotipo

Per fortuna questo lavoro ci ha dimostrato anche che non tutte le aziende sono uguali: l’osservatorio è stato sostenuto da imprese virtuose che credono profondamente in un cambiamento di marcia sui luoghi di lavoro.

Paolo Schipani, direttore generale di Welfare ComeTe (progetto sviluppato dal Consorzio FIBER che affianca le aziende nella qualificazione del Piano di Welfare), sa bene che lo stereotipo è sempre dietro l’angolo nella nostra società.

“Magari pensi di esserne libero e non ti rendi nemmeno conto che, quando una tua collega è brava, la definisci una donna con le palle. I pregiudizi inconsci ci mangiano. Senza contare tutti quelli espressi anche nei libri: anche nelle favole sono sempre i principi a salvare le principesse, e nei cartoni animati mamma orso cucina mentre papà va al lavoro.”

Nelle favole, nei cartoni; ma aggiungerei che a volte anche nei libri scolastici c’è un sistema molto radicato e mal rappresentato (la mamma che lava e stira e il papà che guida e va al lavoro), e in pochi sembrano aver capito che questo condiziona in modo pesante i bambini.

“In quanti poi hanno capito – prosegue Paolo – che chi cresce in famiglie violente diventa spesso violento o vittima di violenza? La violenza è ereditaria. Un bambino cresce bene se in famiglia c’è un sistema di condivisione dei compiti, non di conciliazione. Noi come azienda abbiamo sostenuto l’osservatorio perché c’è un bisogno incredibile di porre l’attenzione su questi temi, e di questi percorsi ne hanno bisogno in primis le donne, perché sono le prime portatrici di questo stereotipo. E la Meloni che si fa chiamare ‘il presidente’ non ci aiuta. Il linguaggio definisce il mondo, ma da solo non basta: bisogna lavorare tanto sulle politiche di genere, perché siamo davvero indietro di 250 anni. È necessario lavorare sulla sensibilizzazione, sulla differenza sconosciuta tra sesso e genere, provando a capire come stereotipi e pregiudizi di genere sono radicati in ogni ambito della nostra vita, dal linguaggio al gender pay gap, per arrivare fino alla violenza contro le donne. Welfare ComeTe ha deciso di lavorare sul quotidiano con le aziende, e questo è un altro dei motivi per cui abbiamo sostenuto l’osservatorio”.

Politiche aziendali e limiti reali

Anche Sara Callegari di ENGIE Italia, player di riferimento nel settore energetico, ci lasciato la sua dichiarazione.

L’azienda deve essere un luogo in cui ogni persona si sente protetta, libera di esprimersi indipendentemente dalle differenze, senza timore per la propria carriera o integrità fisica o psicologica. Al fine di consentire la segnalazione di eventuali violazioni abbiamo attivato tutti i canali di whistleblowing insieme alla disponibilità dei team di etica e HR. Abbiamo sostenuto l’osservatorio sul sessismo di FiordiRisorse perché troviamo fondamentale intraprendere azioni concrete e lavorare sulla cultura e sul linguaggio; non possiamo più ritenere normali alcuni comportamenti o alcune battute. Il linguaggio crea e cambia la realtà e noi vogliamo essere in prima linea per favorire il cambiamento, adottando una posizione di tolleranza zero contro ogni situazione di molestia sessuale e di comportamenti sessisti”.

Infine ho voluto sentire Cristina Vaudagna, direttore HR di Castel, perché lavora in un’impresa metalmeccanica, che di solito è un territorio tipicamente maschile.

“Abbiamo sostenuto l’osservatorio perché era un punto di vista diverso rispetto ai soliti trend, era una voce fuori dal coro. Siamo un’azienda metalmeccanica nella quale in molti ruoli è difficile trovare candidature femminili, mentre in altri è difficilissimo trovare candidature maschili, ma nel nostro CDA e nella proprietà ci sono diverse donne. In particolare, ci sono meno donne nei ruoli tecnici, ma visto che siamo molto sensibili al tema abbiamo condotto un’analisi sul nostro gender gap interno, confrontandoci con tutti i parametri della Commissione europea. Ci sono diverse posizioni di responsabilità occupate da donne, e in certi ruoli facciamo fatica ad avere le quote azzurre (in particolare nel customer service e in amministrazione). Detto ciò, è innegabile che l’azienda metalmeccanica subisca un po’ il fatto che le materie STEM sono meno scelte dalle ragazze. Alla lunga questo si riflette sulle possibilità di assumere donne: è piuttosto difficile contrastare solo per volontà interna aziendale una situazione che invece è molto più ampia a livello sociale, ma facciamo comunque tutto il possibile”.

Donne, STEM e rappresentazione: mancano i modelli ed è colpa dei media

Cristina ha toccato un tasto molto dolente di cui ci siamo occupati anche nell’ultima parte dell’anno in occasione dell’inaugurazione della mostra STEM Passion, che rappresenta 39 donne del mondo della scienza che raccontano la loro esperienza (e che potete visitare fino alla fine dell’anno).

La mostra ha voluto colmare una grande lacuna, cioè che la visibilità delle donne STEM nei media è ancora troppo bassa. E il fatto che non vengano rappresentate è un grave problema, perché in questo modo mancano i modelli di riferimento che possano invogliare le ragazze a scegliere le materie scientifiche.

“In Italia – come mi ha spiegato il sociologo Giovanni Boccia Artieri in una recente intervista – in realtà c’è un numero abbastanza alto di ragazze interessate alla scienza, che però non pensano di poter avere gli stessi risultati del collega uomo. Anche quando seguono questi percorsi sentono di avere meno possibilità, proprio perché manca la rappresentazione sociale e mediatica di donne di successo in queste materie. Le ragazze hanno spesso la percezione che quel mestiere sia solo maschile.”

L’impegno di SenzaFiltro e di FiordiRisorse sarà quello di continuare a parlare di sessismo cercando di ispirare anche le giovani donne a crescere in un contesto più paritario, considerando che anche noi abbiamo le nostre responsabilità, perché a volte siamo le prime a precluderci delle possibilità. A tal fine abbiamo condiviso il nostro osservatorio anche con altri giornali: L’Essenziale si è dimostrato molto sensibile al tema, pubblicando i risultati dell’osservatorio e le testimonianze dirette di chi ha partecipato al nostro lavoro.

Non siamo da soli, ci sono aziende e giornali che ci hanno sostenuto, che lavorano in questo senso e che continueranno a farlo. Ma serve molta più partecipazione.

L’Osservatorio sul sessismo in azienda realizzato da FiordiRisorse – Una Nuova Cultura del Lavoro in collaborazione con Senza Filtro è scaricabile a questo link.

Leggi gli altri articoli a tema Discriminazioni.

Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.


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