Macron e Le Pen sotto la lente dei tweet

Ora che le elezioni presidenziali francesi si sono espresse, vale la pena riallacciare le premesse al risultato attraverso la politica annunciata su media e social network. Dopo  il voto del 23 aprile, erano rimasti in gara per l’Elyseo Emmanuel Macron e Marine Le Pen: due candidati opposti in tutto, ad iniziare dalla strategia scelta nelle prime […]

Ora che le elezioni presidenziali francesi si sono espresse, vale la pena riallacciare le premesse al risultato attraverso la politica annunciata su mediasocial network. Dopo  il voto del 23 aprile, erano rimasti in gara per l’Elyseo Emmanuel Macron e Marine Le Pen: due candidati opposti in tutto, ad iniziare dalla strategia scelta nelle prime ore del post elezione. La candidata del Fronte Nazionale aveva scelto di moltiplicare i suoi interventi di persona e sui media, il suo avversario aveva mantenuto un silenzio di quasi 48 ore.

L’obiettivo di entrambi era quello di raccogliere voti per raggiungere la soglia del 50%, nemmeno a dirlo.

Via Twitter Marine Le Pen si era espressa così: ”Questa elezione presidenziale è l’incontro tra una personalità con il popolo e questo è ciò che conta” oppure “Il mio avversario ha una visione disincantata della Francia, è il candidato dell’oligarchia. Io sono la candidata del popolo. #Élysée2017″. La segue la nipote Marion Le Pen che, sui social, scriveva: “#Macron ne nous protégera-pas, il refuse de remettre en cause #Schengen et de restaurer nos frontières !#Lecluse”.

Ricorrono nei tweet di Marine Le Pen i riferimenti alla protezione contro la concorrenza sleale e dei lavoratori dipendenti (Nos salaries) e agli agricoltori, alla regolazione del mercato contro le derive della mondializzazione, all’identità culturale dei francesi, all’educazione scolastica e alla democrazia.

Negli ultimi tweet, venivano poi mitigati i riferimenti anti-europeisti tanto che la leader del Fronte Nazionale scriveva “Io non sono un’avversaria dell’Europa. In primis mi sento francese, ma sono europea.” Alle politiche migratorie, reagiva con queste parole “ Voglio fare un bilancio sull’immigrazione, vedere le cifre che oggi sono il segreto meglio conservato della nostra Repubblica”.

Se, da un lato, Marine Le Pen ha simbolicamente iniziato a “lasciare” la presidenza del Fronte nazionale e ha fatto appello agli elettori di Nicolas Dupont-Aignan, François Fillon e Jean-Luc Mélenchon, dall’altro, Emmanuel Macron non puntava a fornire garanzie a coloro che non avevano votato per lui al primo turno. Intervistato da France 2 il martedì successivo al promo turno delle elezioni, ecco come si poneva il neo Presidente: “Ho un programma e un progetto che è chiaro, costruito fin dall’inizio in modo chiaro. Ora voglio spiegarlo, convincere. La mia missione è quella di riunire gli elettori. Ma non voglio cambiare il mio progetto che è arrivato in testa al primo turno (…) Per contro, voglio raccogliere attorno a questo progetto il numero maggiore di persone. Credo che il nostro paese e il nostro popolo abbiano bisogno di riconoscimento, e questo è ciò che ho fatto passando il tempo a porte chiuse a Garches [in realtà, la squadra di Emmanuel Macron ha dimenticato di accreditare giornalisti all’incontro, ndr].

Emmanuel Macron si è rifiutato di applicare il metodo seguito da Nicolas Sarkozy al primo turno delle regionali 2015 e così facendo il candidato si era di certo un po bloccato all’angolo. Anzi, si potrebbe quasi dire che al ballottaggio si era messo nella scomoda posizione di chi non può far promesse né agli elettori di sinistra né a quelli di destra senza offendere gli uni o gli altri e viceversa. Per il secondo turno, tuttavia, aveva senza dubbio puntato di più sul fronte repubblicano degli elettori.

Molti francesi si erano detti soddisfatti quando François Hollande aveva rinunciato a presentarsi come candidato alle elezioni presidenziali, ma alla luce dell’esito del primo scrutinio si erano moltiplicate le inquietudini stante la presunta somiglianza tra Emmanuel Macron e l’ormai ex.

Una campagna lanciata su Twitter evoca «le vide» d’Emmanuel Macron che sarebbe un «hologramme» dell’attuale capo di Stato. Gli hashtag #Sortonsmacron e #Jamaismacron si erano rivelati sempre più popolari nelle ultime settimane.

Tra le personalità politiche francesi non sono certo mancati coloro che inaspettatamente si erano schierate sul fronte del MERCI MAIS NON MERCI. Tra queste Christine Boutin, ex Presidente del Partito cristiano democratico (PCD), si era esposta in maniera inequivocabile dicendo qu’elle voterait “contre Emmanuel Macron” et donc pour Marine Le Pen. Il sostegno di Madame Boutin aveva stupito assai se si considera che aveva sempre combattuto contro il Fronte Nazionale.

I commenti oltremanica

Oltremanica il primo posto conquistato da Emmanuel Macron ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai diplomatici secondo cui, così facendo, “I francesi danno una nuova possibilità per l’Europa”. Da Bruxelles i supporter di Macron sostengono che “cambierà la dinamica europea“. Macron è visto come il potenziale salvatore di una Unione Europea in difficoltà e da qui in avanti sarà tutto da vedere. I francesi che vivono e lavorano nel Regno Unito sono moderatamente entusiasti: “E’ bene che Macron sia passato al primo turno ma non esistono supereroi. Nessuno ha tutte le risposte.” Forse perché, ancora scossi dall’onda Brexit, i giovani ne approvano il discorso europeista.

I media britannici si preoccupano di “vendere” ai propri lettori lo scenario di una Francia pronta a scegliere per il “Frexit” come per giustificare a posteriori l’ardita scelta britannica. Di qui la loro delusione all’esito dello scrutinio del primo turno, come ha commentato l’ex Ministro Denis MacShane, spiegando che i media inglesi avrebbero voluto che la Francia seguisse l’esempio di Brexit e di Trump e che Marine Le Pen fosse in testa al primo turno”.

Per la stampa britannica, molto sensibile all’ascesa Le Pen, forte era la convinzione che sarebbe stata in grado di “dénoncer un nouvel échec de l’establishment internationaliste à accomplir les réformes dont la France a besoin”. Di conseguenza l’elezione di Macron “sarebbe (stata, ndr) una cattiva notizia per la Gran Bretagna.” Il Guardian sottolineava persino la “umiliazione” subita dai partiti tradizionali e tutte le sue conseguenze non solo per la Francia ma “per il resto d’Europa.”

L’unica voce fuori dal coro era stata quella di David Miliband, Partito laburista, che aveva accolto con questo tweet l’enorme successo di Emmanuel Macron descrivendolo come la persona che “farebbe diga alle forze oscure e difenderebbe la modernizzazione in Francia e in Europa”.

Ora si comincia davvero e la strada della Francia sembra tutta in salita per le forze politiche in campo, colpi di tweet compresi.

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