Se una notte d’inverno un innovatore

Il 6 giugno del 1984, l’Università di Harvard, all’interno dell’iniziativa nata nel 1925 denominata Norton Lecture, intitolate al dantista e storico dell’arte americano Charles Eliot Norton, come da tradizione selezionò un intellettuale di fama mondiale per tenere un ciclo di 6 conferenze. La scelta quell’anno cadde sull’italiano Italo Calvino. I criteri di selezione delle Norton […]

Il 6 giugno del 1984, l’Università di Harvard, all’interno dell’iniziativa nata nel 1925 denominata Norton Lecture, intitolate al dantista e storico dell’arte americano Charles Eliot Norton, come da tradizione selezionò un intellettuale di fama mondiale per tenere un ciclo di 6 conferenze.

La scelta quell’anno cadde sull’italiano Italo Calvino.

I criteri di selezione delle Norton “Poetry Lecture” sono tutt’oggi quelli di individuare chi nel mondo possa essere d’esempio e di distinzione nell’arte della “poesia nel senso più ampio”. Intellettuali, personaggi e studiosi celebri nelle arti, tra cui la pittura, l’architettura e la musica: qui potete trovare l’elenco completo degli “invitati”.

Sempre presso la stessa prestigiosa Università, quest’anno l’Italia ha avuto l’onore di inviare per due volte per una “lecture” all’interno di un percorso della Business School l’influencer Chiara Ferragni e come testimonial in un convegno sulla democrazia diretta il nostro Onorevole Luigi Di Maio. Scevro da ogni possibile commento, penso che sia un piccolo segnale di come il mondo sia cambiato negli ultimi 33 anni.

Le sei conferenze di Italo Calvino erano previste all’interno del semestre autunnale 1985-1986 ma lo scrittore non le tenne mai perché la sua morte sopraggiunse nel settembre dello stesso 1985. Nell’anno che intercorse tra l’invito e l’improvvisa morte, Calvino preparò cinque delle sei conferenze, rimandando al periodo che avrebbe dovuto trascorrere negli Usa la compilazione della sesta lezione. Lasciò sulla propria scrivania cinque cartelle perfettamente preparate e confezionate, ciascuna dedicata a una parola.

Il progetto di Calvino era quello di individuare sei parole per traghettare la letteratura nel millennio entrante. Queste cinque conferenze hanno dato vita ad un’opera letteraria postuma intitolata “Lezioni Americane” sugli spunti raccolti dalle persone che circondavano l’autore intenzionato a dare vita al ciclo “Six Memos for the Next Millennium”.

Questa opera letteraria, nei suoi contenuti e nella sua struttura, rappresenta uno dei parametri con cui ho analizzato e ho condotto buona parte della mia vita professionale e personale. Voglio quindi utilizzare, in modo assolutamente indebito, i parametri e le parole individuate da Calvino per declinare il tema Innovazione nelle sue dinamiche.

Le sei parole sono: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità e la sesta, mai sviluppata, Consistenza.

Ciò che mi preme sottolineare è che Calvino non nega mai la necessaria esistenza dell’opposto delle parole individuate: Pesantezza, Indugio, Vaghezza, Indefinibilità, Univocità e, ipotizzo, Superficialità. Ritenendo tutte queste funzionali allo sviluppo della sua visione della letteratura e del mondo che lo circondava. Così come in azienda la strategia e la consuetudine devono supportare e integrare l’Innovazione.

Per ciascuna delle sei parole chiave, indirettamente anche per gli opposti, vorrei citare un passaggio, un’essenza del testo di Calvino che personalmente ritengo utile, con l’obiettivo di riproporla in chiave d’Innovazione per risolvere il quesito dell’articolo.

Leggerezza 

Calvino contrappone la leggerezza del pensare alla pesantezza del vivere come antitesi tra la visione artistica e la consapevolezza dell’esistente.

Nelle mie esperienze professionali ciò che ha rappresentato una chiave per il successo delle iniziative per innovare è sempre stato l’atteggiamento di apertura e disposizione all’auto-critica da parte del management. La capacità di non prendersi troppo sul serio e di applicare la “leggerezza del pensare” per mettersi continuamente in discussione e per mettere in discussione lo status quo esistente.

