Ma proviamo a addentrarci nella tecnicalità del provvedimento.
Il concordato preventivo, ispirato dalla Lega e da Forza Italia e accolto da Fratelli d’Italia, è nato con una modalità strana. L’obiettivo è trovare un accordo con la regia del Governo tra fisco e autonomi sul reddito da dichiarare, e dunque sulle tasse da pagare.
La cosa curiosa è che il fisco ha messo a punto una pagella in base alle dichiarazioni fatte l’anno precedente, distinguendo tra dichiarazioni attendibili e inattendibili. Chi ha preso un voto dall’8 in su viene considerato “affidabile”, chi ottiene un voto sotto la soglia dell’8 viene considerato “inaffidabile”. Una pagella che serve a poco perché alla fine parteciperanno tutti, al concordato preventivo, ma se si guardano le cifre si capisce perché è in quell’area che va ricercata e colpita l’evasione; altro che lisciare il pelo.
Secondo i dati ufficiali del dipartimento finanza, su 2,42 milioni di autonomi censiti per formulare le pagelle, 1,34 milioni sono sotto la soglia degli affidabili. E, cosa che ha dell’incredibile, non di poco. Il reddito dichiarato da questi signori è di 23.530 euro l’anno; circa il 70% in meno di quelli, dello stesso settore, che la pagella ha definito affidabili.
La cosa assurda è che il Governo, invece di colpire gli inaffidabili attraverso controlli e sanzioni, gli propone un concordato. Gli scostamenti tra affidabili e inaffidabili sono impressionanti: nelle società immobiliari toccano il -78,9%; nella ristorazione il -91%; nei bar e pasticcerie il -80,6%; nei negozi di abbigliamento -87,3%.
Dati eloquenti che confermano che l’evasione fiscale in Italia arriva dal lavoro in nero e dal lavoro autonomo. Il ministero dell’Economia quantifica l’evasione con due cifre: 68,8 euro su 100 riescono a sfuggire al fisco. Un risultato che ancora una volta penalizza il lavoro dipendente, che non ha nessuna possibilità di concordare perché i suoi redditi sono trasparenti.
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