INVALSI, il sindacato non ci sta: i conti dello sciopero non tornano

Giuseppe Raiola, presidente di SGB Scuola, intervistato da SenzaFiltro: “Dietro l’INVALSI interessi importanti, non didattici. E ministero e istituto nascondono i numeri delle proteste”

Uno striscione inneggia allo sciopero contro l'INVALSI: "Difendi la scuola, no INVALSI"

“Abbiamo ricevuto tremila telefonate dagli insegnanti, relative alle prove INVALSI nelle nostre sedi, per dare supporto e consulenza continua nella loro azione di sciopero sia per la somministrazione delle prove, che per la correzione e tabulazione delle stesse. Lo sciopero è stato autorizzato dalla commissione di garanzia, ma diversi docenti sono stati minacciati di sanzioni disciplinari; ci sono stati atteggiamenti autoritari di alcuni dirigenti scolastici che hanno negato lo sciopero, e in diversi casi hanno fatto correggere gli elaborati ad altri. Stiamo raccogliendo le prove e abbiamo pronti esposti alla commissione di garanzia sugli scioperi: il diritto allo sciopero non va vanificato.”

Con queste parole Giuseppe Raiola, presidente di SGB Scuola (Sindacato Generale di Base), denuncia gli scioperi appena terminati alla primaria per la somministrazione delle prove INVALSI, ma anche per la loro correzione e per l’inserimento dei risultati nella piattaforma online apposita, che in questo ordine di scuola avvengono ancora in modo cartaceo e non informatizzato, a causa della scarsa autonomia di alunne e alunni.

Giuseppe Raiola, presidente SGB Scuola: “Ministero e INVALSI nascondono i numeri degli scioperi”

Due gli scioperi indetti da SGB alla primaria: il 5 maggio, per la somministrazione delle prove, e l’altro per la correzione e tabulazione delle stesse, che si è svolto secondo i calendari previsti, con giornate differenti da Regione a Regione.

“Lo sciopero da noi indetto alla primaria, riguardo la correzione e tabulazione delle prove – precisa Raiola – è a macchia di leopardo, e si è svolto in giornate differenti, a seconda della Regione di riferimento. Non esiste un osservatorio sulla realizzazione delle prove INVALSI, il ministero non restituisce i dati di quelle che non sono state corrette e tabulate; si parla di questa prova come un disco rotto, parlando di oltre il 98% di partecipazione. Molti di questi dati sono usciti il giorno stesso di una prova per cui non c’era lo sciopero di somministrazione, quindi va chiesto: come mai non hanno fatto il 100%? Dovrebbero dire anche quante gliene arrivano corrette, cioè quanto incide lo sciopero di correzione.”

“Il presidente di INVALSI Roberto Ricci parla di adesione dello 0,98% allo sciopero, e si basa probabilmente sull’incidenza di quello dell’intera giornata, che alla fine fanno solo i somministratori di seconde e quinte della primaria, rapportati a un milione di lavoratori della scuola. La percentuale andrebbe fatta sul totale degli incaricati alla correzione per vedere quanti scioperano, tra quelli. Il tasso di adesione arriverebbe sicuramente alle due cifre”.

Le ragioni di chi sciopera: gli effetti dell’INVALSI sulla scuola secondo il sindacato

L’effetto dell’INVALSI, secondo Raiola, è l’interruzione della normale attività didattica, che viene condizionata dalla presenza delle prove, alle quali viene finalizzato l’insegnamento.

“Dietro l’INVALSI ci sono interessi importanti, non di natura didattica: basti considerare il volume di affari delle case editrici per i libri; lo stesso istituto costa centinaia di milioni di euro allo Stato e ha personale proprio, ma si avvale di personale della scuola a costo zero. Negli anni si è assistito a diversi tentativi di legare gli stipendi degli insegnanti ai risultati INVALSI.”

Mettere in concorrenza le scuole, sulla base dei risultati delle prove, sarebbe un disastro educativo”, prosegue Raiola. “Si punta ad accaparrarsi fondi e iscritti, abbassando il livello di formazione scolastica. Se una scuola decide di sopravvalutarsi, ha tutti gli strumenti per farlo. Il fatto che le prove siano uguali su tutto il territorio nazionale potrebbe essere ritenuto un punto di forza, ma di fatto non si tiene conto del programma svolto, si somministrano domande chiuse, è un elemento che condiziona molto l’insegnamento. Si verifica il ‘teaching to text’, cioè si attua una didattica improntata al superamento dei test, lasciando da parte il programma si lavora solo su quello”.

“Per quanto riguarda i ragazzi disabili, con bisogni educativi speciali e con disturbi specifici di apprendimento, spesso non hanno gli strumenti dispensativi e compensativi che spettano loro, mentre alcune scuole li mandano fuori dall’aula per evitare di abbassare il rating della scuola. Si parla della personalizzazione dell’apprendimento scolastico, ma somministrando le prove INVALSI va nel versante opposto.”

 

 

 

Photo credits: chietitoday.it

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