Italia, quattro milioni di lavoratori scoperti in caso di crisi

I dati INAPP evidenziano un’altra lezione che l’Italia non ha imparato dal COVID-19: limitare la protezione sociale dei lavoratori rinunciando all’universalismo differenziato mette a rischio milioni di professionisti. Una strada inversa rispetto a quella di altri Paesi europei

30.12.2023
Universalismo differenziato: un operaio edile su un'impalcatura senza copertura

Questo dicembre è passato sotto silenzio un convegno dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) dal titolo La protezione sociale dei lavoratori al bivio. Un tema che in questo periodo è di grande attualità, ma che innervosisce in modo particolare l’inquilina di Palazzo Chigi, Giorgia Meloni, visto che a proposito di protezione del lavoro l’attuale governo si è liberato in un sol colpo del Reddito di Cittadinanza e dell’ipotesi di un salario minimo. Figuriamoci se può prendere in considerazione il cosiddetto “universalismo differenziato” (ovvero un’adeguata protezione dei lavoratori in tempi di crisi secondo le caratteristiche settoriali e le dimensioni aziendali), applicato di fatto durante la pandemia e riproposto dal convegno INAPP.

Italia, nessun paracadute contro le crisi per i lavoratori non standard

Si legge nel rapporto che sono più di sei milioni i beneficiari delle integrazioni salariali decise durante la fase pandemica nel nostro Paese; parliamo di una spesa di 18 miliardi di euro. A costoro si sono aggiunti quattro milioni di beneficiari di indennità assistenziali non coperti dal sistema assicurativo, con una spesa complessiva di 6 miliardi di euro.

Ma che cosa significa questo dato?

In sintesi, finita la fase di emergenza sanitaria nel nostro Paese, questo sistema – definito universalismo differenziato – è stato abbandonato. Non significa applicare uno strumento assicurativo uguale ad aziende con caratteristiche diversificate, ma strutturare un nuovo modello di protezione sociale dei lavoratori su interventi di diversa natura, per rispondere a mercati del lavoro, sostengono gli studiosi di INAPP, sempre più frammentati e digitalizzati. Se ciò non dovesse avvenire, ecco il possibile scenario futuro.

“In Italia rimangono scoperti, in caso di crisi, più di quattro milioni di lavoratori non standard, quelli anziani sopra i 52 anni, i contingenti, gli autonomi individuali, gli inoccupati in cerca di lavoro, i lavoratori delle piattaforme e i working poor”, ha dichiarato il professor Sebastiano Fadda, presidente INAPP. “In sostanza nella fase emergenziale sanitaria il sistema sembrava estendersi verso il principio di un universalismo differenziato: oltre a un aumento delle integrazioni salariali, erano stati introdotti dei sussidi assistenziali per particolari soggetti lavorativi (lavoratori autonomi, contingenti, stagionali, occasionali). Dopo la fase pandemica, mentre si è consolidata l’estensione assicurativa, si è persa completamente l’esperienza delle indennità assistenziali. Così la fase emergenziale ha inciso solo in parte sull’estensione del sistema ordinario, aumentando la copertura dei tradizionali schemi assicurativi ma perdendo del tutto i programmi assistenziali in caso di perdita del lavoro per tutti quei soggetti esclusi dalle misure assicurative-contributive”.

L’universalismo differenziato in Europa

E dire che il cosiddetto universalismo differenziato esiste in molti Paesi europei e nessuno si è mai sognato di abolirlo.

In Spagna esiste un articolato sistema di sussidi contro la disoccupazione (assicurativi e assistenziali), che oltre a garantire un più alto livello di copertura (l’85% dei soggetti in una condizione di disoccupazione nel 2020) rappresenta anche un filtro per il lavoro non standard e la disoccupazione di lunga durata, prima che ci si configuri come beneficiari degli schemi di reddito minimo.

Uno scenario simile è quello che si ha in Francia: anche qui abbiamo ammortizzatori sociali contributivi e un sussidio assistenziale che ha coinvolto nel 2020 circa 400.000 beneficiari. Inoltre, il sistema francese prevede per i lavoratori poveri un sostegno al reddito e un intenso piano di attivazione formativo che ha coinvolto nel 2020 più di quattro milioni di working poor, e un sostegno per l’assistenza abitativa. Anche nel caso francese l’articolazione del sistema di protezione reddituale della forza lavoro determina un minore accesso di soggetti occupabili verso gli schemi di reddito minimo.

Le analisi evidenziano anche come l’attuazione di una dinamica di costruzione di un sistema di protezione sociale dei lavoratori incentrato sul principio dell’universalismo differenziato garantisca elasticità al sistema: una caratteristica di cui avrebbe bisogno, di fronte alle possibilità di nuove crisi.

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