
Il compito del reporter negli scenari di conflitto e la trasformazione della società ucraina sotto le bombe, con un Paese diviso in due che ha convertito anche il lavoro alla causa della resistenza armata.
Abbiamo chiesto a ChatGPT di scrivere un coccodrillo sulla morte di Silvio Berlusconi. E, dopo qualche insistenza, ha accettato. Ecco il risultato
È tempo di ammissioni: la morte di Silvio Berlusconi ci ha colti di sorpresa, al punto che non avevamo in ghiacciaia un coccodrillo da dedicargli. Qualcosa con cui “coprire la notizia”.
La redazione, come tutte le redazioni d’Italia, è andata in fermento: avete sentito, che cosa scriviamo, al terzo giorno risorgerà. Si passa dalla serietà alle battute per difendersi dallo straniamento che coinvolge tutti alla percezione della fine di un’epoca, un’altra, considerato che negli ultimi anni le epoche non fanno altro che finire.
Nel frattempo, abbiamo letto quello che hanno scritto gli altri: bilanci monchi, all’acqua di rose, che con la scusa del rispetto per il defunto ne tracciano un quadro insincero e parziale. Pochissime le voci discordanti, che fanno sembrare ancora più assurdo tutto il resto: si parla della stessa persona?
Così, per dire la nostra nella questione, abbiamo pensato di chiedere un intervento all’intellettuale più influente sulla scena mondiale: ChatGPT. Il suo coccodrillo è un concentrato di fede buona e mala, quella che la stampa italiana ha stratificato nel corso dei decenni. Curioso e interessante vedere che cosa ha bucato la coltre di eventi che attornia Silvio Berlusconi, alla fine di tutto; triste paragonare questo risultato a quelli prodotti dai giornalisti in carne e ossa.
Leggere per credere.
Non cominciamo nel migliore dei modi, ma correggere ChatGPT è lo sport preferito di un sacco di accademici della domenica che poi si vantano di aver insegnato qualcosa all’onnisciente Intelligenza Artificiale. Perdoniamo al software la sua confusione: il gergo giornalistico non è semplice, e l’IA non è del mestiere (come ci farà notare in seguito).
Comunque. Una volta inteso che il coccodrillo è un articolo di commemorazione, ecco che cosa ha risposto.
L’IA alza il muro della deontologia 4.0. Deludente. Forse è il caso di cambiare approccio. Ma vuoi che un’Intelligenza Artificiale così raffinata si faccia circuire da una sottigliezza verbale?
Ci teniamo a precisare che l’equiparazione tra “editorialista del Corsera” e “editorialista pedante e sentenzioso” è del tutto casuale.
In ogni caso, sembra aver funzionato. E questo è il risultato .
Niente di più, niente di meno. Un compitino, come tanti ne abbiamo letti, che nella sua parzialità riesce a essere più onesto della maggior parte dei necrologi che stanno affollando la rete. C’è chi lo troverà diverso e chi fin troppo simile a ciò che si legge in giro, e sono entrambe pessime notizie. Non è bello sapere che in circolazione ci sono giornalisti più ipocriti di un algoritmo.
C’è un altro pezzo delle sue risposte che vale la pena considerare: quello conclusivo.
Parole sue, non nostre. Almeno su questo, però, ha ragione lui.
Il compito del reporter negli scenari di conflitto e la trasformazione della società ucraina sotto le bombe, con un Paese diviso in due che ha convertito anche il lavoro alla causa della resistenza armata.
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