Velocità

Calvino analizza la velocità mentale e la velocità fisica nella loro integrazione e non esclusione.

L’innovazione ha bisogno di velocità ma soprattutto ha bisogno di decisioni veloci. Dietro alla prosopopea del fallimento veloce e alla narrativa della bellezza dell’errore, dobbiamo ricercare la responsabilità dei manager di prendere delle decisioni. Oggi quello che determina l’innovazione è la capacità di apprendere e di incamerare informazioni dalle evidenze che maturano a seguito delle decisioni a fronte di un incrementale procrastinare delle attività.

Esattezza

Calvino è turbato dalla omogeneizzazione priva di contenuti delle immagini che ledono la precisione del linguaggio e la capacità di diffondere i contenuti.

L’innovazione esprime un linguaggio proprio fatto di strumenti, di processi e di attività proprie. Il danno principale alle attività d’innovazione in azienda è quello di utilizzare linguaggi e strumenti non specifici. Ricorrere al linguaggio del marketing, della comunicazione o della strategia non consente di definire un perimetro di attività e di processo dedicato all’innovazione. Processo d’innovazione può apparire come un ossimoro ma non se consideriamo la necessaria attribuzione di deleghe, responsabilità e soprattutto budget.

Visibilità

Calvino sviluppa due tipi di approcci creativi e di processi immaginativi: quello che parte dalla parola e arriva all’immagine visiva e quello che parte dall’immagine visiva e arriva all’espressione verbale.

Non esiste innovazione senza creatività. Non esiste un’azienda innovativa o che riesca a sviluppare innovazione in cui la creatività e la fase di generazione e intercettazione di idee, sia all’interno sia all’esterno, non sia garantita e favorita in modo strutturato e sistematico. La nuova definizione di “cultura aziendale” dovrebbe essere “capacità dell’azienda di incentivare il pensiero divergente e di sostenere il pensiero convergente in un perimetro coerente con i valori e il modello di business dell’azienda”.

Molteplicità

Calvino in questa conferenza sviluppa un tema visionario, anticipatore dell’inizio del nuovo millennio. Afferma che “il mondo assume le sembianze di una rete di interazioni” e che “oggi non è più pensabile una totalità che non sia potenziale, congetturale, plurima”.

Affermazioni che identificano appieno le nuove dinamiche dell’innovazione in azienda. Le aziende devono definire un approccio all’innovazione che sia “potenziale”, l’innovazione arriva da ogni parte dentro e fuori l’azienda, che debba essere “congetturale”, l’innovazione deve essere interpretata e sviluppata secondo un intuito e una visione, e “plurimo” ovvero mettere in atto non un modello di innovazione unico ed esclusivo ma definire un approccio che capitalizzi strumenti dei differenti approcci (es. open innovation, stage&gate, black ops, corporate lean start up, design thinking).

Consistenza

Calvino non è riuscito, come detto, a strutturare l’ultima delle sue sei conferenze.

Per concludere il percorso identifico la parola consistenza con il commitment. L’innovazione in azienda non nasce né dalle regole né dal caso, nasce dalla volontà del “Capo” o dei “Capi” di mettere in atto tutte le cinque parole sopra descritte.

 

L’innovazione non nasce né dalle regole né dal caso. Le prime sono una condizione necessaria ma non sufficiente per aumentare le probabilità d’innovazione, il secondo è una condizione sufficiente ma non necessaria per ottenere innovazione. Il combinato disposto determina la creazione in azienda delle condizioni culturali, ambientali, di processo e di business per incrociare e sviluppare l’innovazione all’interno ed all’esterno della stessa.

Mi piace provocare dicendo che l’innovazione non è mai “bottom up” ma “top down”. La genesi dell’innovazione nasce solo dalla consapevolezza e dalla necessaria strategia per perseguire l’innovazione, per accettare e favorire il caso, per darsi delle regole per non sprecare energie e sviluppare dei criteri di selezione in grado di ottimizzare tempo e investimenti. L’innovazione “bottom up” è una delle dinamiche che possiamo utilizzare all’interno di un contesto aziendale che deve essere disegnato per il nuovo millennio.

 

(Photo credits: rai.it)

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